Abbiamo gettato un colpo d’occhio rapidissimo e sfuggevole sullo stato economico di questa bella regione; molte cose al certo non abbiano potuto, o saputo mettere in luce, molto si tennero celate nell’ombra, o ad una vista poco penetrante si sottrassero, altre forse sotto men verace aspetto furono da noi ravvisate e presentate: ma se di contro all’audace tentativo ci sentimmo ben fiacche le forze, non abbiamo indietreggiato, né ci siamo smarriti per la via lungo la quale ci aveva messi l’affetto al paese, e ci sostenne la speranza che questo avrebbe fatto accordare venia indulgente ai nostri conati, quando puro ben lungi dall’agognata meta approdassero.
Lontani dal presumere d’esser capaci di navigare in un mare a noi sconosciuto, o di addentrarci mediante statistiche comparative, studii e rilievi economici, nelle alte ragioni delle cose: abbiamo unicamente tentato, partendo dai risultati della nostra prima esposizione, d’abbozzare il movimento industriale-agricolo della Zona esponente.
Abbiamo veduto, che l’attività è molta nelle varie industrie; anzi tanta in taluna di esse, da non dover tardare a trarre profitto dall’apertura delle nuove grandi arterie del commercio per assicurare nell’avvenire l’esito de’ suoi prodotti.
Meno per volontà degli uomini, ché per la forza delle cose giace in abbandono la razionale coltura delle terre; ma se da secoli è in tale stato, pochi lustri non bastano ad avviarla poi pel cammino, che la scienza con veloce raziocinio e pronte induzioni le addita. Pure le buone idee si propagano, molti tentativi si fanno; il che fa scorgere un primo frutto della crescente istruzione, o dell’opera solerte dei Comizii Agrari, istituzioni sommamente apprezzabili o veramente degno di essere accreditato e sostenute non meno dal Governo, che dai Comuni, i quali vi hanno un interesse grandissimo o diretto. Lenti naturalmente e brevi sono i passi dell’agricoltura, e più ancora li avvince e li impaccia l’ignoranza ed il pregiudizio onde sono traviate le menti della classe, che vi è dedicata; essa pur troppo tiene un posto nella montagna sociale, dove per ultima, affievolita, ed in più scarsa misura, scende la luce benefica dell’istruzione.
Diradar queste tenebre: «hoc opus hic labor», per quelli che anelano al miglioramento sociale, il quale non avverrà secondo vecchie sentenze, se non come corollario del benessere economico, frutto d’industria e di lavoro.
FINE
- A Cura di:
- [Carlo Alessandro Pisoni]
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