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Milano, 1630 giu. 29

Pietro Paolo Terzago a Giulio Cesare III Borromeo in Angiera.

Havendo la città fatto voto di far la festa di s. Carlo in perpetuo, ancora di far la festa et vigilia della Visitazione della Madona -qual è alli duoi dil mese avenire- per tre anni cominciando il presente, et di dare mille scudi a S. Barnaba^a per la fabrica che si farà a S. Eustorgio, hanno commandato che -congregati tutto il popolo a parochia per parochia- se ne facesse, per maggior cavutione^b, instrumento in ogni parochia dell’approbatione dil secondo voto. Et così s’è fatto.

Sono morti tre parochiani^c di peste: quel di S. Alessandro, quello di S. Maurilio et quello di S. Simpliciano. Sono parimente morti di peste tre canonici di S. Ambrosio: mons.re Arcimboldo -che a’ mesi passati era priore del hospitale grande-, mons.re Raimondo -che stava a S. Valeria- et mons.re Rosate.

È morto ancora il Borgognono che serviva in casa dietro le carozze; et di peste. Le cosse paiono alquanto cessate: cioè che non ne moiono 400 al giorno come soleva. Però vi è un terzo de’ sequestrati, in Milano, delle persone che vi si trovino^d.

Ha commendato il viccario di provisione che tutti li notari che hanno rogato l’instrumenti, a parochia per parochia si consegni al segretario Chiesa.

Il s.re grancancellero et il s.r senatore Rho fanno tenere continuamente le porte serrate et non si vogliono lasciar parlare da niun se non persone di qualità et per negotii gravi.

S’attende con ogni deligenza al processo dell’imputati d’haver dato l’onto alle muraglie.

[P.S.] La lettera direttiva^e al s.re Urbano Visconte è dil secretario Maioraggio che desidera habbi buon recapito. V.ra S.ria ill.ma comanda siano recapitate le lettere per Vogogna.

^a 11 giugno; ^b ‘cautela’; ^c ‘parroci’; ^d in Milano un terzo degli abitanti ha il divieto d’uscire dalla propria residenza; ^e ‘indirizzata’