STRUMENTI CULTURALI

del Magazzeno Storico Verbanese

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Denominazione:
Breve Abstract:
V. De Vit, Il Lago Maggiore..., Vol. 01 p. 1 - Cap. 18 - Della predicazione dei SS. Fratelli Giulio e Giuliano intorno al Lago Maggiore
Abstract:

Ma quelli che crebbero viemaggiormente il culto dell`Evangelio in queste contrade furono i SS. Fratelli Giulio e Giuliano, prete il primo, diacono il secondo, verso la fine del IV secolo [i]. Animati da uno stesso spirito concepirono il disegno di percorrere molte regioni dell`impero Romano allo scopo di propagarvi la religione cristiana abbattendo quanti più potessero templi eretti alle false divinità, e di purificare in pari tempo la santa fede dalle eresie, in quei luoghi dove erano già penetrate, in ispecie dall`arianesimo, che in quel tempo infieriva. Partiti dall`Asia Minore verso l`anno 383, giunsero in Roma: di là mossero a Milano, dove è fama, che fossero per qualche tempo anche cooperatori di S. Ambrogio. Indi visitarono in Novara verso l`anno 390 S. Gaudenzio, allora semplice sacerdote [ii], e venerarrono la tomba di S. Lorenzo martire. Di là passarono a Vercelli e quindi ripiegarono verso il Lago Maggiore, che si può dire che fosse il campo di preferenza trascelto alle ultime loro apostoliche fatiche.

È fama che in queste loro peregrinazioni ben cento Chiese innalzassero al culto del vero Dio. È poi difficile di poter dire con precisione i luoghi dove s predicarono, e dove fondarono queste Chiese. Gli scrittori della loro vita, i quali raccolsero tutte le tradizioni popolari dei luoghi intorno al Lago Maggiore e delle regioni alpestri contermine, raccontano, che Brebia, non molto discosta dal Lago e ch’è una delle più antiche pievi della Diocesi di Milano [iii], abbia goduto la prima tra noi di questo insigne lor benefizio [iv]. Ma dopo questa Intra alle sponde del nostro Lago, Trefiume nella valle Cannobina, Carpugnino nel Vergante, Cravegna nella Valle Antigorio, S. Maria Maggiore in Val Vigezzo, Calice sopra Domodossola, Crosinallo nella pieve di Omegna, e più altre ancora sono nella persuasione di averli avuti a fondatori delle loro Chiese primitive [v]. Forse vi ha qualche cosa di vero in queste tradizioni, atteso l`ardente zelo, e la carità grande che animavano quelle anime generose; ma privi come siamo di documenti sicuri per comprovarle, il dubbio pesa forte sopra di esse, e tutto quello che possiamo dire in loro favore è che se non furono essi i fondatori di queste chiese, poterono tuttavia, specialmente S. Giulio, che sopravvisse alcuni anni al fratello, colla loro predicazione e più coi prodigi edificarvi una cristianità convertendone gli abitanti del culto degli idoli a quello del vero Dio. E questo io credo che sia il miglior modo di conciliare colla storia la volgar tradizione. Le sole chiese che hanno per sè un fondamento di tutta certezza sono quelle di Gozzano e dell`Isola detta poi di S. Giulio, e perchè furono l`ultima meta del loro pellegrinaggio su questa terra, e perchè sono tuttora depositarie delle loro spoglie mortali.

Leggiamo di fatto nel Codice surriferito che S. Giuliano recatosi col fratello a Gozzano, chiamato allora Gaudianum, vi edificò una chiesa, e fu la nonagesima [vi], che volle dedicata al Santo martire Novarese Lorenzo, e che ivi anche finì i suoi giorni e fu sepolto in quella medesima chiesa. Si crede  avvenuta la sua morte il dì 7 di gennaio dell`anno 391. Le sue reliquie furono poi trasportate l`anno 1360 nella chiesa collegiata del detto luogo e poste sotto l`altare maggiore. Monsignore G. B. Visconti Vescovo di Novara ne fece l`anno 1690 la ricognizione. La festa poi di questa translazione si celebra dal Capitolo di Gozzano il giorno 24 di ottobre.

S. Giulio dopo la morte del fratello si ritirò nella detta Isola, dove egualmente edificò una chiesa e fu l`ultima, dedicandola ai SS. Apostoli; e dove anche pose fine ai suoi giorni nell`età di anni 71, l`ultimo di gennaio dell`anno 400 [vii]. Il suo corpo fu tumulato in quella medesima chiesa, dalla quale poi il suddetto Vescovo Visconti lo trasse l`anno 1697, per trasferirlo nel 1708 in un apposito scurolo sotto l`altar maggiore della Chiesa collegiata. La festa di questa traslazione si celebra sino dall`anno 1712 da quel capitolo il 28 gennaro.

