Havendo io già gran tempo fa un ardentissima voglia di saper se qualche nobilissimo, et elevato ingegno havesse per l’adietro fatta alcuna notabile memoria delle veramente dignissime qualità del Lago Maggiore, mi diedi non con picciola diligenza, e fatica ad investigarlo, per saper quel tanto che intorno a ciò havessero scritto; ma il tutto fu indarno. E ben vero, che alcuni autori ne hanno fatto mentione, e fra questi vi è il r.f. Leandro Alberti, il qual dice d’haver veduta la cosmografia de Domenico Macaneo, e de Giulio De Giulii da Cannobio, che con gran diligenza hanno scritto di detto lago. Con tutto ciò, quelle loro fatiche non si trovano in parte alcuna essendo però state ricercate con gran sollecitudine da molti professori d’Historie, e d’antichità, si come ho fatto ancora io. Onde mi do a credere, che ciò sia avenuto per non esser loro date alle stampe. Non havendo io adunque insino a quest’hora potuto mandar ad effetto questo mio gran desiderio, che del continovo in me s’andava facendo maggiore, ho finalmente tenuto che se questa gentilissima fatica da qualche elevato ingegno fosse stata abbracciata havrebbe ella apportato grandissimo nome a questo imperator de’ laghi, e insieme havrebbe parimente dato molta sodisfattione a quelli che vicini vi stantiano, et a quanti anco sono discesi da quelle eminentissime e felici sponde, oltre di ciò questo sarà di non poca sodisfattione a coloro che oltra a modo si compiacciono della più dilettevole lettione delle Historie, e della cognitione delle cose antiche, e curiose. Per questo adunque veggend’io che sin’ad hora non ha alcuno tolto questa impresa, salvo il già detto p. Leandro, il qual nella sua descrittione d’Italia ne ha fatto un breve discorso, mi sono risoluto col favor del Signor, in questa mia età d’anni 79 di scrivere compiutamente tutte le sue degne, e nobili qualità.
Onde per questo non ho mancato d’affaticarmi, si con lo spirito, com’anco con il corpo, barcheggiando il lago per vedere, et intendere tutte quelle cose ch’erano di bisogno intorno a questa fatica: havendo havuto fedelissime relationi, di quel tanto ch’intorno a ciò sono ito ricercando, oltre a molti scritti da me veduti.
In somma non ho ricusato fatica (come già s’è detto) per ridur l’Historia a quel vero e devuto fine, che veramente richiedeva.
Il che mi da a credere ch’ella habbia ad essere di molto gusto, e sodisfattione a quanti la leggeranno. Essendo io adunque pervenuto al fine di tanta mia fatica, e desiderando che al Mondo ella si manifestasse col mezo delle stampe, ho subito fra me stesso proposto d’illustrarla col favor, e con la gratia del chiarissimo nome di v.ra S.rìa ill.ma essendo a questo per diverse cagioni indotto. Tra le quali (tralasciando molte altre) ne dirò una sola, la quale è questa, ch’essendo l’illustrissimo sig. Conte Renato Padre di v.ra S.rìa illustrissima vero e legitimo Signor nella parte sinistra del Lago di tre gran borghi, che sono Arona, Intra, e Cannobio, con la giurisdittione delle terre del Vergante, il cui capo è Lesa, et hanno sottoposto più di settantacinque terre, in buona parte poste dietro la Riviera, per lo spacio di miglia trenta, andando la maggior parte lungo il braccio di detto Lago, e per l’altro circa miglia 20, oltre a quattro isole poste in esso, due delle quali sono habitate da pescatori. Nella Riviera poi dalla parte destra egli possiede un’altra giuridittion di cinque terre, cioè Laveno, Cerro, Arolo, Ceresolo, et Hispra, le quali sono di tenuta per lo spacio di miglia dieci. Oltre che alle alle del Vergante, d’Intra, e Cannobio, vi sono altre tre giuridittioni, cioè, il Borgo d’Omegna, quel di Vogogna, e la Valle di Vegezzo, di non poca importanza, sì per lo numero de’ popoli, come anco perché le Terre, e Ville sottoposte passano il numero di più di cento, e dieci. In maniera chesi può affermare che l’illustriss. Signor suo padre sia signor della maggior parte del Lago. Onde, chi volesse caminare per terra sarebbono più di miglia cinquanta, oltre che la Valle detta Anzasca giuridittione di Vogogna ella è di miglia sedeci di lunghezza confinando col paese de Valesani. Appresso si sa ch’egli anco possiede altri honorati feudi, nel Vercellese, Parmigiano, Piacentino, Cremonese, Cremasco, e nel Lodigiano, i quali non fanno a proposito di questa nostra Historia.
