STRUMENTI CULTURALI

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Denominazione:
Verbania, loc. Pallanza
Breve Abstract:
Esposizione Agricola-Industriale-Artistica Del Lago Maggiore, Sez. 2a, Cl. 21a - Zootecnica
Abstract:
CLASSE 21a
ZOOTECNICA.

Ponendo a confronto le condizioni cosmotelluriche della nostra regione e le influenze o circostanze sotto il cui predominio può svolgersi e rapidamente progredire l’allevamento del bestiame bovino ed ovino, è chiaro esistere fra loro una particolare armonia, che colpisce, e lusinga di felicissimi risultamenti, in questo ramo agronomico, ove fosse promosso con cura e vi si incumbesse con intelligenza.
Fatalmente, in generale parlando, ciò non avviene; vi si oppone un ostacolo difficilmente removibile, insito nel sistema stesso della mezzadria generalmente in uso. Conseguenza di questo sistema è, che la condotta dei fondi cade quasi pienamente nelle mani e nell`arbitrio dei contadini; essi per lo più sono mancanti del capitale intellettuale e materiale, che si richiede per un buon allevamento: usi ad essere convertiti solo da un interesse diretto ed immediato e ad intascare issofatto il frutto delle loro fatiche, pare che nell`allevamento del bestiame, il quale richiede anticipazioni, non iscorgano i rilevanti vantaggi di cui è sorgente. Perciò vediamo moltissimi contadini mantenere miseramente un degradato bestiame o far vendita di fieno, altri ne sentiamo muovere lamenti perché fieno non hanno, e nello stesso tempo miriamo orribilmente negligentati i loro concimi, trascurati e zeppi d`erbe cattive i piccoli prati, le loro bestie cibarsi per più mesi dell`anno negli immensi pascoli comunali e dimagrirsi con essi a vicenda. D`altra parte s`ha poi a deplorare una tiepidezza e non curanza in molti proprietarii, che in vista di note circostanze possono essere fino ad [un] certo punto scusabili, ma che son sempre difetti, cui però i lumi e le buone pratiche propagantisi ed i bisogni crescenti, gioveranno speriamo, a far disparire.
La razza delle nostre bovine non manca di pregi come adatta ai luoghi alpestri e di una singolare svegliatezza, buona lattajuola, ed eccellente e ricercata pel macello; ma essa è degradata per la mala tenuta e l’ammissione al salto di giovenche d’ordinario troppo giovani e di tori ancora vitelli, languidi e mal formati.
Sul numero delle bovine nella zona siam privi di dati, né possiamo attenerci alla comica statistica fatta per uso del Governo, or son tre anni.
Il nutrimento del bestiame consiste in fieni ed erbe, ed avanzi di piante leguminose e graminacee; l’esempio dato da qualche industre agricoltore di cibarlo con radici eduli e tuberose come barbabietole ecc. non trova frettolosi seguaci.
I prati artificiali sono oasi nel deserto, e se ottimi sono per qualità i fieni, che si falciano sui prati naturali a ridosso dei monti, vengono spesso guastati dal prevalente costume di tagliarli a maturanza troppo innoltrata, e di accumularli malamente in rozzi fienili soggetti alle umide e pestilenziali emanazioni delle stalle. La qualità loro sopperisce è vero alla nutrizione del bestiame esistente, però questo non potrebbe tanto aumentare, che quella per l’attitudine delle terre e data una migliore coltivazione, non le tenesse dietro.
Si distingue nella zona per diligenza nel mantenimento del bestiame il versante varesino, che lo trae in numerosissima quantità dalla Svizzera; tenuto per un anno dai coltivatori e contadini per i bisogni agricoli e la concimazione dei terreni, viene di solito venduto ai proprietarii e coloni della bassa Lombardia e del Milanese, ricavando dal 30 al 50 per cento di guadagno sul prezzo d’acquisto.
È difficilissimo stabilire una cifra anche approssimativa sulla produzione in latte e burro e rimandiamo il cortese lettore all`articolo Formaggi.
Il Giurì chiamato a dare il suo giudizio sulle bestie vive presentate all`esposizione ebbe anzitutto a constatarne o lamentarne l’esiguità del numero; volle di ciò attribuire la causa alla stagione inadatta, per trovarsi allora le bovine ed altri armenti sulle Alpi, ed anche al non essersi assegnati premii in danaro, che avrebbero allettati i contadini.
L’espositore principale fu il Cavaliere Magistrini Gaudenzio di Arona, dal quale furono mandati e lasciati parecchi giorni nel locale dell`Esposizione:
Un Toro di circa due anni di bellissime forme, che si attirò l`ammirazione e del Giurì e di quanti lo videro. Quel Toro ò il prodotto dell`incrociamento di produttori della razza bianca della Romagna con la razza Svizzera, ed ha potuto svilupparsi in tutta la pienezza, robustezza, nobiltà delle sue forme per essere stato fino all’età di circa 2 anni trattenuto dal salto.
Quattro bovine nate da eguale incrociamento, di pelo bianco e fino, di forme spiccate, svelte, piuttosto grosse e tali che si poteva a prima giunta giudicarle robuste, e capaci di rendere servigi importanti all’agricoltura, vogliansi come produttive di latte, vogliatisi come da giogo e da tiro. Per tali il Giurì le raccomanda nei paesi piani, ma crede essere cotesta razza soverchiamente pesante pei nostri luoghi, e gli pare preferibile la Svizzera.
Esternando tuttavia tale suo parere sulla preferibilità delle razze, non intese fare menomamente fare appunto al Cav. Magistrini, cui propose come esempio di cure e premure nel migliorare le razze bovine, e cui fu lieto di tributare sinceri encomii.
Prini Francesca di Belgirate, espose tre montoni del Thibet, maschio e femmina, con agnello ottenuto in paese. Il Giurì trovò finissima la qualità della loro lana, ma pur commendando la Prini, che tenta introdurre una nuova razza di pecore nei nostri paesi, ed augurandole esito felice, dichiarava non potere per ora raccomandare la specie, perché non saprebbe portare giudizio sulla convenienza di essa e sulla natura dei nostri pascoli, per dirli omogenei alla nuova razza.
Fu ammirato il piccolo camoscio allevato o addomesticato da Ruffoni Luigi d`Isola Superiore; quel mansueto e grazioso animale, che pareva immemore della natìa selvatichezza, rappresentava alla nostra esposizione uno de` più nobili prodotti della caccia dei nostri monti, la quale fornisce altresì, oltre al consumo del paese, non tenue porzione di ghiotti bocconi all`opulenta capitale Lombarda in quantità di beccaccie, tordi, starne, fagiani, francolini e galli di montagna ecc.
Molti oggetti curiosissimi e d`importanza scientifica attraevano gli sguardi nella sala destinata alla Zootecnica.
Sopratutti rimarchevole, era la stupenda, singolarissima e numerosissima collezione di Farfalle, che si ammiravano ben conservate e classificate in adatte vetrine.
Questa ricca e splendida raccolta di Lepidotteri d’ogni parte del mondo, fu esposta dalla casa Frankfort dimorante in Pallanza, ed è tale la sua rarità, ch`ella potrebbe formare specialissimo vanto di qualsiasi Museo d`Europa.
V`erano pure collezioni dí uccelli e piccoli quadrupedi, imbalsamati con finezza d`arte e posti in convenienti atteggiamenti.