Oltre a queste niun`altra memoria religiosa di certa data abbiamo in quest`epoca de’ luoghi spettanti alle regioni del nostro Lago e alle contermine ad esso. Tuttavia è da credere che lo zelo di questi, i loro esemplari costumi, la carità sopra tutto ed i prodigi da loro operati, ed in ispeciale maniera le pastorali sollecitudini dei santi Vescovi di Novara dall`una parte e di quelli di Como e di Milano dall`altra, sieno state coronate de’ più grandi successi nell’abbattere e distruggere l`idolatria, che infestava ancora nel quarto e nel quinto secolo queste contrade, costringendola a ritirarsi e quasi appiattirsi tra le valli più remote e dei più alti gioghi delle Alpi, dove sappiamo essersi mantenuta ancora per molto tempo, finchè da ultimo di là pure snidata, tutte le regioni limitrofe al nostro Lago furono conquistate alla luce dell`Evangelio.

 

 



[i] Nacquero secondo la volgar tradizione in Egina, isola dell`Arcipelago, che fu de’ Mirmidoni, popoli che di là passarono nella Tessaglia, verso l`anno 330 dell`era nostra da genitori Cristiani, i quali ebbero cura di dar loro una santa educazione e di farli insieme erudire nelle lettere e nelle scienze anche profane, che fiorivano allora grandemente in Atene. Oltre alla vita loro di autore ignoto, che si legge MS. nel codice già citato del secolo XI, e che fu pubblicata dai Bollandisti sotto il giorno 31 gennaro dietro una copia tratta da un Codice MS. col titolo: Vita auctore Anonymo ex Codice MS. Carthusiae Coloniensis descripta a Ioanne Gamansio Soc. Iesu, e prima ancora dal Mombrizio nel suo Sanctuarium con varianti di poco conto per ciò che spetta la sostanza delle cose narrate, si allegano dall’Amoretti (l. c. p. 69) gli Antichi Atti di S. Giulio, de’ quali ho parlato alla pag. 35. Devo però qui confessare che per quante ricerche abbia fatte, non mi fu possibile di vederli. Delle Vite poi scritte più recentemente una ve n’ha del Bonino stampato in Milano nel 1709, ed in Brescia nel 1712, un`altra del Giulino pubblicata in Piacenza nel 1749, ed una terza senza nome di autore e senza data, ma che si arguisce della fine dello scorso secolo, data in luce da un sacerdote Novarese in Vavallo pei tipi di Carlo Francesco Gilardone. La più recente, e che fu da me consultata, è quella testè ricordata dell’Avogadro.

 

[ii] Fu S. Gaudenzio cittadino di Ivrea, discepolo di S. Eusebio Vescovo di Vercelli, e cooperatore di S. Lorenzo prete, e dopo la morte di S. Ambrogio, ordinato Vescovo di Novara da s. Simpliciano, successore di questi nella Cattedra di Milano, intorno all`anno 398 dell`era nostra. Un sermone in elogio di S. Gaudenzio si ha tra gli altri anche del Ven. Bescapè, pubblicato in Milano nel 1698, ed uno scritto di Girolamo Antonio Prina in occasione del trasporto del di lui corpo il giorno 11 giugno 1711, stampato pure in Milano l`anno stesso. S. Gaudenzio ebbe a successore S. Agabio, la cui vita fu stampata in Novara l`anno 1697. -- In alcuni documenti, tra i quali citerò il Catalogo dell`anno 1000 delle feste che si celebravano nella città di Tortona presso Giuseppe Salice nell`opera Annali Tortonesi, Torino, 1874, 8.° pag. 117, S. Gaudenzio è chiamato Solesio (S. Gaudentii Solerii primi episcopi Novarensis). Se questa tradizione fosse bene fondata si avrebbe da essa il nome della gente, tanto raro a trovarsi in questi tempi nelle persone ecclesiastiche, alla quale spettava la sua famiglia: ma dubito forte della veracità di questa testimonianza, tanto più che il gentilizio Solerio mi è affatto nuovo in epigrafia.

