STRUMENTI CULTURALI

del Magazzeno Storico Verbanese

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Articolisti:
Bonaiti, Ersilio
Titolo Articolo:
L`esposizione d`arte regionale verbanese in Intra [II - 1913]
SottoTitolo Articolo:
I Pittori Phillips – Dini – Albertazzi – Rinaldi – Verazzi – Minori – Frascoli – Calvi – Tramontani – Viani
Testata ospitante l'articolo:
L`Eco del Verbano. Giornale del Lago Maggiore e dintorni
Data:
1913 set 14
Progressivo di Edizione:
1913 set 14
Luoghi di residenza del Giornale:
Arona
Riferimento a Biblioteche:
Novara, Biblioteca Civica Negroni
Note Generali:
I Pittori Phillips – Dini – Albertazzi – Rinaldi – Verazzi – Minori – Frascoli – Calvi – Tramontani – Viani
II
Il
Phillips è un artista americano da pochissimo tempo in villeggiatura tra noi, e nei momenti di ozio ha preparato varie tele per la nostra esposizione: «Imminente temporale», è un paesaggio in gamma grigio-bleu, ritraente il lago con lo sfondo delle montagne di Laveno. Ma tanto l’acqua quanto i monti non sono resi bene, e la tecnica è debole e tormentata. «L’astro d’argento», invece, per quanto fiacco di tavolozza e superficiale nelle tecnica, è dolce di sentimento. Il quadretto «Vecchia Intra», è fiacco e sporco di toni. La tela rappresentante l’antiquario Alessandro Scavini, è certamente il suo miglior lavoro. Come ritratto è assomigliante ben disegnato, senza durezze, ma più che quadro di pittura, mi sembra uno studio; poiché l’esecutore si rivela più abile che profondo, specialmente nella tecnica.
Quell’artista geniale che è
Edoardo Pasquale Perolo detto Dini, espone un buon numero di piccolo quadretti. Il Dini è un buon caricaturista e quando vuole, un eccellente disegnatore. Spirito irrequieto, profondo osservatore del vero, e delle opere degli antichi e moderni maestri, ha tentato tutte le tecniche: da quella cupa a quella della chiarezza, dall’impressionismo al luminismo. È un ipermenesiaco per eccellenza, sì da impressionarvi un ritratto somigliantissimo, osservando il soggetto per una decina di minuti. In questa esposizione avrebbe potuto eccellere come ritrattista. Ha preferito invece esporre dei bozzetti strani, molto strani, con una fattura che ricorda il Ponticelli, esagerato però. Un profano d’arte, osservando i bozzetti del Dini, rimarrebbe sbigottito; poiché vedrebbe a tutta prima nient’altro che enormi croste di colore, sì da sembrare ostriche e uova scaraventate sulla tela. L’intenditore invece sa trovarvi del buono.
Non parlo dell’«Enigma», poiché vi è troppo poco per considerarlo un bozzetto, ma quello dal titolo «Alle corse», tanto il cavallo quanto il fantaccino e la
signora che gli rivolge la parola, hanno una vitalità indiavolata, e anche l’ambiente sembra fremere. In «Nubi di maggio», vi è vita e aria, ma vi è pure qualche tono falso e violento, e qualche durezza.
Il «bozzetto ritratto» della signora Nava, ha delle buone doti. Il «Cavaliere», è un po’ un
rebus, ma come bozzetto vi è del buono: è pieno di vita e solido. Nell’«Ombrello rosso», lo sfondo manca d’aria, e il primo piano e le pecore sono un po’ fangose. Nella «Schiava» vi è un orgia fenomenale di colore; il bozzetto è pesante e manca d’equilibrio.
E vi sarebbe ancora qualche altro quadretto da passare in rassegna, ma faccio punto per non dilungarmi troppo.
In conclusione Dini anche con queste ultime opere, dimostra di essere innamorato pazzo del colore. Ma via! non deve esagerare: bellezza di colore sta bene, ma unito alla bellezza della forma; anzi se fosse possibile ad una forma perfetta.
Sino a quando il Dini mi trascurerà il disegno potrà sbizzarrirsi nel dare dei bei toni, ma quando vorrà darmi ciò con un buon disegno sarà assolutamente impossibile che egli possa darmi tanta freschezza di tavolozza.
Tra i giovani che hanno già una buona considerazione nel campo dell’arte, è certamente
