È prosperosa nella nostra contrada l’industria della conceria delle pelli e n’è considerevole il commercio: i conciatori nostri bastano alla totalità del consumo, nei generi più necessari e più largamente usati dalla popolazione che li circonda, ed oltracciò, più di un terzo della loro merce vien da essi venduta a Milano, Torino ed altre città delle finitime provincie.
Sono più di 20 le concerie nella regione, e si calcola approssimativamente che il paese somministri loro in pelli fresche di buoi, vacche e vitelli più di 300 mila chilogrammi. Altri chilogrammi 400 mila circa di pelli secche provenienti da Buenos Ayres e Montevideo, Brasile, Calcutta e Affrica sono importati e lavorati in generale assai bene.
Notevole eziandio è la quantità delle pelli d’agnello e di capretto ricavate in paese e che sono oggetto di un commercio d’esportazione per le grandi città vicine, dove sono fabbriche di guanti.
Nelle nostre concerie le pelli vengono ordinariamente trattate col bagno e colla scorza macinata di quercia comune o di cerro provvedute in paese. Molti hanno adottato il sistema più speditivo del bagno di
concino, entro tini all’uopo aggiustati e tenuti con motore idraulico in perpetuo movimento.
Non è comune l’uso delle scorze di molte piante, che qui abbondano e sono atte a diverse specie di concia, come quelle dei Pini larici, delle Betulle, dei castani ecc. L’esperimento ben riuscito del Guglielminetti di Domodossola coll’impiego dei Rododendri di quei monti nelle concerie, dovrebbe trovare seguaci, tanto per ragione d’economia, come per benefizio dell’agricoltura, regalerebbe di più floridi ed ubertosi pascoli montani, colla distruzione di quelli, tanto infesti quanto graziosi, arbusti.
Non bastando ai loro bisogni le corteccie delle quercie
Robur e
Cerris, fanno impiego cotesti conciatori quasi esclusivamente di
Vallonea: designano con tal nome le cupolette delle ghiande di quercia, che hanno le scaglie fine e ricoprono quasi per intiero la ghianda; questa merce è tratta dal Levante, Grecia ed Isole Jonie.
La maggior parte delle pelli sono apprestate nelle nostre concerie per uso di suole e di tomaie e di finimenti da traino; poche sono le verniciate, i marocchini, ed altre specialità di lusso; godono tuttavia queste fabbriche di buona riputazione in commercio.
Anche pei lavori in pelle, sopratutto pei generi di calzature l’industria del paese non teme rivali. Magnifici saggi di stivaletti cuciti a macchina, esposero Pietro Petroli di Domodossola ed i fratelli Zanotti di Pallanza; nessuno ha potuto ristarsi dall’ammirare quei calzari per dame, d’ogni tinta e d’ogni forma, fregiati dei più graziosi ricami, sulla confezione dei quali si contendono la maggior gloria gli emuli produttori, il primo come inventore del sistema, gli altri come perfezionatori ed ingegnosi esecutori.
La preparazione e lavorazione delle setole per spazzole e pennelli è un’industria nuova in Italia, mentre da secoli la Baviera ne ha fatta una sua specialità; ora fu qui importata con sede a Locarno da Simona Giorgio, che esibì varii saggi di sua manifattura stimabili per esattezza di lavoro.
Molta è la trebbia, che si cava e si commercia nella regione; uno stabilimento importante per lavorarla esiste a Locarno ed appartiene alla Ditta Giuseppe Ehrat, che dà lavoro a circa 70 operai, preparando e riducendo in spazzole di svariata qualità più di 500 quintali di trebbia.
Medaglia d’argento dorato
Petroli Pietro di Domodossola, per tomaie ricamate a macchina
Medaglia d’argento
Zanotti fratelli di Pallanza, per tomaie ricamate a macchina.
Medaglia. di bronzo
Mongini fratelli di Sorrisio, per conciamento buonissimo di pelli e corami.
Menzione Onorevole
Simona Giorgio di Locarno, per setole ben lavorate.
Ongetta fratelli di Germignaga, per corami ben preparati.
Ambrosini Felice d’Intra, per lodevole fattura di un finimento da un cavallo a mezza guernitura.
Decio Giovanni d’Arona, per cuoio lavorato in cinque mesi colla rendita del 52 per 100.
Ehrat Giuseppe di Locarno, per spazzole di Trebbia.
- A Cura di:
- [Gioacchino Civelli]
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