STRUMENTI CULTURALI

del Magazzeno Storico Verbanese

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Nominativo:
Trivulzio, Gian Giacomo
Descrizione Personaggio:
maresciallo di Francia, governatore di Milano, feudatario di Vigevano e Melzo
Luogo e Data di Nascita:
Milano,  1441 [...]
Luogo e Data di Morte:
Chartres,  1518 dic 05
Testo completo:
«Figlio di Antonio e di Francesca Visconti, investito coi decreti 26 e 27 settembre 1499 del grado di maresciallo di Francia e del feudo di Vigevano con titolo di marchese e con privilegio 15 novembre anche del contado di Melzo, già posseduto da Galeazzo, bastardo di Gian Galeazzo Sforza, duca di Milano.
L`invitto guerriero, il concittadino nostro, troppo male corrispose ai voti del popolo, alla fiducia del monarca: favorì i Guelfi suoi fautori, depresse i Ghibellini che, ricalcitranti al nuovo freno, insorsero e, ammutinato il popolo nel giorno 1 febbrajo 1500, acclamarono il profugo duca ed obbligarono il superbo capitano a cercare più che di passo uno scampo entro il castello, e certamente, dice il Grumello, sarebbe stato fatto prigione, se non era Francesco Bernardino Visconti. Rimessosi in breve, lasciò alcune genti a custodire il castello, e mosse con rapide marce per recidere l`ultima speranza al legittimo suo signore Lodovico Sforza, non appena ricondotto sul trono e già cattivo de` Francesi alli 10 d`aprile sotto Novara, mentre disdetta la capitolazione intavolata col nemico, cercava sotto mentite spoglie di mettersi in salvo (1).
Delegato in seguito dal cardinale d`Amboise ad esercitare per la seconda volta il ministero di regio luogotenente, non mostrossi menomamente diverso da quello che già era apparso. Imperioso, tenace, avido di poggiar alto, tenne d`occhio alla meta senza mai deviare: apparentemente fastoso per interesse, faceva professione di amare il ben pubblico, mentre non era tenero che del proprio; egoista e sconoscente, obliava presto il servigio reso dall`amico, e, privo d`ogni sentimento di generosità e della vera grandezza, fu duro, inumano coi vinti.
Impetuoso e feroce per indole, provò bene spesso quanto fosse rigido della disciplina militare, fino a condannare nel capo chi rendevasi colpevole d`ogni minima infrazione. Non è quindi meraviglia se anche in questa occasione abusasse del potere in modo da rendersi intollerabile (2).
Comparve allora sulla scena politica quell`attivo e perspicace ingegno di Gerolamo Morone, il quale, raccolti i lamenti degli abitanti, promosse una formale unanime domanda al re, onde al Trivulzio venisse surrogato uno straniero che, scevro da spirito di parte, avesse in modo più imparziale a reggere il paese. All`inchiesta aderì tosto Luigi XII, ed investì del governo, come si vedrà appresso, il signore d`Aubigny.

Lett. seg. con varie parole autogr. e sug. diretta a Sebastiano Ferrario, tesoriere del duca di Savoja, in data 10 febbrajo 1498. Chiede denari promessigli da quel duca per quello di Milano?
Lett. seg. al cardinale del Fiesco, cui raccomanda monsignore di Bagnolo.
Altre lett. originali, ma di mano diversa in punto a belliche fazioni.
Diversi ritr. fra cui uno inciso da Aliprando Capriolo, riportato alla Tav. I.


(1) Coll`appoggio dell`imperatore tornò a Milano Lodovico il Moro, e non vi si trattenne che il giorno di san Biagio, 3 di febbrajo; passando poscia a Pavia, lasciò interinalmente al governo della capitale il proprio fratello cardinale Ascanio. Non crediamo comprendere quest`ultimo in una serie che abbraccia soltanto quelli i quali rappresentarono il sovrano nel reggimento dell`intiero Stato. Quanto poi alla prigionia del duca, affermano taluni essere avvenuta per tradimento de` mercenarj svizzeri che combattevano sotto le sue insegne, ed anzi rileviamo dal Giovio, come Gaspare Silen di Uri e Rodolfo Salis, grigione, avrebbero additato al cardinale d`Amboise il pusillanime Lodovico, il quale, rinunciando a più arditi disegni, tentava trafugarsi sotto gli abiti d`un fantaccino della loro nazione, confondendosi cogli altri militi costretti a sfilare a due a due in mezzo all`esercito francese. Nota invece il Grumello che fu il capitano elvetico Soprasasso a tradire il Moro, e che la Tremouille, volendo umiliare gli Svizzeri, li fece passare sotto una picca, come già i Sanniti usarono coi Romani alle forche Caudine nell`anno 321 av. G. C.

