Morto Giovanni Maria Visconti, come si disse, e ricompostesi alquanto le cose sotto il di lui successore Filippo Maria, Giovanni Borromeo da Venezia deliberò di far ritorno in Milano,
1 dove teneva già casa, e, se dobbiamo credere ad alcuni scrittori, aveva anche acquistato in proprio tutto ciò che qui possedevano gli altri tre suoi fratelli prima della loro partenza.
Narra il Coronelli sull`autorità del Ripamonti (l.c. p. 62). che la prima volta che essi fratelli giunsero in Milano, presero albergo nel luogo che si diceva il palazzo dell`Arringo,
2 ma che poi al ritorno di Borromeo o di Alessandro in Milano essi abitarono con Giovanni il palazzo, che pur ora possiedono i loro posteri, a S. Maria Podone, e dove da ultimo abitò Giovanni solo in compagnia colla madre Talda, che, a quanto pare, non mai si staccò da lui, e finì i suoi giorni in Milano in età di anni settanta cinque o fu sepolta, scrivo il Ripamonti, in S. Giorgio.
Godè Giovanni Borromeo, secondo che afferma lo Scala appresso il duca Filippo Maria di quella stessa fiducia e autorità, nella quale era stato presso Giangaleazzo.
3 Egli, per quanto ci è noto, non ebbe moglie;
4 e avendo inteso, che la sorella Margherita aveva un figliuolo d`indole egregia, per nome Vitaliano, pensò di chiamarlo a sé, deliberato, ove il fatto corrispondesse alla fama, ch’era corsa di lui, di costituirlo suo erede.
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Arrivato pertanto in Milano in compagnia della madre, non si può con certezza precisare il tempo, diede tosto Vitaliano sino da primi giorni tali saggi di sé, che ben si poteva da essi argomentare quale sarebbe stato per divenire giunto che fosse ad una età matura.
6 Rimase, scrive Io Scala, sino all`età di ventiquattro anni, in condizione tutto affatto privata sotto la disciplina dello zio. Occupato sin da principio nella mercatura e nel maneggio del denaro, che non poco gli era affidato, così si diportò non solo da conservarlo, ma eziandio da accrescerlo grandemente, senza tuttavia omettere cosa alcuna, egli dice, di ciò che ad uomo probo e liberale si appartenesse.
Passata in questo modo l’adolescenza, tanta era la stima, che Vitaliano si era appo ognuno acquistata, che lo stesso Filippo Maria non dubitò di affidare a lui solo l`amministrazione delle sue rendite e di nominarlo suo tesoriere. Per tal modo vieppiù si rese nota la sua industria, e la sua fedeltà e vigilanza, così che il duca si valeva dell`opera sua e dei suoi consigli in affari ancora assai rilevanti. Scorgendo pertanto lo zio, che nol perdeva mai d`occhio, tanto valore in Vitaliano, e la riputazione grande, in ch`era appo tutti, deliberò di adottarlo e di costituirlo suo erede universale. Anche il duca Filippo Maria fu assai lieto di questa determinazione, e accordò ben volentieri la cittadinanza milanese a Vitaliano e il diritto di conseguire l`eredità e di portare il cognome di Borromeo.
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In forza di questa adozione, scrive il Calvi (l.c. p. 110), Vitaliano portò le armi di casa Borromeo inquartando le tre fascie sanguigne in campo verde attraversate da una banda bianca unitamente coll’Umiltà (
humilitas) incoronata in carattere gotico, vecchie insegne di questa casa,
8 coll`onde azzurre e bianche attraversate da tre bande verdi con le frecce, armi antiche de’ Vitaliani.
Da questo Vitaliano discende l`illustre casa de` Borromei di Milano, della quale verrò tessendo la storia per quella parte che si attiene al mio assunto.
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Intorno a questo medesimo tempo mi pare che deva riferirsi il suo matrimonio con Ambrosina Fagnana di Giacomo Fagnani famiglia nobile milanese
10 che lo rese lieto di parecchi figli, come più innanzi vedremo. Ebbe però il dolore di perdere alcuni anni dopo i suoi genitori. Trovo registrata la morte della madre sua in Milano il 19 giugno 1429. Il padre era già morto in Padova; ed è per questo che non si fa più menzione di lui, ma solo della madre, allorquando lo zio chiamò il figlio in Milano.
