Editoria Verbanese - Pubblicazioni, Periodici & Bollettini

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Articolisti:: [Anonimo],
Autore poesia: G. Pucci,

Titolo Articolo:: Omaggio al nuovo Canonico Imperatori [poesia di G. Pucci - 1885]

SottoTitolo Articolo:

Testata ospitante l'articolo:: Il Bescapè

Data:: 1885 ott 16

Progressivo di Edizione:: a. 04 (IV), n. 42

Editore:: Tipografia Vescovile dei Fratelli Miglio

Luoghi di residenza del Giornale:: Novara

Riferimento a Biblioteche:: Novara, Biblioteca Civica Negroni

Note Generali:: Omaggio al nuovo Canonico Imperatori
Riceviamo e con piacere pubblichiamo:

All’ottimo prevosto
Don Lopoldo Imperatori
che prescelto a Canonico
dell’insigne Cattedrale di Novara
togliea l’ultimo congedo
dalla riconoscente Cannobio
le Figlie di Maria offrendogli un quadro
dell’Immacolata

ODE
Que’ vivi moti che proviam ne’ petti?
La gioia e il dispiacere
Con alternati, imperiosi affetti
Che irrompono del cor per ogni via,
Combattono le Figlie di Maria.

Tu se’, o pastore buono,
Tu che ci svegli a forti sentimenti
E meritiam perdono
Se non ci è dato di frenar gli accenti,
Se ancora osiamo dir con lingua sciolta:
Duce e maestro sei; dunque ci ascolta.
La qualità che il Cielo
Ti volle dar con generosa mano,
L’infaticato zelo,
Di che la fama risonò lontano,
Ti feano specchio di un fedel pastore,
Ti han sublimate a dignità maggiore.

Al disconforto in preda
Lasciò tue figlie la notizia amara;
Ma è forza pur che ceda
L’umil Cannobbio all’inclita Novara
Chen el gran tempio a salmeggiar ti chiama
Con un sol grido e affettuosa brama.

E noi di cor plaudenti
Noi Figlie di Maria gridiamo: Evviva!
Ma insiem fra I plausi ardenti
Ci sentiamo una lagrima furtiva
Scorrer dagli occhi per le guancie smorte,
Ch’è troppo dura a noi la nostra sorte.

Dunque verrà strappato
Al nostro amor quest’angiol benedetto?
Dunque non più ci è dato
Mirar quel dolce e venerando aspetto?
Dunque fia proprio ver ch’ei ci abbandona
Mentre ogni cosa qui di lui ragiona?

Il tempio ancor si scuote
Ripieno di sua fervida eloquenza,
Ne parla in chiare note
Il sacro tribunal di penitenza,
Ce lo ricorda e ce lo esalta al pari
Il divin culto ai supplicati altari.

Degli egri e dei languenti
Ce lo richiama l’ospitale dimora,
Mentre in soavi accenti
L’istituto infantile ne parla ognora
E insieme ce ne parlano i terreni,
Ma sacri a Dio, rivendicati beni.

È troppo dura impresa
Riepilogar ciò che di lui ragiona
E di quell’alma accesa
A tutte prove in cui pietà risuona,
Perchè bastante il fin ditto sia
A le commosse Figlie di Maria.

Ma su di ogni altra è forte
La voce, o Padre, che ci vien dal cuore
Chet u per nostra sorte
Del ciel riempivi e del suo casto amore.
A tai ricordi ei va dicendo come
In lui già vive e non morrà il tuo nome.

E in parte il cor fia pago
Se vuoi gradirne un filial tributo
Che offriamo in questa immago
Di Lei che schiaccia il gran serpente astuto,
Di lei che messa ai piè l’argentea luna
È tutta bella e senza macchia alcuna.

O Immacolata Madre
Deh! Piovi su di noi dolce un conforto
E sii propizia al Padre
Da non fallirgli un glorioso porto;
Madre celeste ne proteggi e avvera
Delle umili tue figlie la preghiera.

Ab. G. Pucci

A Cura di:: [Sergio Monferrini]

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