CLASSE 10.
CERAMICA E VETRI.
Le materie prime per queste industrie, cioè le argille calcaree, il quarzo siliceo, i carbonati di calce, le marne, il caolino, sono sparse in varie località di questa regione come si è accennato nella classe 7a. Tali condizioni, se non difettassero i capitali sono chiaramente favorevoli allo svolgimento dell’industria ceramica, tanto più che i profondi o larghi strati di Torba esistenti nei dintorni, sciolgono il grave problema del combustibile a buon mercato. Viene anche in soccorso la scienza, colla classificazione pirotecnica dei diversi combustibili e con l’invenzione di forni costruiti con peculiari regole ed apparecchi per ottenere economia nella produzione del calorico, per meglio concentrarne la potenza ed impedirne la dispersione.
È quindi a desiderarsi la fondazione di nuovi stabilimenti, tanto per le stoviglie ordinarie, che per le fine, essendochò le fabbriche nazionali, sono ben lungi, malgrado i loro sforzi, dal trovarsi in equilibrio coll’ognor crescente consumo, o la concorrenza straniera, generosamente favorita dai trattati commerciali, preme ed incalza.
La zona esponente conta molte fabbriche di stoviglie ordinarie, di vasi da giardino, orci, tubi diversi, mattoni, tegole, pianelle ecc. di non mediocre qualità, poste ne’ luoghi dove la giacitura delle materie prime, il corso delle acque e dello strade lor sono propizii.
Già da 14 anni fiorisce in Laveno la grandiosa manifattura di stoviglie della Ditta Carnelli, Caspani, Revelli e Compagni nella quale sono impiegate oltre a 100 persone. Vi si fabbricano Terraglie fine all’uso Inglese ossia di Wedgwood, in gran parte composte con materie argillo-silicee nazionali e parte con argille estere: queste stoviglie per solidità, bianchezza e convenienza di prezzo non la cedono alle Inglesi.
Esce dalla stessa manifattura una Porcellana opaca più gentile e più decorata dalla prima, ma meno solida e più delicata, quindi meno ricercata dell’altra pei volgari usi domestici, comecché di prezzo uguale.
La pasta pei detti due prodotti viene per una data porzione importata dall’estero, ma le recenti scoperte di strati d’ottimo caolino, lasciano sperare, che ben presto si anderà esenti da un simile inutile ed inglorioso tributo.
La prelodata Ditta ha da poco tempo con animoso slancio convertito in sede pacifica del lavoro un grande fabbricato, che era stato innalzato a minaccia e difesa contro gli Italiani dai Tedeschi dominatori; vogliamo parlare della vasta caserma di S. Michele in Laveno. Ivi lavorano 50 persone, quasi tutte donne, alla confezione di una terraglia fina, che in questi ultimi tempi ha presa una considerevole estensione commerciale, la così detta Italiana bianca o colorata. Particolarità rimarchevole in questa terraglia è che il corpo vitroso, bianco, translucido ed assai resistente onde è rivestita e che ne forma la vernice, non contiene che il 5 o 6 per % d’ossido di Piombo, mentrecché tutte senza eccezione le altre fabbriche Italiane e straniere, fanno uso di vernici, nelle quali la proporzione di quel pericoloso metallo, eccede il cinquanta per 100 e talvolta sale al 100 per 100. Questa terraglia suol essere fregiata a vivi e variati colori o col pennello o mediante il processo meccanico della trasposizione, resiste meno di quella a sistema Inglese agl’usi della tavola, ma è certamente più conveniente per ogni altre servizio domestico. Delle sostanze, che la compongono, nessuna e importata dall’estero, ma di tutte è prodigo il nostro suolo; perciò la Ditta in discorso attende alacremente a studiarne il perfezionamento sotto il triplice aspetto, del buono, del bello, e del facile prezzo.
Oltre alle fabbriche di terraglie i Sig. Carnelli, Caspani, Revelli e Compagni hanno stabilita un’officina per la formazione di mattoni refrattarii di varie foggie per tutte le manifatture ove il fuoco entra qual primo elemento ; questa loro produzione è molto ricercata e ciò meglio d’ogni parola ne addimostra il pregio. Essi hanno puranche voluto chiarire il pubblico sui loro progressinell’arte pirotecnica, col dare il modello del forno di cui si servono per cuocere le terraglie con torba, legna o carboni terrosi e per maggiore concentramento del calorico. Per uso e a completamento della loro officina fu da essi fatto costruire un grandioso opifizio per macinare quarzo, pietra focaia, marmi, e sassi calcari ; merita questo di essere visitato pel singolare suo sistema d’impianto o meccanismo, che potrebbe con giovamento essere applicato a molte altre industrie.
L’estensione data alla sua manifattura, i prodotti di distinta qualità presentati, l’avere strenuamente vinta in tempi difficili la potente estera concorrenza e la formazione di moltissimi abili operai nazionali, meritano alla Ditta sullodata somma lode ed incoraggiamento.
La Ditta Davide Adreani di Cunardo mandamento di Luino, che tiene una fabbrica di stoviglie comuni nella quale sono occupati più di 40 operai, ha fatto mostra de’ suoi prodotti; e quand’anche le poche stoviglie esposte sieno nell’arte ceramica fra le comuni, pure si scorge in esse certa qual diligenza e perfezione di lavoro, solidità nelle paste e vernici, che le rendono alquanto pregevoli.
Comparvero all’Esposizione, in molti esemplari, quadrelli o tegoli, orci e vasi, condotti e tubi di varia dimensione e di buona qualità.
Fra questi voglionsi menzionare i tubi di terra cotta inverniciati, distinti per solidità e modicità di prezzo di Cardone Giovanni Battista di Laveno.
Mattoni di ogni forma anche per ornamento, diede la fornace di Giovanni Gobba di Borgomanero, ed atte piucchemai a migliorare la forma dei tetti, riducendoli più eleganti ed economici, le sue tegole alla Francese dette Tuilles.
Vasi da limone di buona forma e cottura offrirono i Fratelli Galeazzi di Gargallo.
Lodati pure per ben studiata composizione della terra, e giusta cottura i mattoni, le tegole e le pianelle ottangolari non comuni di Cassani Pietro di Trevisago. Né va dimenticato il nuovo modello di fornace economica, proposto da Ghirlanda Andrea di Tradate.
Senza passare in rivista tutti gli espositori, dal fin qui detto appare quanto l’industria ceramica d’ogni grado, sia fra questi versanti coltivata o produttiva.