Di questa nobile terra non molto lontana dalle sponde del nostro Lago ho più volte parlato nel precedente volume e inquesto trattando della vita dei celebri anacoreti Alberto e Nicone: da essa prese il suo nome una delle illustri famiglie milanesi divisa e suddivisa in più rami. La più antica memoria che ho trovato di essa , è quella di un
Locarno Besozzo, in una carta dell`anno 1140 riferita in parte dal Giulini (P. V, pag. 381 e segg.), il quale sostenne una lite coi Conti di Castel Seprio in quell`anno per ritenere i feudi di Mendrisio e Rancate a lui concessi, come egli diceva, dagli imperatori Enrico e Lottarlo. Più tardi un
Pietro Besozzo fu investito da Facino Cane conte di Biandrate del Castello di Besozzo; laonde questo ramo di sua famiglia fu distinta col titolo di Castel Besozzo. Questo Pietro fu ucciso a tradimento (
dolosa vece sublatus,, come scrive l`Argelati I.c.) nel 1443. Quasi contemporaneo a questo trovo un
Michele Besozzo pittore di professione , una tavola del quale dipinta da ambe le parti col suo nome e coll`anno 1417, si conserva tuttora in una sagrestia del Duomo di Milano, secondo che narra il Brambilla (op. cit. Vol. ll, pag. 248 e seg.), il quale parla altresì (lell` altro pittore
Leonardo Besozzo, da me accennato di sopra alla pag. 137.
Probabilmente alcuni di questa famiglia sortirono altresì i natali in questo medesimo luogo ; ma la consuetudine, o l`incuria direi, di chiamare tutti senz` altro Milanesi i discendenti da essa , fece si che ora più non possiamo con certezza affermare, quali tra essi pur ci appartengano. Quello di questa stirpe, che ha maggiore probabilità di essere nato nel Castello di Bosozzo è, secondo l`opinione dell`Argelati, adombrata anche dal Picinelli , da lui citato, quell`Antonio Giorgio Besozzi, del quale ho egualmente parlato di sopra alle pag. 39 e 137. Si dedicò da prima alla milizia, e in età matura agli studii ecclesiastici, e fatto sacerdote, entrò nella famigliarità di s. Carlo Borromeo, dopo la morte del quale visse sempre sino alla fine della sua vita col Card. Federico. Oltre le opere, che ho ivi indicate di lui, l`Argelati ne rammenta alcune altre che rimasero manoscritte, cioè un Lamento amoroso, probabilmente in versi, fatto in età giovanile, una Vita di Cleopatra regina d`Egitto, ed un libro in latino De inventoribus rerum. Forse il tempo e più accurate ricerche ne faranno conoscere altri, che per ora ci restano ignoti.
- Autore:
- [Vincenzo De Vit]
- A Cura di:
- [Giuseppe Passera]
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