Navigazione sul Ticino.
[...] la merce di maggior peso e di minor costo in assai più gran copia viene trasportata di qui [=
dal Verbano] a Milano, a Pavia e sino all’Adriatico per le acque del Po, a mezzo della navigazione sul Ticino che in vicinanza alle mura di questo borgo [=
Sesto Calende] ripiglia il suo corso di fiume, per opera dei re longobardi reso navigabile.
Il corso del Ticino da Sesto sino alla Cà della Camera, presso Tornavento, svolgesi per circa 25 chilometri, incassato fra coste altissime di ghiaia e ciottoli disposti a scaglioni dai 5 ai 40 e 50 metri sul livello delle piene: dove volgesi più ristretto e chiuso, corre anche più rapido pel forte pendio; e tai luohi diconsi rapide o
rabbie. Anche le rive del Ticino sono formate pur esse di ghiaia a differenti strati, nei quali si veggono dei massi grandissimi di granito, di selce e d’altre dure pietre. V’è pur di molto e bianchissimo quarzo; e fin qui vengono a provvedersene i Veneziani per le loro fabbriche di cristatto e di terre cotte.
All’indicato punto di Tornavento viengli sottratto, col mezzo di una gran chiusa, detta la
paladella, e con artificiali argini e solide murature, che lo sostengono lungo la costa del fiume per 17 chilometri sino a Boffalora, quell’ampio corpo d’acqua che forma il naviglio grande, e va per Turbigo e Boffalora sino a Milano, percorrendo un sinuoso corso di ben 50 chilom. Quest’opera data dal XII secolo.
Il fiume continua navigabile sino a Pavia e al Po, e con questo sino al mare. La pendenza di livello, dalla Cà della Camera allo sbocco nel Po sotto Pavia, è di 93 metri; di là pel lunghissimo tratto sino al mare non ne ha che 63, per cui nelle basse acque la navigazione coi piroscafi riesce talvolta impedita. “Egli è navigabile sul Ticino a Pavia, che vedonsi nell’alta sua sponda, fra Besate e la Zelada molteplici ed alti strati di sostanza combustibile, cioè di lignite, frammenti di srati di ghiaia e d’arena aurifera, e spazi sen vedono dei grossi pezzi sulla ghiaia del fiume; ove raccolgonsi.” (AMORETTI).
La pesca delle pagliuzze d’oro è di erariale, comeché esiguo, provente.
In antico la navigazione facevasi con zattere, sulle quali è ricordato che Annibale tragittasse in vicinanza di Somma i suoi elefanti e attrezzi di guerra condotti contro Scipione alla trionfal battaglia del Ticino. Ma una specie di monopolio, dice l’Amoretti, trovò oggidì puù conveniente (e al certo più comodo e sicuro, parmi) di sostituirvi grossi barconi, eccettoché pel trasporto del grosso legname.
La capacità delle maggiori barche è di 40 tonnellate. Al tutto speciale poi ne è la forma, presentando esse una lunghezza di 24 metri con uniforme larghezza di 4 m.75 tanto al margine superiore, quanto alla base e fondo, che è piatto. Una lunga pala a poppa, tagliata in guisa di remo, fa ufficio di timone necessario a reggere il corso sulle rapide e nelle risvolte.
Il Ticino è navigabile in tutto il suo corso, ma in più luoghi l’angustia dell’alveo e la rapida china rendono alquanto ardita e paurosa la discesa; epperò a evitare temibili scontri si è posta regola che la discesa debba maisempre farsi prima di mezzodì, e la salita dappoi. Discendendo le barche sen vanno a certa distanza l’una dall’altra, per modo che la susseguente non possa raggiungere mai la precedente, il che non avverrebbe senza pericoli, mentre la rapidità del corso è di 45 chilometri all’ora. Per contrario nell’ascesa procedono a convogli di 10 o 12 unite, e vengono tratte a forza di cavalli.
Ad oltre 5 mila si fa ascendere il numero delle barche annualmente viaggianti sul Ticino. Ondeché, per servire più agevolmente a tanta importanza di movimento commerciale, fu già divisato più volte di derivare un canale di più facile e diretto corso da Sesto Calende a Milano.
Fonti bibliografiche:
L. Boniforti,
Il Lago Maggiore e Dintorni, Corografia e Guida, Torino e Milano s.d. (ma 1858), pp. 238-240.
- A Cura di:
- [Valerio Cirio]
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