 

[iii] La prima istituzione delle Chiese rurali, che poi furono anche le prime Chiese plebane nella diocesi Milanese, si attribuisce a s. Mona, Vescovo di Milano, morto l`anno 250, dopo aver tenuto la cattedra pel corso di circa 59 anni. Queste Chiese rurali erano erette da preti e talvolta anche da semplici diaconi stabiliti dal Vescovo per l`istruzione del popolo. Vedi il Biraghi nelle note alla citata Storia Daziana; Mario Lupi, De parocchiis ante annum Christi millesimum, Bergami, 1788, e l`opera eruditissima di Luigi Nardi, Dei Parochi, Pesaro, 1829.

 

[iv] Di questo non pare si possa muover dubbio trovandosene aperta menzione nel Codice capitolare già ricordato, nel quale, come anco presso i Bollandisti l. c., si legge: in loco, qui dicitur Beblas, che fu poi corretto dal Bescapè in Brebia. Certamente Brebia è Chiesa antichissima, ornata in secoli posteriori di una Collegiata con prevosto e 18 canonici residenti. Decaduta col lasso de’ tempi dal suo splendore, S. Carlo Borromeo trasferì sei di quei canonicati alla Chiesa di S. Tommaso di Milano, e gli altri a quella di S. Alessandro di Besozzo, riducendo Brebia a semplice parrocchia sotto la prevostura di questo luogo. Vedi il Morigia, l. c. p. 201. Il nostro Bescapè poi nella sua Novaria lib. I, racconta che S. Giulio edificò la Chiesa di Brebia sulle rovine di un tempio sacro a Minerva. Vedi anche il Bosca nelle annotazioni al Martirologio Ambrosiano, pubblicato in Milano nel 1695, sotto il giorno 31 di gennaro.

 

[v] Vedi su tutti questi luoghi i succitati scrittori della Vita dei nostri SS. Fratelli. Rispetto poi alle isole del nostro Lago soggiungerò quello che si legge nel Codice capitolare più volte citato. Exinde, partendo da Brebba, progressi venerunt ad insulam modicam, quae est in lacu, qui subiacet civitati, quae vocatur Stationa. Alcuni opinarono che fosse qui parola dell` isolino presso Angera: ma basta, anche senza tener conto dell`esiguità dell`isola non atta alla edificazione di una chiesa, osservare che ivi non è detto che questa isola fosse soggetta a Stazzona od Angera, ma si che il lago era a questa soggetta, perchè vada a terra l`argomento desunto da quelle parole. Perciò altri pensarono che fosse l’Isola Bella, ed altri l`Isola Madre: ma qualunque si voglia di esse, è anche a dire, che i Santi niuna Chiesa colà edificarono di là togliendosi pochi istanti dopo del loro approdo.

 

[vi] Gaudiani Ecclesiam, quae NONAGESIMA nota erat, Iulius fratri Iuliano relinquendam existimavit, ut eam perficeret, dum ipse CENTESIMAE, ac postremae, in qua requiesceret, locum quaereret. Così è scritto nell`Officia propria Sanctorum, quae in Sancta Ecclesia Novariensi per annum recitantur, Novariae, 1849, nella lezione VI del 31 gennaro.

 

[vii] Se sono vere le date che abbiamo riferite sulla fede degli scrittori della Vita dei nostri Santi, si avrebbe pure da queste un fondato argomento per dubitare di tante chiese, che si narrano (non importa poi che di presente più non sussistano) edificate da essi nei dintorni del nostro Lago. Abbiamo detto che S. Giulio e S. Giuliano furono in Novara l`anno 390, e che di là si portarono a Vercelli e poscia a Brebia, e ch’indi vennero a Gozzano (o secondo altri prima insieme all`Isola del Lago d`Orta, e poi a Gozzano), dove S. Giuliano venne a morte nel 391, cioè l`anno appresso. Ci narrano di più, che queste due chiese furono le ultime da essi innalzate, cioè la nonagesima e la centesima. Ora se la Chiesa di Gozzano è la nonagesima, e fu edificata nel 390; non è più possibile di ammettere erette da essi altre chiese oltre queste, sì per l`assoluta mancanza del tempo conveniente a tal uopo e sì pel numero progressivo delle sovraindicate. A coloro dunque, che amano di portar luce su questo punto della Storia Ecclesiastica Novarese, è necessario sopra tutto di esaminare queste date cronologiche e di metterle prima di ogni altra cosa in armonia colla serie dei fatti.

 

Autore:
   [Vincenzo De Vit]
A Cura di:
   [Riccardo Papini]

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