STRUMENTI CULTURALI

del Magazzeno Storico Verbanese

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Denominazione:
Verbania, loc. Pallanza
Breve Abstract:
Il grande incendio che distrusse il Molino Tacchini, Grignaschi & C.
Abstract:
La notte di domenica a lunedì [tra l’1 e il 2 agosto], un grave violentissimo incendio, distrusse l’antico Mulino Grignaschi e C. situato al ponte del Plusc.
Questo grande mulino, che era sempre in grande attività, tanto che aveva dato modo ai suoi proprietari di costituire una Società Anonima, e di fondare un altro mulino di potenza doppia a Novara, formava il nucleo di quella piccola borgata, che intorno al Plusc si era costituita.
L’incendio si sviluppò tanto improvviso e violento che i mezzi tosto messi in opera per domarlo, a nulla valsero. Covava forse da qualche ora? E quali ne furono le cause? Ecco due domande che quasi certamente resteranno senza risposta, perché sole le grandi muraglie scrostate e rotte rimangono ad attestare la gravità della catastrofe.
Verso la mezzanotte il signor Pietro Rigola tornava da Intra alla sua abitazione, posta nella casa di fronte al mulino, dove pure abitano i proprietari e, dalla via lungo l’argine, guardando il mulino, scorse delle vampate rossastre attraverso le finestre del primo piano.
Di corsa si recò a dar l’allarme ed a svegliare il signor Tacchini, consigliere delegato, il nipote Betteo e il signor Alessandro Grignaschi, il quale, rientrato da circa un’ora, aveva bensì sentito un rumore sordo, come di cosa che cadesse, ma non aveva potuto indovinare donde venisse, ben lungi dall’immaginare la causa.
Furono tosto attaccate le canne a tre bocche doppie di idranti sulla tubazione dell’acquedotto ed il signor Betteo tosto partì in bicicletta a chiamare i pompieri di Pallanza. Fu suonata la campana del fuoco e la dolorosa notizia si propagò come un baleno. Molti accorsero, molti seguirono i pompieri che non tardarono a giungere, insieme con altre pompe dello stabilimento Giuseppe Sutermeister, ma ogni sforzo fu vano.
I carabinieri e la truppa del presidio accorsero pure con grande prontezza, ma le fiamme si propagavano da uno all’altro locale, da uno all’altro piano, trovando facile esca nelle travature in legno e ben presto guadagnarono il tetto, raggiungendo altezze straordinarie. Lo spettacolo era terrificante. Ben presto vi si aggiunse il fragore dei tetti, e dei pavimenti precipitanti; macchine colossali, condutture lunghissime, distorte e roventi, s’inabissavano; mentre le grandi provviste di grano, testè rinnovate con il nuovo raccolto, i quintali di farina già pronti per la spedizione, gl’innumerevoli sacchi vuoti restavano preda della fiamma.
Per tutto ieri ancora, grandi colonne di fumo si sollevavano dall’immenso braciere.
Molti furono i curiosi che si recarono laggiù, ma ben pochi poterono prestare opera valida di soccorso, date le grandi proporzioni tosto assunte dall’incendio.
I danni non si possono calcolare precisamente, ma si dice superino il mezzo milione di lire, e prima che l’edificio sia ricostruito e il mulino possa di nuovo funzionare, molto tempo purtroppo dovrà passare. La Ditta era assicurata e gli operai impiegati erano circa cinquanta. Il mulino era stato fermata alla mattina della domenica alle sette.

La Vedetta, 3 agosto 1909
A Cura di:
   [Leonardo Parachini]

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Biografia Carlo Alessandro Pisoni

Carlo Alessandro Pisoni (Luino, 1962 - Varese, 2021). Seguendo le orme del padre Pier Giacomo, dal 1991 al 2017 è stato conservatore, per gentile concessione dei principi Borromeo, dell'Archivio Borromeo dell'Isola Bella. Appassionato studioso e ricercatore, ha sempre voluto mettere a disposizione degli altri conoscenze e scoperte, togliendo la polvere dai fatti che riguardano Lago Maggiore e dintorni; insieme a studiosi e amici, ha riportato alla luce tradizioni, eventi e personaggi passati dal lago, condividendoli con la sua gente.

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