STRUMENTI CULTURALI

del Magazzeno Storico Verbanese

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Nominativo:
Rotino, Giovanni Pietro
Descrizione Personaggio:
Teologo
Luogo e Data di Nascita:
Intra,  1644 dic 13
Luogo e Data di Morte:
Intra,  1738 dic 08
Testo completo:
ROTINO GIOVANNI PIETRO


Nacque il 13 dicembre 1644 in Intra. Compiuti i suoi studi di Grammatica Latina in patria si portò in Milano, dove frequentò le scuole di Brera e dove all`età di 20 anni risolvette di abbracciare lo stato ecclesiastico. Ordinato sacerdote bramò seco stesso di esercitare il suo ministero in benefizio de`suoi compatriotti e quindi si diede tutto allo studio della teologia morale e in particolare a quello della pratica della virtù. Si narra che il prevosto di Varallo di santa memoria, Benedetto Lodovico Giacobini, mentre dettava gli esercizii spirituali agli ecclesiastici del vicariato d`Intra, al vederlo entrare in chiesa ottuagenario con un abito assai modesto, l’ordinario per lui (e stava appunto descrivendo l’abito di un vero ecclesiastico), volto agli astanti dicesse: Ecco il modello dell`abito da me descritto.
Suo amore era abitare nella casa di Dio quanto più potesse e per questo chiese ed ottenne l`officio di sagrestano: sua cura speciale era quella di tener monda e pulita la chiesa; era assiduo a tutte le funzioni ecclesiastiche, e ad insegnare la dottrina cristiana ai fanciulli e a farne a’ più grandi la ripetizione. A lui è dovuta l`introduzione in Intra della distribuzione dei figliuoli in classi secondo il metodo stabilito da s. Carlo. S`intratteneva poi con gusto a raccontare esempi edificanti alla gioventù.
Mons. Giuseppe Maraviglia, vescovo di Novara, conosciuto che l’ebbe, lo elesse confessore ordinario delle Monache di S. Antonio, situato nelle vicinanze d`Intra, e numeroso di oltre 40 religiose professe della regola di S. Agostino. Durava questo ufficio due anni e il Rotino gli occupò tutti nel togliere diversi abusi che si erano col tempo introdotti tra esse e nell`infervorarle all`esatto adempimento della propria regola. Non era ancora terminato quel tempo, che gli abitanti di S. Giorgio presso Zoverallo lo chiesero per loro vice-curato o cappellano e il Rotino godè di questa elezione per nascondersi in mezzo a gente povera e semplice. Occorreva però l’adesione del vescovo e si rivolse al Prevosto di Intra, allora Bernardino Scaramuzza, affine di avere una lettera testimoniale per esso. Questi gliela diede, ma fu la lettera di Davide ad Uria; poiché il prevosto pregava con quella il vescovo di negare al Rotino, in vista del gran bene che faceva in Intra, la patente per quel luogo. Il vescovo, letta la lettera si mise a ridere, e poi la diede a leggere a lui stesso, chiedendogli quale fosse il suo piacere, ed avendo risposto, che quello indicato nel memoriale, senz`altro gli diede la patente.
Si occupò il Rotino in questa cura in modo particolare anche della scuola dei teneri fanciulli per avere il mezzo così d`instillare in quelle menti ancor vergini il santo timor di Dio. Non potè però continuare a lungo in questa scuola, perché il vescovo contemporaneamente gl`ingiunse l`offizio di confessore delle monache. Durò il Rotino nella cura di S. Giorgio per otto anni, quando essendo venuta a vacare la vicecura di Trobaso, né potendosi calmare la discordia nata tra gli abitanti di questo luogo per la nomina di un successore, il co. Paolo Borromeo propose loro il Rotino. Bastò questa sola proposta per ridonare la calma a quel luogo e il Rotino, che riconobbe in questa improvvisa mutazione degli animi la volontà di Dio, accondiscese all`invito e, lasciata la cura di S. Giorgio, assunse tosto quella di Trobaso.
Io non dirò che facesse quivi: il lettore dalle premesse saprà trarne da sé le conseguenze. Introdusse in Trobaso la pratica del Rosario ogni sera nella chiesa parrocchiale: era assiduo alle confessioni e alla visita degli infermi: la sua casa era aperta a tutti ogni sera per qualsivoglia bisogno sì spirituale che temporale: dava tutto quanto poteva avere ai poveri in elemosina, persino le proprie vesti, per cui fu visto più volte, nella stagione invernale gelar di freddo.1 Dodici anni passò in Trobaso il Rotino, quando venuto a vacare il canonicato d’lntra, al quale spettava la cura di questa Chiesa, per la nomina dello Scaramuzza a canonico della Cattedrale di Novara, mentre tutti lo stimolavano a concorrere a quel beneficio, egli invece rinunciò anche alla detta cappellania e si ritirò in patria non già per passare in ozio il suo tempo, ma per occupa[r]si più tranquillamente, com`egli diceva, della propria perfezione; senza però omettere di procurare l’altrui, secondo che la provvidenza gliene avesse porta occasione. Di fatto eletto a succedergli in Trobaso Pier Giuseppe Cartotti della congregazione degli Oblati, egli venne in Intra e si ritirò a vivere col proprio fratello.
Negli ultimi anni della sua vita fu anche provato con molte e varie tribolazioni, che sostenne con ammirabile tranquillità di spirito, e con molte infermità, che sopportò con non minore pazienza e rassegnazione. Morì il giorno 8 dicembre, festa della Immacolata Concezione della Vergine, alla quale era devotissimo, l’anno 1738, nonagesimo quarto della sua vita. Le sue esequie furono corrispondenti alla stima, che si aveva, della sua santità. Il suo corpo riposa nella chiesa collegiata Intra dinanzi all`altare della terza cappella alla destra entrando per la porta maggiore.2 La fama del Rotino non oltrepassò forse i confini della sua patria; ma la sua vita per questo non fu meno preziosa agli occhi di Dio e degli uomini, e perciò non è meno meritevole di venire raccomandata alla memoria degli abitanti del nostro Lago. La sua vita fu scritta da uno della sua stessa famiglia, Stefano Rotino, Oblato della Congregazione di Novara e stampata in Milano nel 1744.
Un nipote di lui e dello stesso nome, GIAMPIETRO ROTINO, mandato da esso all`università di Brera in Milano, vestì nell`età di 16 anni l`abito de` Carmelitani Scalzi col nome di Arcangelo di S. Orsola, e morì in concetto di santità in età giovanile in S. Maria Bianca di Parma, appena terminati gli studii.