11 Vitaliano ebbe per essi anche una sorella, che fu maritata in Galeotto Toscani.
Non ho potuti avere dopo la fatta adozione ulteriori notizie dello zio Giovanni, suo padre adottivo. Tuttavia e’ pare, che sia vissuto ancora molti anni; poiché da taluni si afferma essere stato fatto Vitaliano erede delle sostanze di lui l`anno 1438,
12 sebbene v`abbia, chi riferisca avvenuto questo l`anno l’anno 1426, ed altri l’anno 1431, che secondo essi fu anche l’anno della sua morte. Quest`ultima data sembra che abbia una maggiore probabilità anche pei fatti, che narreremo qui approsso.
A riepilogo ora di quanto ho scritto sin qui dei primordi di questa famiglia, e a maggiore schiarimento di quanto sarò ancora per dire, stimo opportuno di presentare in questo luogo una prima tavola genealogica della medesima secondo i documenti, che mi venne fatto di esaminare.
1 Da questo racconto dello Scala le cui parole abbiamo riferite di sopra, si scorge quanto erronea sia l’opinione di quelli che asserirono essere stato Giovanni Borromeo tra quelli che consigliarono in Pavia al giovane Filippo Maria il matrimonio con Beatrice, vedova di Facino Cane: mentre egli in quel tempo non era in Milano, e molto meno in Pavia. So che alcuni hanno scritto che Giovanni Borromeo e con lui anche la madre, non mai si partirono da Milano. Ma la testimonianza di uno scrittore quasi contemporaneo è a preferirsi di gran lunga a quella di due o tre secoli posteriore. D`altronde anche supposta la permanenza continua di Giovanni in Milano, la sua cooperazione al dello matrimonio, pure secondo la mente dei detti scrittori, non aveva altro fondamento, che nella immaginata parentela di lui con Beatrice.
2 Ma il Ripamonti al I.c. pag. 68, scrive:
Accepti benigne ad d. Georgii aedem comparato domicilio, ecc. E più sotto pag. 72, scrive:
in d. Georgii aede ad Palatium, qua domicilium sibi paraverant fratres profugi. A torto dunque il Coronelli citò il Ripamonti, poiché il Palazzo dell`Arringo nulla ha a fare con S. Giorgio al Palazzo. Questo non era guari distante da quello in S. Maria Podone mentre il Palazzo dell`Arringo era nella piazza del Duomo, come rilevasi dalle memorie del Fumagalli.
3 Reversus itaque, prosegue lo Scala,
non minore et auctoritate et gloria apud Philippum, qui cinica apud Galeacium fuisset.
4 Scrive a questo proposito il Ripamonti (pag. 73)
Nescitur autem quid causae fuerit, cur, lohannes ipse caelibem agere vitam voluerit, nulla penatibus inducta uxore, quod exstet. Libero fortasse thoro delectabatur deditus ab ineunte aetate litterarum studiis etc. – Ebbe però un figlio naturale, chiamato al secolo Venturino, il quale si fece Canonico Lateranense nel monastero di S. Salvatore in Venezia, dove professò quella regola sotto il nome di Don Basilio, e dove pure morì in concetto di santità e fu venerato da suoi col titolo di beato, come si legge in una Cronaca di quel Monastero, ed è pur ricordato dal Bosca nel suo Martirologio Ambrosiano, oltreché dallo stesso Ripamonti (l.c. pag. 75 e seg.).
5 Quo tempore, è ancora lo Scala che parla,
quum intelligeret filium sibi esse sororis egregiaeque indolis Vitalianum, ipseque liberis penitus careret, ad se illum accersivit. Erat autem tunc puer XIII fere natus annos. Quamvis et expectatione, ut iam tum de futura ipsius ampliatione non esset difficile iudicare. Privatus igitur sub avunculo lohanne usque ad quartum annum et XX fere fuit. Le date cronologiche, dei personaggi privati in ispecie offrono sempre delle grandi difficoltà, per la ragione che gli scrittori non sempre si diedero pensiero di porle a confronto tra loro e coordinarle alle date storiche dei pubblici avvenimenti. Lo Scala scrive (pag. 33) che Vitaliano morì cinque mesi prima che Milano si arrendesse allo Sforza, cioè nel 1449 nell`età di 58 anni (duo desexaginta): Vitaliano dunque sarebbe nato intorno all`anno 1391. sarebbe venuto in Milano nel 1404 e adottato nel 1413 circa o nel 1416. Ma queste date non corrispondono punto al racconto fatto. Uno scrittore recente ammette in vece, che sia venuto in Milano nel 1396 e che sia stato adottato nel 1406 con diploma di Filippo Maria; ma anche queste sono date sbagliate, e per accorgersene basta solo riflettere che nel 1406 Filippo Maria non poteva certo firmare un diploma coi titolo di duca quando non cominciò ad esser tale che nel 1412. Ometto di parlare di altre date esibiteci da diversi scrittori di minor conto, e lasciando ad altri la cura di sciogliere siffatti nodi, reputo miglior consiglio di proseguire nel racconto senza insistere troppo sopra di esse, tanto più che Giovanni potè averlo preso seco in Venezia la prima volta, quando allontanandosi da Milano colà si portò di passaggio per Padova, e poscia ritornato in Milano sulla fine del 1412, o al principio del 1413 potè allora solo richiamarlo in Milano insieme colla madre. Non voglio poi lasciar di osservare a questo proposito, che poco guadagno pur si farebbe supponendo errata la lezione dello Scala e scrivendo
duo et sexaginta luogo di
duo desexaginta; poiché non si anticiperebbe la nascita di Vitaliano che di soli quattro anni, i quali non posson giovare gran fatto all` emendazione delle date posteriori.
