«La parrocchia di Santo Stefano portava in passato il nome di
Villa Pallanza, perché comprendeva la parte rurale, e dipendeva non dalla collegiata di San Leonardo, ma da quella di Intra. Anzi, a cagione di tale dipendenza da Intra, le parrocchie di Santo Stefano di Pallanza e quella di Suna vennero ad avere un’origine comune con un’unica sede nella chiesa della
Madonnaq di Campagna. Autonomia, Santo Stefano l’ebbe solo l’undici maggio 1822 per decreto del card. Morozzo. Perciò le notizie che riguardano le origini di questa parrocchia sono riassunte nei cenni storici di Suna, a cui si rimanda.
Non si conosce la data di erezione della
chiesa di Santo Stefano. E’ bene però ricordare come nel 1601, eseguendosi lavori di scavo nel luogo dov’è ora l’altar maggiore, fu scoperto il cippo romano o ara votiva […]; scoperta questa che introdusse pure l’ipotesi che la chiesa attuale sia sorta in un luogo di un tempio pagano. La chiesa non ha facciata, perché si appoggia alla casa parrocchiale mediante un portico. Nel 1850 fu restaurata ed ornata di stucchi, specialmente nella parte sopra il presbiterio. Di pregio le statue di san Pietro e san Paolo dello scultore pallanzese Tacchini Melchisedec., i quadri dei misteri del Rosario collocati in presbiterio e quello della conversazione di san Paolo al pulpito. L’organo liturgico fu costruito nel 1912 da Bossi-Vegezzi di Torino; ma la facciata in legno ha buone sculture giudicate della fine del ‘500 o del principio del ‘600. Di valore è pure una lampada d’argento a cinque fiamme, donata nel 1747 da un certo Brizio Francesco che si stabilì a Roma e divenne valente argentiere. A Nord della chiesa si innalza il campanile vi fu posto nel 1844. Nel muro vicino per cui si accede al campanile è infisso il cippo romano.- Dalla Soprintendenza dei Monumenti del Piemonte, la chiesa è stata dichiarata importante per interesse storico e artistico: non è consacrata.
Pochi anni dopo la separazione della parrocchia da quella di Suna, essendo aumentato notevolmente il numero degli abitanti, (al principio del secolo XIX non si contavano che 500 abitanti), si sentì il bisogno di avere un coadiutore che prestasse aiuto al parroco nella cura delle anime e pel servizio delle sacre funzioni parrocchiali. E perciò, verificatasi la vacanza dei due benefici Sciola e Caccianini di patronato della Confraternita del Rosario, (qui eretta nel 1575), i capi e gli amministratori di essa, unitamente al parroco don Carlo Giuseppe Gnemmi, presentarono ricorso al card. Morozzo, chiedendo che si compiacesse di unire i due beneficii in uno per erigere una Coadiutoria con cura d’anime non titolare. La concessione fu data con decreto 9 novembre 1838».
Fonti bibliografiche:
Testo tratto da: NOVARA SACRA, Annuario Diocesano, 1929, pp. 238-239.
- A Cura di:
- [Valerio Cirio]
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