STRUMENTI CULTURALI

del Magazzeno Storico Verbanese

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Denominazione:
Santa Caterina del Sasso
Breve Abstract:
Giovanni Giuseppe Vagliano, Le rive del Verbano 1710: la descrizione di Santa Caterina Del Sasso. Parte 04 - Scampo al naufragio e conversione di Alberto Besozzi
Abstract:
E fu quel momento il più atroce spasimo, che uccidesse ogni speranza a sopravivere.
Aperti però gli occhi dell’interno, così fra se medesimo disse: «Alberto tutto il tuo essere, in cui speravi contenti, e felicità, è fatto esca de’ pesci. L’Anima, o Dio, per le tue somme iniquità, preda dell’eterno fuoco, de’ più crudeli tormenti, trionfo d’Inferno; e quel ch’è peggio d’ogn’altro peggio, senza fine».
Stava il miserabile così discorrendo nel suo intelletto, quando sente angelica voce, che gli risponde:
«Alberto per te v’è ancora speranza. Pentiti de’ tuoi errori. Chi sa. Il Dio della Giustizia è altresì in infinito clemente. Pentiti di cuore, chiedi umilmente perdono adhuc spes est». E quasi fosse in quell’istante trafitto, svenato il suo ostinato vizio dal dolore, tremò da capo a piedi, tutto si commosse, e dando lagrime in pegno di sua fede, così abbondanti, che accrescean l’acque all’ ingrossato lago. «Ah mio Dio», proruppe, «Ho peccato. Ingrato contra la vostra infinita bontà, contra il vostro benefico amore, sempre sommo verso di me. Fui cieco, or apro gli occhi, mercè che siete Padre delle misericordie, or s’illumina la mente, lo vedo, lo conosco, lo so. Ho infinitamente peccato contra il mio prossimo, che in vece di sostenerlo, l’ho ridotto ad estreme miserie: Peccavi in Coelum, et coram te. Mio Dio, mio Creatore, mio Redentore. Ho peccato contra me stesso, non avendo curato quella salvezza, per cui voi ricolmo d’amore infinito, di carità indicibile, voleste unire ipostaticamente l’esser vostro Divino a questa frale umanità. Voi, che siete Dio immortale, facendovi uomo mortale. Dal vostro nascer in grotta da giumenti, riposto sul fieno, nel mezzo del verno algente tra l’estrema povertà, passando lo spazio di trentatre anni in rigorosi patimenti, voi, che comandate alle stelle, come suo fattore, voi, che disponete del tutto, perche del tutto Creatore, fatto ubbidiente a putativo parente, ed in fine tradito con un bacio, avvinto in catene, come masnadiero, condotto alle carceri, giudicato dalle stesse vostre ingrate creature, battuto, schernito, ingiuriato, coronato di spine, ingiustamente condannato a morte, spogliato, e nudo per maggiore scorno pazientemente sostenuta, tutto lacero il corpo, dato il sangue tra l’agonie estreme, facendovi strascinar la Croce, su cui dovevate lasciar la vita, trafitto da’ più atroci dolori per le mie infinite iniquità; fu vostro divino amore il morire per me esangue sul Golgota; ed io in questo punto, ch’è l’ultimo del mio vivere, non ho d’avere compunzione, pentimento de’ miei falli ? Ah no mio Dio, ne me perdas in hac hora. Date lagrime amarissime a gli occhi, dolore al cuore, ch’io vi consegno, a fin che trafitto dallo spasimo d’avervi offeso, questo rinuovi, e nell’interno pentimento corran l’acque a lavar le contratte macchie».
A quello dire, ecco il Clementissimo Dio, che non vult mortem peccatoris, sed magis ut convertatur et vivat. Osservata vera la disposizione del ravveduto peccatore, gli parla coll’alta sua voce al cuore, e gli dice: «Cangia costumi Alberto in altro vivere da Fedele, se voi godere la parte dell’ eredità, chi t’assegnai su l’acque del Sacro Fonte». Rispose il contrito penitente: «Il mio eterno contento sarà di servirvi, d’adorarvi, di riamarvi con tutto lo spirito, con tutte le forze, con tutto il cuore, che sempre resterà in vostra mano, e con quest’anima, che per vostra infinita bontà creaste, avete redenta, e conservaste. Tutto ciò giuro con voto il più solenne, che anima fedele promettesse. Renderò il mal tolto a’ replicati doppi, tutto darò per vostro amore, lascerò tutto, anche la moglie, gli agi di mia casa, e quanto mi donaste dal mio natale fin’ora, viverò celibe, saranno frequenti in me le più atroci penitenze, che voi m’inspirerete, tutto mio Dio con intera fede, con amore sviscerato, fermo, sodo, e costante fin’alla morte eseguirò.
