STRUMENTI CULTURALI

del Magazzeno Storico Verbanese

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Nominativo:
Luini, Bernardino
Descrizione Personaggio:
Pittore
Luogo e Data di Nascita:
[Dumenza],  circa 1480 [...]
Luogo e Data di Morte:
[Milano],  post 1531 [...]
Testo completo:

BERNARDINO LUINI

Bernardino Luini o da Luino o Lovino, dal Vasari a torto detto Lupino, pittore di grande merito e scrittore dell’arte sua, fu così chiamato dal nome della sua patria. Vi fu tuttavia chi dubitò, che Luino sia stata la patria sua, ma toglie ogni dubbio una memoria contemporanea dell’anno 1521 presso il Cantù (Storie minori, Vol. II, pag. 121), nella quale si leggono queste parole: Messer Bernardino da Luvino pittore s’è accordato a pingere il Cristo ecc.
Credesi allievo del milanese Stefano Scotto, o secondo altri di Andrea Scotto, ovvero, come alcuni anche opinano, di Felice Scotto. Si perfezionò nella Accademia istituita da Leonardo da Vinci: ma si può anche dire, che delibò il meglio delle due scuole e ne formò un suo genere soave e vago , mite negli affetti, dolce nell’espressione, eletto e puro nelle forme e nei contorni, e tutto rivestito di somma grazia.
Scarse sono le notizie che si hanno di lui: non si conosce l’anno preciso della sua nascita, né quello della sua morte, o quasi nulla si ha dei particolari della sua vita. Si sa questo solo, ch’era povero di casa, ma ricco d’ingegno e robusto di volontà. Secondo alcuni morì intorno all’anno 1540, secondo altri prolungò la sua vita sino al 1550. È però noto, ch’egli nel 1525 toccava già alla vecchiezza, giacché nella Disputa del Salvatore, che frescò a Saronno, ritrasse se stesso in età già avanzata.
Obbligato soventi volte a dipingere vergini e sante doveva supplire alla semplicità del soggetto con tutte le grazie dell’arte. E di vero che soavità, scrive il Bossi nel suo Album Storico artistico del Lago Maggiore, che espressione celestiate nel volto delle sue Madonne! quanti vezzi, quanta semplicità ed innocenza nei suoi putti! Non vi sono nodi di composizione, ma svolgimenti di passione, vi è la verità e la leggiadria, sicché la sua sacra Famiglia rivaleggia con quella di Raffaello.
Di Bernardino Luigi scrive egualmente il Cantù nella sua, Storia degli Italiani (T. V, pag. 352): «È mirabile come la scuola Lombarda continuasse a fiorire malgrado le tante sventure pubbliche, e quasi a consolazione della perduta indipendenza; ma non fortunata di storici, come le altre, restò quasi ignorata di fuori. Eppure gli affreschi di Bernardino Luini abbastanza frequenti in Lombardia, non iscapitano dai migliori, e le sue tele sono dai forestieri scambiate, con quelle di Leonardo, sul quale egli aveva studiato a segno da farne propria la sublime schiettezza, la purità «del concetto, la vereconda soavità, sebbene di quell’iniziatore non raggiunga la veemenza e l’espressione grandiosa e profonda, prevalendo nella dolcezza di spirito e nella grazia armonica. Ma egli non fu protetto dai re, bensì da quelli, che piangevano e pregavano nelle sopravvenute miserie, e lavorò quasi soltanto in chiese e conventi. Della Santa Caterina, leggenda prediletta dei pittori Lombardi, non è possibile trovare una composizione o una esecuzione più felice che il trasporto del cadavere per mano degli angeli qual si vede a Brera. Nulla di più soave e patetico degli affreschi nel monastero maggiore. Poi nell’ età piena dipinse a Saronno la disputa di Cristo e a Lugano la Crocifissione, vero poema, con infinite persone in atti e panni ed affetti tutti varii e veri, con teste spiccanti e quella magia di guardatura, che paiono chiederti risposta. Eppure sembra non avesse veduto i sommi contemporanei, se non forse per via delle stampe, ed era retribuito a miseria».
A questo giudizio facciamo proseguire il Bossi sopraccitato: «Dappertutto il Luini manifestò sommo studio della natura, intelligenza di vero e di anatomia nei modi e varietà ed espressione nelle teste e buon disegno e forte colorire. Per lo che nessuno può contendergli il primato nella scuola Lombarda, sebbene Gaudenzio Ferrari l’avanzi nell’espressione, Cesare da Sesto nella perizia dell’usare il chiaro oscuro e Marco d’ Oggiono in certi toni del colorire; perché tutti questi pregi possiede in grado eminente il Luini, i che ben fu detto il Raffaello della scuola Lombarda».
Anche Luigi Lavizzari nelle sue Escursioni nel Canton Ticino, Lugano, 1863 (pag. 136) a proposito della Chiesa degli Angeli in Lugano e dopo di avere parlato del quadro della Crocifissione, così scrive del Luini:
«Di Bernardino Luino o di qualche suo discepolo è la Cena, levata dalla tela, e quivi trasferita dal Refettorio. Opera spirante incomparabile soavità e castità è la Madonna del Luino, che vedesi ora collocata nella prima cappella a man diritta in quel santuario dell’Arte. Questo insigne lavoro basterebbe da solo a dare celebrità immortale al pennello del Luino: è ripetutamente oggetto di studio a valenti artisti, e varie pregevoli incisioni ne furono tratte».
Alcuni avanzi degli affreschi di lui esistevano nella Chiesa di S. Maria della Pace in Milano, che furono recentemente di là staccati e trasportati nel Museo, come si legge nell’Archivio Storico Lombardo, del 1815, (fascicolo di settembre pag. 59). — Altri affreschi del Luini si hanno pure nella Chiesa di S. Pietro di Campagna in Luino, però mal conservati.
Vennero poi attribuite al nostro altre opere, che forse con più ragione potrebbero dirsi appartenere alla scuola di lui. Tali sono alcuni affreschi che il Nessi scrive (l.c. pag. 101) esistere nel Santuario di Nostra Signora del Sasso sopra Locarno, e quelli, che si ammiravano nella Basilica di S. Giulio nell’Isola del Lago d’Orta, come scrive l’Avogadro nella Vita di S. Giulio, ecc. pag. 83. Dicasi il somigliante del quadro della Flagellazione di Cristo, ch’è nella piccola Chiesa annessa all’Ospitale di Varese, secondo che attesta il Brambilla (Vol. I, cit. pag. 89).
Bernardino Luini è anche conosciuto come scrittore dell’arte sua, benché de’ suoi scritti non ci sia rimasta alcuna memoria, e persino il titolo sia perito, come nota l’Argellati nella sua Biblioteca degli scrittori Milanesi più volte citata, pag. 815. Nel Dictionaire historique des Peintres par Adolph Siret, Paris, 1866, si legge che il Luini fu rinomato tanto come pittore, quanto come poeta. Ma delle poesie di lui nulla per anco mi venne fatto di trovare.
Oltre a quelli che abbiamo ricordati sin qui, altri ancora parlano più o meno diffusamente del Luini. Tali sono il Vasari, il Lomazzo, il Ticozzi, l’Orlandi (nel suo Abbecedario Pittorico, pag. 99, come anche nel Supplemento al medesimo, stampato in Firenze nel 1776), il Bianconi, il Resta, l’Orelli (Memorie sui pittori), il Lanzi e il Pirovano nella Guida di Milano. Altre notizie egualmente si possono avere di lui dal medesimo Cesare Cantù, nella sua Storia di Milano edita tra le Storie minori, Vol. II, pag. 120 e seg. Merita in oltre di esser letto il giudizio che del nostro Bernardino dà il Formentini nella recente sua opera: Il ducato di Milano (ivi, 1877 in 8.°) . pag. 560 e seg., dove anche accenna alla vera causa, per la quale questo insigne pittore ebbe negli ultimi anni di sua vita ad abbandonare Milano, e pag. 562, dove parla dei figli di lui.
Da ultimo gioverà anche avvertire che il nostro non deve essere confuso, come fecero alcuni, con Giulio Cesare chiamato egualmente Luini, scolare di Gaudenzio Ferrari di Valdugia (1484-1549), ch’era della Valsesia. Questo dipinse alcune storienelle cappelle di Varallo, che tutto sentono il sapore di quel grande Maestro, fuorché nell’espressione e nel colore, in cui vedesi molto più languido. Così il Ticozzi nel suo Dizionario dei Pittori.



