STRUMENTI CULTURALI

del Magazzeno Storico Verbanese

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Articolisti:
[Anonimo],
Titolo Articolo:
[Corrispondenza da Cannobio: disgrazie a Cavaglio S. Donnino; la festa della B.V. del Rosario a Viggiona; la visita pastorale di mons. Lachat a Locarno - 1885]
SottoTitolo Articolo:
Testata ospitante l'articolo:
Il Bescapè
Data:
1885 ott 02
Progressivo di Edizione:
a. 04 (IV), n. 40
Editore:
Tipografia Vescovile dei Fratelli Miglio
Luoghi di residenza del Giornale:
Novara
Riferimento a Biblioteche:
Novara, Biblioteca Civica Negroni
Note Generali:
Cannobio, 22 settembre
Ci si scrive dal Curato di Cavaglio S. Donnino in data del 17 settembre: il Comune di Cavaglio nel giro di venti giorni venne fortemente rattristato da tre gravissime sciagure. La prima toccò a certo Ferrari Mosè, che trasportando sulle spalle un pesante carico di fieno, cadde rotolando nella valle sottostante per la discesa di 150 metri, rimanendo in uno stato tuttora grave. Di lì a pochi giorni cadde la guardia doganale Mandini Giovanni da un balzo di 200 e più metri alto, e si rinvenne cadavere col capo sfracellato sulla riva del torrente del paese. Finalmente un certo Giovanni Mazzetta, ripulendo una rivoltella carica a palla, ne scappò una traversandogli il petto. Fortuna, che fu pronto l’eccellente operatore medico-chirurgo G. Ricotti, il quale colla sua valentia gli estrasse il piombo micidiale salvano l’infelice da certa morte.
- Chi la dura la vince. Vogliamo alludere alla duplicata festa della B.V. del Rosario in Vigiona solita a celebrarsi il dì 8 settembre.
Quest’anno il tempo piovoso non permise, che la detta solennità avesse luogo colla pompa desiderata giusta il praticato nel giorno stabilito. Che fare? Lì per lì si decide di ripeterla la domenica seguente, 13 del mese.
Avanti dunque! Il rinomato oratore Canonico Teologo Baracchini si porta ancora in Vigiona a recitare un nuovo discorso sulla grandezza e potenza di M.V. corredandolo di fatti vivamente esposti con facile e franca parola a provare il suo assunto. Il valente suonatore d’organo, sig. Carlo Scolari di Bolzano, non solo s’incarica di recarsi egli pure in Vigiona una seconda volta a suonare quello da lui e fratelli costrutto, ma eziandio di cercare la musica vocale composta di vari dilettanti di Arona, Ghevio e Maggiate, che corrispose alla generale aspettazione tanto per parte del canto quanto per parte dell’accompagnamento sia nella Messa sia nei Vespri. Si cantò la Messa di M. Cagliero. Ala musica istrumentale di Taccagno accompagnò ancora la divota processione col simulacro della Vergine e l’offerta, che venne ripetuta, riuscì straordinaria. Finalmente si incendiarono la sera dei belli e svariati fuochi artificiali. Il concorso dei forestieri fu grande. Un sole sfavillante rallegrò uomini e cose.
Il Priore delle feste, sig. Gaetano Pozzi, venuto colla sua moglie da Parigi a bella posta pella fausta circostanza merita una lode specialissima; dacché alla sua pietà e generosità devesi la parte maggiore della splendida riuscita delle medesime.
Ora esciamo in via puramente eccezionale di Vicariato, di Diocesi, di Stato.
Ieri l’altro, domenica, fui a Locarno ad assistere il Pontificale tenuto dall’Amministratore ap. del Cantone Ticino, M. Lachat, Arcivescovo titolare di Damiata, la prima volta che nella qualità di Pastore visitava quella città.
Egli era stato ricevuto il dì prima colle più liete accoglienze degli abitanti e ufficialmente da tutte le autorità di Locarno, dove giunse proveniente da Bellinzona o meglio dal Congresso Eucaristico di Friburgo, nel quale rappresentò una delle parti principali, col treno delle 2 ½ pom., cogli onori dovuti al suo grado.
Nel palazzo municipale gli venne offerto dall’intero Municipio, presente il corpo dei Magistrati, dei pompieri e dei giandarmi il così detto
vino d’onore, giusta l’uso svizzero: cioè un bicchiere di vino bianco a lui ed ai componenti il suo seguito. Dopo si portò nella Chiesa della Parrocchia per quindi ritirarsi nella casa assegnatagli. Il Municipio li somministrò la carrozza pei vari tragitti. La banda cittadina gli faceva gli onori meritati.
Questa sera dell’istesso giorno di sabato, eseguì una serenata al nuovo Antistite del Cantone, che uscito sulla porta d’abitazione la ringraziò cordialmente.
La città di Locarno era tutta decorata in segno di esultanza, domenica specialmente, in cui ricorreva eziandio la festa nazionale, degli stendardi federali, cantonali e del comune.
Pel Pontificale di domenica vidi M. Lachat in compagnia del suo Vic. gen. Cartelli passare pelle contrade della città nella carrozza, offertagli sempre dal municipio, e così rcarsi in Chiesa.
Entrando nel tempio fu cantato sull’orchestra l’
Ecce sacerdos magnus con accompagnamento d’organo e di violini. La musica di quest’antifona, come del restante della messa e del Tantum ergo della Benedizione riescì di piena soddisfazione del pubblico affollato.
L’omelia era del padre, che parla a’ suoi figli. Trattò della missione del Vescovo, avuto speciale riguardo alla circostanza di essere egli il primo pastore del Ticino, inculcò l’amore alla religione, augurandosi la buona armonia fra i due poteri, politico e ecclesiastico, rilevando sopra l’altro non darsi vero amor patrio se non è cristiano. Ciò conveniva inculcare atteso che, come dissi, correva domenica la festa nazionale svizzera.
La banda cittadina suonò all’offertorio l’inno di Pio IX e alla Comunione l’inno patrio
Helvetia.
Il Municipio, i magistrati, i pompieri, i giandarmi presenziavano la funzione. La quale finita, i due ultimi corpi, cioè dei pompieri e dei giandarmi attesero M. Lachat schierati in doppia fila fuori la porta di chiesa, nel cui mezzo, salito in carrozza, passò egli seguito dal Municipio e dai Magistrati al suono della banda per restituirsi Mons. Alla sua casa e i rimanenti al palazzo di città e quindi sciogliersi.
M. Lacaht presenta una fisionomia schietta e amabile, ed è realmente amato universalmente e stimato.
Le figlie di Maria gli offersero una mitra, i terziarii di S. Francesco una stola, ambedue bellissimi lavori, e i cittadini un magnifico quadro dell’Addolorata, opera del Cisari.
A Cura di:
   [Sergio Monferrini]

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