Nato il 29 febbraio 1884 a Lesa, figlio di Giovanni Rodi, Pa` Vanin (1858 - 1931, vedasi scheda) e di Adelaide Lanzetti (1856 - 1893).
Con i suoi fratelli e sorella (Luigi Mario, Agostino e Luigina), dopo la morte prematura della loro mamma, Felice da bambino visse gran parte del tempo dalla zia Martina Lanzetti (vedasi scheda) a Comnago.
Come giovane studente e poi da sacerdote mantenne un punto di appoggio presso l’abitazione della zia, consistente in una camera.
Felice frequentò le scuole e compì i suoi studi a Einsiedeln, presso il collegio vescovile di Miasino, all`isola di San Giulio, nel collegio De Filippi ad Arona e nel seminario vescovile a Gozzano. Venne poi ordinato sacerdote nel giugno 1910.
I suoi primi viaggi come cappellano di bordo ebbero inizio nel settembre 1910 e proseguirono fino al maggio 1912. Del suo primo viaggio tra Genova e Nuova York (1° settembre - 6 ottobre 1910) resta conservato un diario. In quell`anno Felice Rodi ebbe occasione di entrare in contatto con la comunità di emigrati italiani a Brooklyn, dove conobbe il rettore della parrochia del SS. Cuore a Brooklyn, don Giovanni Vogel (un tedesco), che restò poi suo amico per tutta la vita.
Dopo aver mantenuto per un anno l’incarico di cappellano a Grignasco, don Felice tornò a Brooklyn dall`aprile 1913 al maggio 1916, in qualità di cappellano della menzionata parrocchia del SS. Cuore.
A partire dal maggio 1916 fu cappellano militare, prima a Torre di Zuino, poi dal luglio 1917 al febbraio 1918 sul Pasubio, militando nel IV Reggimento Alpini del Battaglione Aosta.
Dal giugno 1918 al gennaio 1919 fece parte del corpo di truppe italiane che furono inviate in Francia (Champagne); ritornò ancora a New York nel febbraio 1921, dove fece ritorno alla parrocchia dei SS.Cuore.
Nel 1924 diventò direttore della ”Italica Gens”, un’organizzazione ecclesiastica che agiva a favore degli emigrati italiani e con sede anche a New York. Don Rodi con questo incarico si occupava di fornire sostegno agli emigranti che arrivavano via nave nei Stati Uniti, nei primi giorni dopo il arrivo nel paese per loro sconosciuto; era ovviamente una incombenza che richiedeva capacità di organizzazione e doti umane di comprensione, pazienza e un pizzico di diplomazia.
Nel novembre 1930 don Rodi accettò la carica di cappellano di bordo sulla motonave Saturnia della Cosulich Line di Trieste.
Trieste e Genova furono i suoi porti di partenza per numerosi passaggi oltreatlantico nei Stati Uniti ed altrove fino circa all`inizio della II guerra mondiale. Con l`amato fratello Luigi Mario [nonno dell`autore, NdR], che viveva con la famiglia a Basilea, dove dirigeva la propria ditta di importazione di frutta e legumi, don Rodi partì alla volta dell`Egitto, Palestina e Grecia.
Don Rodi aveva amici tra gli ecclesiastici di ogni parte del mondo: in Messico, negli Stati Uniti, molti in Italia. Nella stagione invernale passava il tempo in sua casa a Comnago, che suo fratello gli aveva fatto costruire nel 1935.
Don Felice era «matto per i libri»: ne collezionava tantissimi, appassionandosi particolarmente di storia, di scienze e di letteratura. Parlava inglese, tedesco e anche lo spagnolo.
Sovente si recava in visita a suo fratello e alla famiglia a Basilea.
Durante la II guerra mondiale, quando dovette forzatamente sospendere i viaggi, don Felice riesedette a Comnago e Lesa. Nel 1942 fu chiamato come cappellano militare nel Campo Concentramento Prigionieri di Guerra 65 in Puglia (in vicinanza di Gravina in Puglia). Qui mise a frutto le proprie capacità e la propria umanità: grazie alle conoscenze procurava ai prigionieri libri, faceva in modo di trasmettere lettere ai famigliari e si prodigava in vari altri modi.
In un episodio - narrato all`autore dall`anziana perpetua - don Rodi sventò un bagno di sangue a Comnago, allorché partigiani, tedeschi e fascisti combattevano aspramente sulle colline del Verbano.
Nel dopoguerra don Felice ricominciò a viaggiare a bordo del Saturnia, ma l`improvvisa morte di suo fratello Luigi Mario (a Basilea nel maggio 1949) tolse presto forze e voglia di vivere, al punto da non guarire da un banale raffreddore invernale.
Don Felice morì quindi nel febbraio 1950 ad Alassio e fu seppellito nella tomba di famiglia nel cimitero di Comnago. Nel suo testamento dispose un lascito per un oratorio per giovani da costruire a Lesa. L`oratorio fu poi costruito in Via C. Davicini: oggi il fabbricato serve di base alla Croce Rossa e per il servizio di ambulanza.
Addendum di Gioacchino Civelli sui viaggi americani di don Felice Rodi.
Conferma del viaggio di don Rodi a New York nel 1921 viene dal sito www.ellisisland.org, dove la scheda relativa all`ingresso dell`ecclesiastico permette di scoprire con precisione che:
Felice Rodi, di etnia italiana del sud (Ethnicity: Italian, South) [evidentemente errato, probabilmente si era indotta l`origine dal primo porto di partenza della nave], dichiarava come ultima residenza (Last Place of Residence) Genova, Italy, originario di (City of Birth) Lesa; sbarcò il 10 marzo 1921 all`età di 36 anni, maschio, single (ovviamente: marital Status: S). Aveva viaggiato a bordo della (Ship of Travel) ”Dante Alighieri”, partita appunto da Napoli. Dichiarava che quella per lui non era la prima volta di ingresso negli USA.
Nel 1924 il Rodi risultava nuovamente in arrivo da Veracruz, sbarcato dal bastimento giunto a New York il 19 maggio di quell`anno. Egli veniva schedato con professione ”priest” (prete), ultima residenza negli Stati Uniti a New York, 6, Water Street, capace di leggere e scrivere in inglese, di carnagione scura e capelli e occhi ”dark” (scuri). La sua altezza era di 5 piedi e 5.