(2) Dopo tutto quelto che ne scrisse il Rosmini, abbastanza note sono le gloriose vicende di questo capitano tanto valente, quanto tristo cittadino, e noto è il guiderdone con che il quasi ottuagenario vincitore di 18 battaglie, il fondatore della milizia in Francia, venne premiato degli innumerevoli e segnalati servigi resi a quel paese. ”Il Trivulzio”, dice il Verri, ”fu un gran soldato, un signore magnifico e d`animo reale. L`ambizione sua però fu rivolta più a soggiogare i nemici viventi ed a vendicarsene, che a procacciarsi una fama generosa presso la posterità. Ei non temette la voce imparziale della storia, e tristo quel popolo dominato da un ambizioso che non la teme. Trivulzio con la sua ambizione rovinò la patria, scaccionne i naturali suoi duchi e la immerse nelle miserie che l`afflissero per più di un secolo. Egli non ha diritto veruno alla nostra riconoscenza”. Chi ne fosse vago, potrà leggere nella storia dello stesso Verri e nella Nobiltà di Milano del Morigia le descrizioni delle splendide feste date dal Trivulzio nel proprio palazzo in contrada di Rugabella ad ambo i re di Francia, Luigi XII e Francesco I, in occasione delle rispettive loro visite in Lombardia; non che il minuto ragguaglio del banchelto col quale volle il marescialto festeggiare il suo matrimonio con Beatrice d`Inigo d`Avalos, sorella del marchese di Pescara e zia del marchese del Vasto. Altrettanto magnifici furono i suoi funerali costati 28000 scudi d`oro. Morì il Trivulzio a Chartres alli 5 dicembre 1518 nell`età di 78 anni, e il di lui corpo fu recato il 17 gennajo 1519 a Milano nella chiesa di S. Eustorgio e di là a quella di S. Nazaro, ove fu sepolto nell`ottagono vestibolo da esso appositamente fatto costruire nell`anno 1518, comeché presago il vecchio guerriero della prossima sua fine. Sotto all`urna che ne racchiudeva le spoglie, e che fu coltocata in alto fra quelle delle due sue consorti, leggesi il seguente epitaffio da lui medesimo composto: Joannes Jacobus Trivultius Antonii Filius qui numquam quievit quiescit. Tace. La zecca dei Trivulzj venne troppo bene illustrata nella menzionata opera del Rosmini, perche noi avessimo qui a riprodurre que` tipi egregiamente intagliati.»



Fonti Bibliografiche:
D. Muoni, Collezione d`autografi di famiglie sovrane. Celebrità politiche, militari, ecclesiastiche, scientifiche, letterarie ed artistiche, illustrata con cenni biografici, documenti, fac-simili, ritratti, monete di alcuni Stati italiani, Milano, Francesco Colombo librajo-editore, 1859, pp. 6-7.

Autore:
[Damiano Muoni]
A Cura di:
   [Roberto Bellosta]

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Biografia Carlo Alessandro Pisoni

Carlo Alessandro Pisoni (Luino, 1962 - Varese, 2021). Seguendo le orme del padre Pier Giacomo, dal 1991 al 2017 è stato conservatore, per gentile concessione dei principi Borromeo, dell'Archivio Borromeo dell'Isola Bella. Appassionato studioso e ricercatore, ha sempre voluto mettere a disposizione degli altri conoscenze e scoperte, togliendo la polvere dai fatti che riguardano Lago Maggiore e dintorni; insieme a studiosi e amici, ha riportato alla luce tradizioni, eventi e personaggi passati dal lago, condividendoli con la sua gente.

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