Dello stesso casato del precedente fu il p. Felice Zoppi nato di Felice e di Giovanna Zaccheo in Cannobio il 28 dicembre 1824. Manifestò sin da fanciullo l’inclinazione grande agli esercizi di pietà, la quale a poco a poco il condusse ad abbracciare la vita religiosa. Entrò di diciott`anni nel convento dei PP. Minori Riformati di Ameno, che spettava alla Provincia Francescana detta di San Diego, dove fece la sua professione nelle mani del r.mo p. Giulio Arrigoni che fu poi nominato arcivescovo di Lucca,
1 e compì quindi i suoi studi di Filosofia e di Teologia presso l’insigne lettore che fu il p. Tommaso da Casal Zuino
2 e fu promosso da ultimo al sacerdozio il 23 settembre dell`anno 1848.
Ma il suo cuore anelava di consacrarsi in modo particolare alle Missioni nelle terre degli infedeli. Chiese pertanto ed ottenne d’esser inviato a Roma per addestrarsi a quel ministero nel Collegio
De Propaganda Fide. Qua giunto nel giugno del 1850 si diede a tutt’uomo allo studio della difficile lingua cinese e tali furono i progressi, ch’egli vi fece, che lo stesso cardinale Prefetto di quella Congregazione giudicò l’anno seguente che si potesse spedire missionario in quell’impero destinandogli la provincia dell’Hu-Quang e di farlo altresì capo di una spedizione di altri missionarii cinesi, siccome quello che si reputava fornito di maggior esperienza e prudenza.
Partì da Roma il 20 maggio del 1851 e arrivò in Hong-Kong, primo porto cinese nell’isola dello stesso nome soggetta all’Inghilterra, nell’agosto dell’anno stesso. Quivi fu costretto ad arrestare i suoi passi in causa della guerra civile scoppiata di fresco nella Cina; e quivi diede principio alle sue apostoliche fatiche evangelizzando le genti di varie nazioni che affluivano a quel porto sicuro, e colà anche stanziavano.
Gli venne poscia affidata l’amministrazione spirituale di tre grandi ospedali, e la cura inoltre della truppa cattolica Inglese, che colà dimorava: e così grande fu il frutto, che ne raccolse nel breve corso di due anni appena, che la suddetta sacra Congregazione sulle relazioni avutene lo propose per la dignità vescovile, come consta dalla lettera del 3 ottobre 1853 del suo procuratore per le missioni, il p. Giuseppe da Boscomare, la quale tuttora si conserva nella famiglia di lui.
Ma questa proposta non potè avere esecuzione per la terribile malattia di fegato ivi dominante, dalla quale venne quasi nello stesso tempo assalito, e che in breve lo ridusse agli estremi di vita. Rimessosi alquanto dovette abbandonare quel luogo per recarsi nella più salubre isola di Ceylan, dove pure esercitò il suo apostolato nella città di Kandy, antica capitale dei re di quella contrada, e nei luoghi intorno ad essa. Ma quivi pure le fatiche da lui sostenute finirono di logorare la sua salute già di molto indebolita, sicché dopo tre anni dovette con dolore partirsene.
Grandi furono gli attestati di benevolenza, che si ebbe da quelle popolazioni e in particolare maniera dalle truppe cattoliche Inglesi, le quali gli offersero in dono un magnifico calice d’argento ed un messale, quale segno di gratitudine pei prestati servigi spirituali.
Salpò dall’Isola di Ceylan nell’anno 1857 alla volta d’Italia. Per via scorse parte dell’Egitto, fu al Cairo, al monte Sinai e quindi nella Palestina; visitò i luoghi principali di Terra Santa, il Santo Sepolcro, il Calvario, le rive dei Giordano, il Mar Morto, Gerico, S. Saba e Betlemme e dovunque celebrò il santo Sacrificio pieno la mente ed il cuore delle memorie degli augusti misteri, che ivi ebbero un tempo il lor compimento. In sul partire fu nominato procuratore apostolico di Terra Santa. Giunse in Roma nel maggio dell’anno stesso, dove fu accolto assai amorevolmente dal Cardinale prefetto della Congregazione di Propaganda, che gli propose, ove avesse bramato di continuare nell’apostolato, clima migliore nell’America settentrionale.
Rivide in questa occasione la patria, i parenti e gli amici: promosse in Torino verso la fine di quest’anno medesimo (1857) l’Esposizione di vari oggetti di diverso genere a favore dei Missionari Sardi, alla quale egli stesso fece di molti doni.
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Frattanto rimessosi abbastanza in salute e impaziente di ritornare alle sue dilette missioni, si mise nuovamente in viaggio alla volta d’America, nel gennaio dell’anno 1858. Arrivato a New Jorck [=
York], si occupò tosto del suo ministero in quella città e nei suoi dintorni. Lo stesso fece in Allegany, Buffalo, Filadelfia, Cincinnati, Galveston nel Texas, nel quale stato da ultimo dimorò fissando la sua residenza in Huston, con grande soddisfazione di tutti i vescovi di quelle contrade.
Se non che dopo pochi anni della sua dimora colà venne a scoppiare la guerra civile, ed egli dovette in qualità di cappellano militare seguire l’esercito de’ confederati. Fu presente a tre sanguinose battaglie, in una delle quali fu anche decorato della medaglia d’argento. Tutto questo però influì grandemente sulla sua salute, e per modo, che gli fu forza di ritirarsi pure di là. Lo stesso vice-console Italiano residente in Boston, il sig. Reggio, attestò i pericoli tra i quali ebbe a trovarsi la sua vita medesima e l’impossibilità di più oltre continuare colà il suo ministero.
