Una bella fantasia da parte degli adulti, con una generosità adeguata ai tempi; tanta credulità, almeno da parte dei più piccolini, per i quali sempre la parola “òor” era avvolta in un alone di magia, di rispetto e di mistero. Infatti, mentre il massimo del patrimonio di preziosi cui poteva aspirare la maggioranza delle donne era, oltre alla fede nuziale, una esile catenina e una medaglietta con la Madonna, conservate con autentico e religioso riguardo, ai ragazzini era lasciato correntemente intendere che il Pane d’oro era quotidianamente servito agli Eletti in Paradiso. Del companatico non si avevano notizie, delle bevande neppure. Così riaffioravano poi i primi interrogativi: ”Che cos’è? Dove si trova veramente il nagutìn d’òor?” e successivamente le prime disillusioni della vita!
Ritorniamo adesso al nostro “sladinàa”, sinonimo di agilità, di scorrevolezza, di prontezza di risposta alle sollecitazioni, mentre “rifilàa” dà l’idea della forbitezza e della concisione. Non confondiamo con il termine “mulà”, che evoca immediatamente la figura dell’arrotino. E trattandosi di lingua…!
“Lengua che la taja al fèer” era un poco cortese epiteto rivolto, sovente ingiustamente, alle donne. La dose era poi rincarata da espressioni dispregiative come “lengua serpentina” o “lengua sacrilega” a sottolineare una loquacità troppo vivace o un tantino di pettegolezzo.
La loquacità troppo vivace, e il fatto di avere una lingua decisamente bene “sladinàa” e “rifilàa” giocò un brutto tiro – si raccontava una volta – a una stresiana il cui marito infuriato, stressato, quasi fuori di senno per le continue contumelie della moglie sempre inviperita, dapprima gliele suonò con una certa energia e poi la calò nel pozzo. L’acqua per fortuna non era molto profonda, ma la donna non si arrese e, non potendo più parlare per non bere troppo, faceva le corna al marito con le mani. Così la trovarono i soccorritori che la posero in salvo fuori dal pozzo.
La donna non aprì bocca ma, afferrato il primo e robusto oggetto che ebbe a portata di mano, diede al marito una tremenda botta in testa che, per poco, non lo spedì difilato alla “Gésa Végia”, nome che, tradotto in termine moderno, significa Campo santo. In quel luogo sorgeva un tempo la prima chiesa della comunità stresiana.
La coppia si riappacificò; moglie silenziosa, marito tranquillo, convivenza serena; ma fu coniato un altro detto:
“La lengua la g’ha mia j òss ma j a fa rumpa!”
RIFILALENGUA
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G’ho chì un gipìn tùt a tòc,
l’ha perdù tùčč i tic-tàc,
po’ g’ho faj dèent anche un sèt
e chì dadré l’è tùt rùt!
Anche a rimètig un tòc,
po’, guà tacàag i tic-tàc,
guà tiràa déent tùt al sèt,
ma pò ‘l sarà sémpar rùt!
Pensa e ripensa su un tòc…
l’ho tajà tùt a tuchìtt!
’dèss g’ho un gipìn senza sèt,
senza tic-tàc né tic-tìc!
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SCIOGLILINGUA
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Ho qui un giubbettino tutto a pezzi,
ha perso tutti i bottoni a pressione,
poi gli ho fatto anche uno strappo
e qui dietro è tutto rotto!
Anche a rimettergliene un pezzo,
poi bisogna attaccare i bottoni a pressione,
bisogna ricucire lo strappo,
ma poi sarà sempre rotto!
Pensa e ripensa per un po’…
l’ho tagliato tutto a pezzettini!
Adesso ho un giubbettino senza strappo,
senza bottoni a pressione nè bottoncini!
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1 Altrove, in giro per il lago, «un nagutìn d’òr faj sù in d’una foeuja de figh»… a dir che era ravvolto in una foglia che più vile e di nessun impiego (a differenza del frutto) non ve ne erano; e ancora, comune nel lombardo, secondo il Cherubini (Vocabolario), “on bell nagotin d’or”, cui «spesso si aggiunge ligaa in argent o cont el manegh d’argent»: insomma, un nulla d’oro retto da un manico d’argento.
- A Cura di:
- [Isa Minola]
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Biografia Carlo Alessandro Pisoni
Carlo Alessandro Pisoni (Luino, 1962 - Varese, 2021). Seguendo le orme del padre Pier Giacomo,
dal 1991 al 2017 è stato conservatore, per gentile concessione dei principi Borromeo, dell'Archivio
Borromeo dell'Isola Bella. Appassionato studioso e ricercatore, ha sempre voluto mettere a
disposizione degli altri conoscenze e scoperte, togliendo la polvere dai fatti che riguardano Lago
Maggiore e dintorni; insieme a studiosi e amici, ha riportato alla luce tradizioni, eventi e personaggi
passati dal lago, condividendoli con la sua gente.
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