PITTALUGA GOTTARDO
Chiuderò la serie delle persone illustri della città d`Intra coi pochi cenni di uno, che si rese per lo contrario famoso coi suoi delitti, voglio dire del sicario Gottardo Pittaluga, originario di Genova, onde anche era soprannominato il Genovese, ma nato in Intra l’anno 1753 e intorno ai fatti del quale stese fin elegante racconto il dotto Guido Ferrari.
«Un Gottardo Pittaluga», scrive il ch. prof. Grosso parlando appunto delle ”Opere” del Ferrari, «un Gottardo Pittaluga, il quale, per ben tre anni, con ferimenti e omicidi, sparse il terrore lungo le sponde del Verbano, e coll`avvedutezza, la pazienza, il coraggio, la gagliardia seppe quasi stancare la gente d`arme del regno Sardo e dell`Impero d`Austria, parve al Ferrari, si animum spectes, da anteporsi a Spartaco».
E poiché scrittori non mancarono a Spartaco, egli, quantunque vecchio, volle che almeno uno scrittore non mancasse al Pittaluga, e nel 17721 appena ebbe udita la morte, si pose a scrivere e in breve pubblicò la narrazione: De insigni singularique sicario, con sì robusto e rapido stile, che il dotto filologo, severo giudice, elegante scrittore, Daniele Wuttenbach, riferendone un tratto nella Biblioteca critica, lodò tutto il lavoro con queste parole: paucis exceptis locis, universo quidem habitu, colorem antiquitatis refert (Biblioth. crit. Vol. II, Pars octava, pag. 133, Amsterdam).
Questo tratto è tolto dal Ragionamento del cav. Stefano Grosso, professore di lettere Greche e Latine in Novara, intitolato: Delle Opere di Guido Ferrari, Novara 1870, in 4.°, pag. 35).
La narrazione poi del Ferrari, al quale il nostro famoso sicario va debitore della conservazione della sua memoria tra noi, ché niuno al presente più si ricorderebbe di lui, sta nella Collezione delle sue opere pubblicate in italiano nel 1791, in 8. nel VI ed ultimo volume di esse dalla pag. 169-182 col titolo anzidetto e con una prefazioncella o lettera dedicatoria, diretta al milanese Pietro Antonio Bolongaro Crevenna, negoziante fiorentissimo in Amsterdam e al tempo stesso uomo eruditissimo,2 e datata dal Collegio Reale di Monza il 16 novembre dell`anno 1781.3
Avvenne la morte del Pittaluga in questo modo. Inseguito per ogni dove dai militi dopo di avere vagato qua e colà lunge le sponde del Lago, riparò finalmente su quel della Svizzera in un`osteria. Quivi circondato da sedici d`essi si difese con ostinazione, ma da ultimo ferito gravemente rimase fuori dei sensi sul nudo suolo e così contraffatto, che i soldati si credettero di avere ucciso un altro, non lui, e se ne partirono.
Frattanto riprese fiato, e si alzò: vedendosi solo, tentò anche fuggire di là, ma pel sangue che versava in copia dalla ferita svenne tra via e fu preso. Allora disperando ormai della sua vita, chiese di un confessore per provvedere almeno in quegli estremi istanti all`anima propria.4 Sopravvisse però ancora due giorni, e mentre semivivo su di una barchetta si trasportava a Laveno, spirò nel tragitto l’anno 1781, vigesimo ottavo dell`età sua, e in questo modo fu ridonata la calma e la sicurezza agli abitanti delle nostre contrade. Non mi consta che oltre il Ferrari altri abbia scritto di lui alcuna cosa.
1 Questa data è sbagliata: ne mostrerò la correzione più innanzi.
2 Petro Antonio Bolongario Crevennae Mediolanensi Amstelodanensi negotiatori florentissimo viroquo eruditissimo. La lettera incomincia con questo tratto: Zanella a me tuus sicarii insignis plansque singularis imaginem postulat ... Negarem ne illi, aut te ego vellem voluptate carere publicae quietis, quae, eo sublato, nunc oras illas, tum Stresiam etiam tuam carissimaque tibi capita Bolongariorum tuorum iucundissime perfudit? etc.
3 Modoetiae in regio ephobeo XVII Kal. Ian. MDCCLXXXII (cioè il giorno XVII innanzi le calende del mese di gennaro dell`anno 1782). Reco questa data per emendare l`errore tipografico incorso nel Ragionamento del prof. Grosso, già riferito di sopra e insieme per avvertire che l’anno in essa indicato secondo l’uso romano, che è di segnare il giorno in alcuni casi colle Calende del mese seguente, non è già secondo l`uso nostro il 1782, al quale apparteneva il mese di gennaro, ma sì l’anno 1781, al quale apparteneva il giorno 16 del mese di dicembre. Sicché deve dirsi appunto che la narrazione fu scritta dal Ferrari l’anno stesso della morte del Pittaluga.
4 Sentiens se mori, scrive il Ferrari, confessarium accersivit, et studuit ultimum illud animae prospicere.
- Autore:
- [Vincenzo De Vit]
- A Cura di:
- [Anna Elena Galli]
- e con modifiche e integrazioni di:
- [Gioacchino Civelli]
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