Hora per tutti questi rispetti, ad altri queste mie fatiche non si dovevano indrizare che a v.ra S.rìa illustrissima, il che mi fa credere d’haverne a riportar non picciola lode da tutte quelle persone che di ciò haveranno contentezza. In questa occasion poi, non voglio molto dilatarmi intorno all’antichità, e chiarissime lodi di questa veramente illustre Casa Borromea; né de’ vostri avoli e genitori, sapendosi per cosa certa che casa Borromea è conosciuta et havuta in molta stima, e pregio, non solo in Lombardia, ma in tutta Europa, come quella, che con verità è annoverata fra le più illustri famiglie della nostra Italia, e più oltre. Havrei parimente molto che dire delle rarissime qualità e virtù dell’illustrissima sign. Donna Ersilia Farnese, madre di v.ra S.rìa illustrissima di sempre felice, e gloriosa ricordanza, figliuola della serenissima Altezza del già fu duca Ottavio di Parma e di Piacenza e sorella del Signor Duca Alessandro, delle cui chiarissime lodi sono degnamente fregiate tutte l’Historie de nostri tempi, in modo ch’egli si può veramente agguagliar a quelli valorosi capitani Romani. Ma ritornando all’illustrissima vostra Madre io posso dire come ella fu un chiarissimo specchio di vera continenza, e pudicitia, essendo ella nella Città nostra un Seminario, e ritratto di tutte quelle, virtù segnalate, che ad una matrona illustrissima si convengono. Hor passando più avanti ho anco da dirle come l’illustrissimo vostro Padre prudentissimamente se compiacque di rinouar nella persona di v.ra S.rìa Ill.ma il nome di Giovanni, il qual è antichissimo in questa gran gran Casa; onde dall’osservanza di molti si è sempre, conservato il nome di Giovanni in Casa Borromea. E mi dò a credere che ciò habbia egli fatto, accioché v.ra S.rìa illustriss. sia loro immitatore, posciaché ad accendere gli animi al virtuoso operare, et acquistar insieme gloriosa fama, e senza dubio la rimembranza de gli egregi fatti de’ suoi passati antecessori, i quali sono come un’ acuto stimolo ad imitar le loro virtù. Et è certissimo che la gloria de suoi antenati è un chiarissimo lume a quei che vengono dopo loro. E fra gli altri li pongo innanzi quei famoso Giovanni figliuolo di Vitaliano, che fu di chiarissimo sangue, e nobilissimo romano, e Patritio Costantinopolitano, e Generale di tutto il potentissimo essercito Imperiale di Giustiniano, il qual venne nell’Italia l’anno 535 e liberò Roma dalla tirannide de Gotti, et abbassò l’orgoglio del superbo Tottila Re loro, e soccorse Roma di molte vittovaglie; onde meritò d esser nomato il Bon Romano. E da esso si scrive haver havuto origine Casa Borromea. Percioché i Greci chiamano i Romani Romei, dicendo adunque ch’egli era bon Romano, e tanto come à dire Bonromeo, come afferma Andrea Alciato gran legista.
L’anno poi 1476 essendo stato amazzato il Duca Galeazzo Maria Sforza e creato in suo luogo Gio. Galeazzo fanciullo suo figliuolo, fu concordevolmente dall’Eccellentissimo Senato dichiarato per Governator della Città un’ altro Giovanni Borrorneo, conte di gran stima, per lo molto suo valore, bontà, anca per l’amor che gli portava tutto il popolo. Onde egli fece giurar nelle mani del nuovo Duca la fedeltà dei sudditi delle Città, e i forensi, e poi fece condur le genti d’armi sotto i vecchi Capitani alle frontiere dello Stato. Questo fu parimente animoso, guerriero, e acquistossi molta lode ne’ suoi maneggi, e nella vittoria ch’egli hebbe à Domodossola insieme con Renato Trivultio fratello del Magno Gio. Giacomo. E venendo a morte fu sepolto con essequie ducali, et universalmente da tutti fu dimandato Padre de’ poveri, e della patria, onde questi due gran Giovanni furono e sono degni di vera imitatione. Hor le dirò solo, che per tutte le sudette cagioni, non ho havuto dubbio alcuno di consacrargli con tutto l’affetto dell’animo mio questa mia debole fatica, nella quale potrà vedere tutte le dignissime qualità del sudetto lago, le quali alcuna volta per suo diporto leggendo ne sentirà non piccolo piacere. Resti dunque per l’infinita sua bontà, servita d’aggradir, et insieme accettar me, e l’opera che le offerisco sotto l’ali della sua protettione, perché veggendo che’l dono sia da lei lietamente accettato, ne sentirò quel maggior contento che imaginar si possa. Et a v.ra S.rìa illstriss. Facendogli riverenza, la prego dall’infinita bontà di N.S. ogni compiuta felicità.
Da San Hieronimo, il 1 febraro 1603
Di v.ra S.rìa illustriss. Servitor Deditiss.