Medaglia d`argento dorato

Magistrini Cav. Gaudenzio d`Arona, per il magnifico Toro presentato.
Casa Frankfort di Pallanza, per l`incomparabile collezione di Farfalle esposte.

Medaglia d`argento

Quaglia Dott. Benesperando di Bardello, per collezione d`uccelli artisticamente imbalsamati.

Medaglia di bronzo

Ottolini Giuseppe di Stresa e Castiglioni Andrea di Laveno, per uccelli imbalsamati con molta cura.
Prini Francesca di Belgirate, per l`introduzione di montoni del Thibet.
Crotti Giovanni di Pallanza, per razza di maiali scelti ed accuratamente allevati.

Menzione Onorevole

Erba Giovanni Battista di Pallanza, per la spoglia di un vitello mostruoso.
Ruffoni Luigi d`Isola Superiore, per un giovine camosio [sic].
Magistrini Cav. Gaudenzio di Arona, per quattro giovenche di bella e robusta razza.
Betteo Giuseppe di Pallanza, per tre superbi caproni destinati alla riproduzione.
De-Giovannini Luigi e Minardi Carlo di Pallanza, per ova di struzzo fregiate all`indiana e colorite in vario modo.




Accedere qui all`indice sommario della Relazione Sulla Esposizione Agricola-Industriale-Artistica Del Lago Maggiore e suoi Versanti, Intra, Tipografia di Paolo Bertolotti, 1871



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A Cura di:
   [Francesco Malingamba]

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