1 Scrive l’Autore dell’articolo sopra il nostro pittore inserito nella Nouvelle Biographie generale, publiée pour MM. Firmin Didot frères, Paris, 1865, che lo stesso Bernardino si segnava sulle sue opere Lovino, nome, ivi è detto, che senza dubbio era quella della sua famiglia, ma che fu confuso con quello del luogo della sua nascita. (E questa è forse la ragione per la quale si dubitò da alcuni, ma senza fondamento, del vero nome della patria di lui). Ivi anche si tesse il catalogo delle sue opere. 2 Per la Crocifissione, nota ivi lo stesso Cantù, toccò fiorini 224 e soldi 8 imperiali e per la bellissima Coronazione di spine, ch’è nella Biblioteca Ambrosiana, lavorata nel 1521-22, computati tutti li colori, lire 115 soldi 9.



Accedere qui al quadro generale dei volumi dell`opera devitiana Il Lago Maggiore, Stresa e le Isole Borromee..., Alberghetti, Prato 1875-1880



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Nota: La scheda biografica del De Vit è superata, per quanto riguarda le notizie circa l`origine luinese (o meglio dumentina), dagli ultimi ritrovamenti documentali degli anni Ottanta e Novanta del Novecento

Autore:
[Vincenzo De Vit]
A Cura di:
   [Laura Ruffatti]

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