Ed ecco ubbidendo al lor Creatore più veloci, che le candide Cavalle del Gange quattr’onde spumanti, bizarramente orgogliose soffianti nitriti, sottentrano al misero legno, che sostenea prezioso il peso di chi dovea servire per gemmato termine a’ fregi delle porte luminose della CelesteGerusalemme, e portata la naufraga barchetta su le cime del tempestoso Egeo, la condussero salva a baciar il sassoso piede della Ballara rupe. All’or tutto fede nell’anima, tutto amore nel cuore verso il suo liberatore Iddio, carpone scendendo al fondo dello sdruscito battello, aggrappatosi a quelle selci, a’ sterpi, a’ bronchi, sanguinate le mani per le punture delle spine, lacere le vestli, pallido in volto, scarmigliate, e confuse le chiome, ancor tremante per lo mortale spavento lung’ora sostenuto, fra se stesso confuso, e continuando nell’interno a chieder a Dio erdono de’ suoi falli, salì sopra quell’alpestre balza qual altro Isacco, per là sacrificarsi vittima dovuta alla gran Maestà Suprema. Il volger del foglio, è ’l fischio, che cangia la scena; e dopo l’oscurità del Cielo sdegnato, sparito l’ingombro funebre, ritorna bel sereno del Cielo brillante, e come dalle cadute il cader s’avverte, così con gli errori la virtù s’alimenta. Non è già l’uomo di diamante, che non possa ammollir sua durezza nel depravato cuore ed all’assoluto comandamento d’un Dio, quando lungo tempo seguì le sue mal conosciute inclinazioni, nella cognizione del vero abbia a rifiutar il falso bene del secolo miserabile. Quest’è l’atto positivo, contrario a diametro al primo, che s’è letto, e s’abbiamo a proseguir l’Istoria a forza d’esempio, entri in scena Agostino, che se bene di lucidissime ingegno, secondando la corrente dell’umana fralezza, seguiva l’inclinazioni peccaminose de’ coetanei amici, poscia ravveduto, abbracciati i dogmi del Cielo nelle persuasioni d’Ambrogio, riuscì quel gran Dottore della Cattolica Chiesa, che colla penna, con la parola, e coll’esempio illuminò il Mondo Cattolico: così Alberto da quella rupe, passando a Besozzo, morto all’iniquità, ravvivato a’ santi propositi dì servir al suo Divino liberatore, dopo d’aver sostenuto una lunga agitazione febrile di quattro mesi, che gli servì quel tempo a prepararsi a nuovo modo di vivere, e disporre delle cose sue per intraprendere il tremendo viaggio delle penitenze più austere, le quali poi praticò nel luogo destinatogli alle divine misericordie, preso congedo dalla piissima moglie, che vogliono colle sue divote preghiere gl’impetrasse dal Signore tal ravvedimento, s’avviò dalla Casa paterna a quest’eremo, ove per lo spazio di trentasette anni in asprissìme penitenze, sepolto vivo sotto un sasso, volò al Cielo.
A Cura di:
   [Nicola Menepento]

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Magazzeno Storico Verbanese

A tutti gli amici e studiosi che nel tempo avete condiviso o vi siete interessati alle attività della Associazione Magazzeno Storico Verbanese, dobbiamo purtroppo comunicare che in seguito alla prematura scomparsa di Alessandro Pisoni, la Associazione stessa, di cui Alessandro era fondatore e anima, non è più in grado di proseguire nella sua missione e pertanto termina la sua attività.

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Biografia Carlo Alessandro Pisoni

Carlo Alessandro Pisoni (Luino, 1962 - Varese, 2021). Seguendo le orme del padre Pier Giacomo, dal 1991 al 2017 è stato conservatore, per gentile concessione dei principi Borromeo, dell'Archivio Borromeo dell'Isola Bella. Appassionato studioso e ricercatore, ha sempre voluto mettere a disposizione degli altri conoscenze e scoperte, togliendo la polvere dai fatti che riguardano Lago Maggiore e dintorni; insieme a studiosi e amici, ha riportato alla luce tradizioni, eventi e personaggi passati dal lago, condividendoli con la sua gente.

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