6 Lo Scala ci da qualche cenno della adolescenza di Vitaliano là dove scrive tra le altre cose ch’era amantissimo della caccia e de` cavalli:
equos, erat, dice,
paulo ardentior, ut asperrimi quique ferocissimique magis cum delectarent. Ferunt enim qui in equo aut audacius aut decentius staret, unquam fuisse neminem.
7 Il diploma di Filippo Maria porta la data dell`11 Ottobre 1416, data molto più sicura di quella esibita da altri, e che s`accorda col tempo del suo matrimonio, che non potrebbe differirsi gran fatto oltre quell`anno, come vedremo più innanzi. – Gioverà anche qui riferire le parole del Ripamonti. Donatur inde civitate et assumitur in nomen familiamque Borromaeorum, dato per Principem in id diplomate, cuius summa haec fuit: donari civitate Vitalianum, concedique ei, ut posito Vitalianorum nomine Borromaeus in posterum appelletur. Datae sunt titterae ad V Idus octobris anno salutis Mccccxvi.
8 Alcuni pretesero che il motto Humilitas sia stato adottato la prima volta da S. Carlo Borromeo; ma ciò non è vero, mentre anzi consta, come narra il Calvi ivi stesso, che S. Carlo aveva rinunciato al proprio stemma e vi surrogava S. Ambrogio in mezzo ai SS. Gervasio e Protasio, atto, egli osserva, per quei tempi significativo. Del resto esso motto, che tuttora è mantenuto in questa casa è antichissimo, e se dobbiamo credere al Crescenzi (I.c.), era inquartato pure nelle armi di Federico Barbarossa, dal quale essi Borromei l`avrebbero preso secondo che scrissero parecchi genealogisti, de` quali ho già fatto cenno.
9 Essa casa può dunque considerarsi da questo momento anche come Padovana, ed è per questo che i detti genealogisti confondendo le due stirpi attribuirono ai Borromei ciò che spetta ai Vitaliani, ed a questi ciò che a quelli appartiene, ora facendoli scendere da un medesimo ceppo, poscia diviso in più rami; ora nuovamente in uno congiungendoli per poi dividerli e suddividerli di bel nuovo, secondo che portava la forza e la perspicacia del loro ingegno, e le vecchie leggende, che compilarono. Si può a questo proposito vedere tra gli altri il Ripamonti nell`Opera, che ha per titolo: losephi Ripamonti ex collegio Ambrosiano Historiarum Ecclesiae Mediolanensis Par.; III. de origine et pontificalu D. Caroli libri VIII. Mediolani a. 1628, in picc., dalla pag. 5 (dove prende le mosse da Vitaliano figlio di Giustino, qui Pagani imperitabat, e fu battezzato da S. Prosdocimo, discepolo di S. Pietro e primo Vescovo di Padova), sino alla pag. 66, dove parla di Filippo, che venne quale Vicario imperiale nella Toscana e si stabili in S. Miniato.
10 Uxorem duxit Ambrosinam Fagnanensem, nobilem imprimis feminam et multa praeditam virtute. Così lo Scala (I.c. pag. 17).
11 Infatti cosi scrive il Ripamonti (I.c. pag. 73)
Decesserat pater… Vitalianum et Margaritam missi in id homines deportavere Mediolanum. Paratae separatim instructaeque aedes stabant. Ibi Vitalianus et Margarita collocantur etc.
12 Così il Coronelli l.c. pag. 793.
- A Cura di:
- [Carlo Alessandro Pisoni]
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