Frate Paolo Morigi
Sonetto
D’Orlando Bianchi
Filosofo et Studioso dell’Antichità
Al molto r.do p. Paolo Morigia
Dell’ordine de’ Giesuati, historiografo, e teologo
Tavola
de’ Capitoli
contenuti nella presente
Historia
Dell’Origine dove nasce il Tecino, e della sua uscita dal Lago, e fine
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Cap. 1, carte 1
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Origine del fiume Reno, e il Rodano
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Cap. 2, car. 3
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Belinzona, e sua descrittione
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Cap. 2, car. 5
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Dalla rena del Ticino se ne cava oro |
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Cap. 2, car. 7
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L`anno 1260 fu cominciato il Navilio Grande, che va a Milano |
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Cap. 2, car. 8
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Del nome del lago secondo i latini, e perché egli si chiama Maggiore, e come esso è il Maggior de tutti i laghi d’Italia
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Cap. 2, carte 9
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Perché si chiama Lago Verbano, il lago Maggior
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Cap. 2, carte 10
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Lunghezza e larghezza del lago Maggiore
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Cap. 2, carte 11
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Lunghezza e larghezza del lago di Como
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Cap. 2, carte 11
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Numero de i laghi d’Italia
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Cap. 2, carte 15
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Laghi 28 sono nel Milanese
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Cap. 2, carte 16
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Due laghi fatti per giuditio di Dio
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Cap. 2, carte 16
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Lago che ha l’acqua negra come l’inchiostro, e i legni, che se li gettano dentro, vanno a fondo
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Cap. 2, carte 17
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[Altri Laghi d`Italia]
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Cap. 2, carte 18
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Di molte degne qualità e prerogative, che possiede questo lago, che non sono possedute da niuno altro lago
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Cap. 3, car. 19
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Della bontà dell’aria, fertilità delle terre, la sanità, e limpidezza dell’acque, l’abbondanza delle robbe et altre nobili qualità di questo lago
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Cap. 4, car. 24
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Delle sorti di pesce, che produce questo lago, col peso della loro maggior grossezza
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Cap. 5, car. 32
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Descrittione del nobil borgo di Locarno
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Cap. 6, car. 42
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Descrittione d’Ascona e del suo collegio
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Cap. 7, car. 68
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Descrittione di Brisago
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Cap. 8, car. 70
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Descrittione del nobil borgo di Cannobio
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Cap. 9, car. 83
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Relatione de` Miracoli della Santa Pietà di Cannobio
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Cap. 9, car. 94
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Della Chiesa e monastero di S. Eusebio, e Carmeno, e della Vitaliana, e Canero
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Cap. 10, car. 105
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Di Carmeno
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Cap. 10, car. 106
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Della Vitaliana delli illustrissimi signori Borromei
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Cap. 10, car. 106
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Descrittione di Canero
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Cap. 10, car. 109
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Descrittione delle due Degagne de’ signori Morigi, con l’antichità e nobiltà di detta Casa
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Cap. 11, car. 110
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Descrittione del nobil borgo d’Intra, e de gli uomini degni di lode, che sono usciti da esso
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Cap. 12, car. 115
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Di Bernardino Baldino e sue opere, e di casa Rossignuola
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Cap. 13, car. 123
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Della famiglia Rossignuola, e suoi huomini degni di lode
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Cap. 13, car. 128
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Descrittione del nobil borgo di Pallanza, ricco, e populoso
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Cap. 14, car. 135
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Descrittion di Suna, e dove si cavano i Marmi, et altre sorte di pietre
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Cap. 15, car. 153
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Dell’Isola Renata
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Cap. 15, car. 158
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Descrittione di Massino, et altri luoghi
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Cap. 16, car. 163
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Descrittione del borgo, over Castello d’Arona
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Cap. 17, car. 166
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Descrittione di Castelletto de’ signori Visconti
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Cap. 18, car. 172
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Descrittione dell’antico e nobil borgo di Sesto
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Cap. 19, car. 173
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Descrittione dell’antico e nobil borgo d’Angera, che già fu città, e poi contea de’ duchi di Milano
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Cap. 20, car. 176
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D’alcune terre che giacciono tra Angera e Santa Caterina e Movallo
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Cap. 21, car. 187
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Descrittione della chiesa di Santa Caterina, detta dal Sasso
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Cap. 22, car. 192
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Descrittione di Besozzo, Monà, Brebio, e Legiuno
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Cap. 23, car. 196
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Di Cerro, Ceresolo, Laveno, Porto e Germignaca
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Cap. 24, car. 203
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Descrittione del nobil borgo di Luino, giurisdittione del sig.r Conte Rugiero Mariano
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Cap. 25, car. 207
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Descrittione di Macagno di Sotto, feudo imperiale de’ sig.ri conti Mandelli
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Cap. 26, car. 214
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Descrittione di Macagno di Sopra, Tronsiano, Sasso del Pino, Gambarogno, e Magadino
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Cap. 27, car. 223
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Descrittione di tutti i fiumi, e rivoli d’acque che entrano nel lago
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Cap. 28, car. 226
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Della grandissima utilità e commodo, che la gran Città di Milano et altre città e luoghi ricevono da questo lago
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Cap. 29, car. 227
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Del numero delle robbe e delle navi che in un anno vengono fuori del lago Maggiore
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Cap. 30, car. 229
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Il fine della Tavola
- A Cura di:
- [Carlo Alessandro Pisoni]
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