Lasciata pertanto dopo otto anni di apostoliche fatiche l’America, fece vela di nuovo verso la patria nel 1865. Nel viaggio la sua nave venne inseguita nel golfo di Messico dalle navi corazzate dei nemici. Ma superato coll’aiuto divino pur questo pericolo giunse felicemente in Roma una terza volta.
Quivi ottenne di ritirarsi in alcuno dei Conventi della sua provincia, che fu quello di Orta a lui prediletto, dove, quasi in posto securo, si diede con amore alle pratiche dell’ordine Francescano, al quale si manifestò mai sempre affezionato.
Ma mentre godeva colà di una invidiata pace e tranquillità, eccoti che di nuovo quel fiero morbo, che covava nel seno, si vide erompere e con tale veemenza, che in breve d’ora lo condusse alla tomba. Morì il p. Felice Zoppi in Orta il 3 agosto 1866 nell’età di anni 42. Egli si era colà acquistato in si breve tempo l’affezione e la stima del clero; sicché i suoi funerali furono oltre modo splendidissimi pel concorso spontaneo di esso clero e del popolo.
Ebbe apposita sepoltura, acquistata della famiglia di lui, nel cimitero di quel borgo, sulla quale si legge la seguente epigrafe:
QUI GIACE LA SALMA
DEL REV.DO P. FELICE ZOPPI
DA CANNOBIO
GIÀ MISSIONARIO APOSTOLICO IN CINA
INDIE AMERICHE
DECESSO IN QUESTO CONVENTO
DI CUI ERA GUARDIANO
ADDÌ 3 AGOSTO 1866
NELLA VERDE ETA’ DI ANNI 42
PREGATE ETERNO RIPOSO
AL SUO SPIRITO
Lasciò il p. Zoppi anche qualche scritto e molte lettere, relative alle sue missioni, che si custodiscono gelosamente nella sua casa paterna.4 Egli aveva anche stesa una descrizione dell’Isola di Ceylan, ed una memoria sui Vampiri, che vennero pubblicate in più numeri nel giornale della suddetta Esposizione del 1858.5
1 Il P. Giulio da Bergamo, così si chiamava l`Arrigoni nella sua Religione, passò molti anni nel convento del suo ordine in Cannobio, dove anche fu guardiano. Ivi nel silenzio del chiostro attese con amore allo studio delle scienze ecclesiastiche e dell`eloquenza, nelle quali si acquistò tanta fama, che il Granduca di Toscana lo volle l`anno 1843 professore di teologia nell`università di Pisa, e quattro anni dopo (1849) lo propose alla cattedra arcivescovile di Lucca. Ma anche dopo questo tempo l`Arrigoni mantenne sempre grata memoria di Cannobio, da lui riguardata quale sua patria adottiva. — Da questo stesso convento è uscito anche il P. Celestino Spella di Montalto presso Voghera, il quale fu poi consacrato vescovo e spedito dal regnante sommo Pontefice Pio IX nel 1839 visitatore apostolico nella Cina, dove anche venne a morte ai 14 settembre del 1862. — Non sarà poi fuor di proposito l`aggiungere che questo Convento dei PP. Riformati era quello stesso dei PP. Cappuccini già soppressi. Il Card. Morozzo l`acquistò dal demanio e vi aggiunse anche il giardino, che comperò egualmente e diede l` uno e l`altro ai PP. Riformati , che rientrarono l`anno 1828, e vi stettero sino all`anno 1866, nel quale furono nuovamente soppressi.
2 Anche questo distinto soggetto ebbe stanza molti anni nel Convento de` PP. Riformati di Cannobio, riverito e stimato da quanti il conobbero per la sua dottrina non meno che per le sue virtù.
3 Tra i vari documenti che conserva la sua famiglia in Cannobio esiste anche il Catalogo degli oggetti offerti dal P. Felice Zoppi da Cannobio, Missionario apostolico reduce dalla Cina, India, Palestina ed Egitto in occasione dell’Esposizione di oggetti nazionali ed esteri a favore dei 600 missionari Sardi sparsi pel modo. Porta la data dei 16 gennaio 1858 da Torino ed è firmata dal Direttore generale della suddetta Esposizione il Can. Giuseppe Ortalla. Tra gli oggetti principali offerti dallo Zoppi meritano particolare attenzione il calice d’argento e il messale sunnominato; una cassa di legno di canfora, un leggio d’ulivo del monte Oliveto, un’acquasantiera in madreperla.
4 Uno zio del nostro missionario, l`avv. Pietro Zoppi, nato in Cannobio nel 1783 e morto in Milano in età di anni 62, fu giureconsulto di bella fama, e si segnalò sopra tutte nelle pubbliche arringhe, solite a tenersi sotto il cessato regno d` Italia ai tempi del primo Napoleone. È autore di un opuscolo sulle Usure, che fu pubblicato dopo la sua morte.
5 Erano già stampati questi cenni, quando mi giunse la notizia che un certo Luigi Meschio negoziante vedovo e senza figli, morto or ora (1876), lasciò per testamento tutta la sua sostanza, che si calcola di circa 30 mila lire, all`Ospitale di Cannobio. Si abbia anche questo benefattore della patria una parola di encomio.
- Autore:
- [Vincenzo De Vit]
- A Cura di:
- [Giuseppe Passera]
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