1 Racconta l`autore della sua vita, che egli soleva spesso levarsi di mezza notte per portarsi in Chiesa ad orare dinanzi al SS. Sacramento, e che questa pia usanza servì una notte a difender la Chiesa dai ladri, che vi erano già entrati da una finestra per derubarla. Una volta fu anche trovato da un suo parrocchiano, passata la mezza notte nell’inverno più rigido a pie` scalzi con una croce sulle spalle, in vicinanza della chiesa della B. Vergine dei sette Dolori in Renco, lontana da S. Pietro di Trobaso un mezzo miglio circa, alla quale andava a far visita in abito di sacco per non essere riconosciuto. Essendo stato da questo scoperto gli raccomandò di non dir nulla ad alcuno.

2 Non saprei dire se si tratti qui della chiesa antica di S. Vittore o della presente. Questa fu edificata sulle ruine dell`antica, nella prima metà del secolo XVIII e consacrata nel 1752 da Mons. Sanseverino vescovo di Novara. La sua Collegiata poi è stata dichiarata insigne nel Sinodo diocesano tenutosi l`anno 1700. Il campanile è di recente costruzione: la prima pietra fu posta il 28 novembre 1841, ed ora è pressoché terminato. Fu fatto a spese di privati oblatori, tra i quali merita di essere ricordato Vittorino Rigola, il quale lasciò lire ventimila a questo scopo.

Autore:
[Vincenzo De Vit]
A Cura di:
   [Anna Elena Galli]
e con modifiche e integrazioni di:
   [Gioacchino Civelli]

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Biografia Carlo Alessandro Pisoni

Carlo Alessandro Pisoni (Luino, 1962 - Varese, 2021). Seguendo le orme del padre Pier Giacomo, dal 1991 al 2017 è stato conservatore, per gentile concessione dei principi Borromeo, dell'Archivio Borromeo dell'Isola Bella. Appassionato studioso e ricercatore, ha sempre voluto mettere a disposizione degli altri conoscenze e scoperte, togliendo la polvere dai fatti che riguardano Lago Maggiore e dintorni; insieme a studiosi e amici, ha riportato alla luce tradizioni, eventi e personaggi passati dal lago, condividendoli con la sua gente.

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