Arturo Albertinazzi. nel suo robusto e sentito «Ritratto del nobile Rezzara» per quanto l’esecutore stenti un poco ad ambientare tanto la figura quanto gli oggetti, pure l’affannosa sua ricerca dei segreti della tecnica, lascia sperare una non lontana vittoria. – Certamente che in questa tela vi sono altre pecche; per esempio qualche piccola scorrettezza di forma, un po’ di mancanza d’aria, ma ripeto: sono convinto che l’Albertazzi che è un lavoratore instancabile e intelligente saprà presto superare queste difficoltà. Il quadro «Voce di Dio», mi sembra più equilibrato del ritratto suddetto, e il paesaggio «Chiazze di sole» si presenta come uno dei migliori della mostra: è un quadro semplice e libero di fattura, robusto e buono di tonalità e arioso.
Il
Rinaldi espone varii ritratti con la sua caratteristica tecnica, che rivela di primo acchito la scuola di Cesare Tallone. Se l’egregio allievo del famoso artista lombardo, avesse proseguito per la via dell’arte pura, indubbiamente a quest’ora sarebbe in prima linea tra i migliori artisti italiani. Mi ricordo a’ver visto nel suo studio qualche opera, grandiosa di fattura, forte e mirabile di colorito e di vigoria, degnissima insomma d’essere firmata dallo stesso Tallone. Ma dopo essersi dato all’arte industriale il Rinaldi pur mantenendo intatte certe caratteristiche della sua gloriosa scuola, si acquisì dei difetti gravi. Ed ecco perché vi si vede nei quadri esposti, qualche errore magari di forma, e anch’essa un po’ racchiusa e un po’ di manierismo.
Dalla sua solitudine di Lesa quell’artista forte, simpatico e colto, che è
Serafino Verazzi, ci manda tre tele: due paesaggi ed uno studio femminile.
I dipinti del Verazzi sono buoni di forma, delicati e armoniosi, e soffusi di una melanconia deliziosa, ma non guasterebbe certamente una maggior forza di tavolozza.
La «bella nevicata» è resa bene specialmente nel primo piano, lo sfondo è un pochino sordo. Lo «Stagno d’Ortallo», è dipinto con una tecnica libera e semplice, ma i monti stentano un po’ a sfondare. Anche lo «Studio contro luce», è ben disegnato, ben sentito e giusto di toni, e rivela nel Verazzi, un eccellente figurista con doti del tutto personali.
Il
Minozzi ha due quadretti con una tecnica pura personale, delicata, soffusa di sentimento, ma manierata. – Se l’egregio artista non saprà dare una maggior verità e vigoria, farà sempre dell’arte degna da salotto in stile liberty.
La signorina
Frascoli espone due paesaggi: «Solitudine» con una tecnica di sapore Tominettiano, ma un po’ sporca e soffocata, e «Riflessi di sole» con qualche bel tono, ma deficiente di forma, di aria, di equilibrio.
La signora
Bice Caivi-Caccia, ha fatto uno studio speciale sui fiori, e qui ha esposto diversi quadretti con una forma bonina, per quanto in taluni un po’ racchiusa.
La signorina
Tremontani ci dà invece tre paesaggi. Quello dal titolo «Caldè», è trito, stonato e con errori di prospettiva. «In attesa del vento» invece qualcosa di buono vi è, peccato che vi sia qualche durezza, qualche parte tormentata e qualche tono falso. Il «Bosco» è il quadretto migliore, per ciò che riguarda la forma, ma è monotono e disturbato nella tavolozza.
Anche il cav.
Viani da Pallanza, che fu amico e scolaro del povero e grande Eugenio Gignous, espone tre paesaggi. – Ma invano cerchereste nelle sue tele quella pennellata larga forte, ariosa, pastosa e suggestiva, che formava la geniale caratteristica delle opere del fratello spirituale del Fontanesi, del Ranzoni e del Cremona. – Cosicché la presente tecnica del Viani è prettamente personale.
Il quadro «Cascinale», pur avendo buone qualità, è dipinto con una tecnica un po’ vecchia, ed in certe parti con durezza, ed in generale mancante di vita. La tela dal titolo «Sul Sempione» e che a me sembra l’opera migliore, ha delle doti buonissime, specialmente di forma, ma più che un quadro, mi sembra uno studio a fondo per preparare un vero quadro di pittura. Nella sua «Aurora sul Monte Rosa» vi sono delle parti ben sentite, ma il cielo, lo sfondo delle montagne, l’acqua coi riflessi, sono manierati e falsi di tonalità.
Ersilio Bonaiti


[Continua]
A Cura di:
   [Sergio Monferrini]

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