STRUMENTI CULTURALI

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Denominazione:
Breve Abstract:
V. De Vit, Il Lago Maggiore..., Vol. 01 p. 1 - Cap. 17 - Prime memorie del Cristianesimo sulle sponde del nostro Lago, durante l’Impero Romano
Abstract:

La Provvidenza divina aveva disposto, che la massima parte dell`orbe allora conosciuto venisse a cadere sotto il dominio di un solo popolo, il Romano, affinchè la nuova Religione, ch’era venuto a piantare in terra il Figliuolo stesso di Dio, fatto uomo, trovasse agevolata via alla sua più pronta e rapida diffusione. Abbiamo veduto sin qui tra quali tenebre se ne giacesse la misera umanità pure su queste sponde, vediamo ora come poscia sorgesse a nuova vita mercè l`evangelica predicazione.

Tra le prime città d`Italia, che di questa godettero, certo deve essere ricordata Milano. È fama che essa venisse illustrata dalla nuova luce sino dai tempi apostolici, e per opera di Barnaba [1], già compagno per alcun tempo dell`Apostolo Paolo: narrano che egli qua venuto ne spargesse i primi semi, che ben presto fruttificarono alla fede di Cristo numerosi martiri e confessori [2].

Donata poi la pace alla Chiesa l`anno 313 dell`era nostra da Costantino Imperatore, il Vangelo fu potuto predicare liberamente e professare eziandio da ognuno con culto pubblico. È perciò assai probabile, che se non prima, certo sino dal quarto secolo anche i popoli del Lago Maggiore venissero illuminati della fede di Cristo, e che già più largamente s’incominciassero anche sulle sue sponde a fabbricare templi ed altari al vero Dio, benchè niuna memoria positiva e sicura si abbia di questo fatto [3]. Avvalorano questa mia persuasione il sapere che in Novara predicava in quel secolo Lorenzo prete, che colse la palma del martirio ivi stesso nell`anno 363 o 365, secondo altri [4], e che S. Gaudenzio accolto a principio da lui quale cooperatore della santa opera della predicazione evangelica, fu poco dopo il primo vescovo della diocesi di Novara: di più il conoscere che S. Felice fu similmente il primo vescovo di Como ai tempi medesimi di S. Ambrogio, che egli diresse due lettere l`anno 380, dalla seconda delle quali si trae, che gli fu ordinato vescovo da lui. Sono notevoli in questa lettera le parole che si leggono verso la fine della medesima: Multa messis Christi, sed pauci operarii: et difficile reperiuntur, qui adiuvent. Verum hoc vetus; sed potens est Dominus, qui mittat operarios in messem suam. Certe in illo ordine Comensium iam plerique coeperunt credere magisterio tuo, et doctrina tua verbum Dei receperunt; sed qui dedit credentes et adiutores dabit. Dalle quali parole si argomenta che anche in Como, come in Novara si andava vieppiù propagando verso la fine del quarto secolo la fede di Cristo e anche parecchi del ceto (ordo) più nobile, vale a dire dei decurioni, o senatori, come pur si chiamavano, erano già entrati nel grembo della Chiesa. Ora essendo le città di Milano, Como e Novara limitrofe al nostro Lago, sopra una parte del quale ciascuna di esse estendeva la propria giurisdizione, come ho avvertito a suo luogo, è facile altresì di pensare, che lo zelo di questi vescovi dovesse egualmente estendersi alle popolazioni di esso Lago e che non piccolo frutto si cogliessero pure tra noi [5].

 

 

 



[1] Sulla venuta dell`apostolo Barnaba, e sulla sua predicazione in Milano intorno all’anno 51 di Cristo, si vegga la dotta Dissertazione del ch. Monsignore Dott. Luigi Biraghi premessa alla sua edizione della Storia Daziana, fatta in Milano l`anno 1848, in 8.° gr.

 

[2] Tra i martiri più celebri del primo secolo durante la persecuzione di Nerone si devono qui ricordare i SS. Gervasio e Protasio, il sepolcro de’ quali stato dimenticato per ben tre secoli, fu poi scoperto l`anno 386 da S. Ambrogio, il quale ne promosse grandemente il culto. I corpi loro furono poscia collocati, con quello di S. Ambrogio, in una medesima urna di porfido entro la basilica di questo nome dell`Arcivescovo Engelberto nel nono secolo. Ignorandosene successivamente il luogo preciso, avvenne, che restaurandosi l’anno 1871 la detta Basilica fossero nuovamente scoperti, e che io avessi la rara ventura, trovandomi in Milano, di assistere nell`agosto di quell`anno quale testimonio allo scoprimento della detta urna ed alla ricognizione di quei sacri corpi fatta alla presenza dell`Arcivescovo Mons. Luigi Calabiana e di tutte le altre autorità ecclesiastiche e civili. Del culto di essi santi sul nostro Lago è prova la Chiesa plebana di Baveno loro dedicata. Ma sovra tutti ebbe culto diffusissimo tra noi il martire S. Vittore ucciso in odio di Cristo l’anno 286, imperante Diocleziano, come si ha dall`iscrizione in mosaico del V secolo nella cappella dedicata a questo santo nella summentovata Basilica Ambrosiana (V. lo stesso Biraghi, ivi, p. 79 e seg.). A S, Vittore furono sacre le Chiese parrocchiali di Varese, di Locarno, di Intra e delle [NdA, errata corrige: di Intra, di Cannobio e delle] nostre Isole.

 

[3] Non sono poi da ascoltarsi coloro, che asserirono senza verun fondamento l`esistenza di qualche Chiesa tra noi sino dai primissimi tempi del Cristianesimo, quale sarebbe a cagion d`esempio quella, che tuttora si ha sopra un altipiano del Monte Orfano, che prospetta Baveno, dedicata a S. Giovanni Battista, che il buon Morigia (Historia del Lago, p. 158) scrive essere stata fabbricata sino dal tempo nientemeno che degli Apostoli. Di simili tradizioni volgari non è pur troppo penuria appo scrittori di questa fatta. La Chiesa suddetta di croce latina fatta di sasso con archi a sesto acuto e finestre, che hanno sembianza di feritoie di una fortezza, di stile misto, che trae al gotico, non può essere che del settimo ed ottavo [NdA, errata corrige: settimo od ottavo] secolo. La piccola terra ivi sita, era tutta in antico popolata da famiglie di scarpellini, i quali poi divenuti padroni di cave si trasferirono una maggior parte ad abitare nel borgo di Mergozzo.

 

[4] Questo S. Lorenzo prete fu da parecchi creduto Vescovo di Novara, e da tal altro confuso col Vescovo di Milano di egual nome, che pontificò dal 507 al 512, e fu [NdA, errata corrige: ed è] venerato anch`esso quale Santo il 25 di luglio nella Chiesa di Milano (V. il Biraghi, l. c. p. XVI), ed al quale di conseguenza furono erroneamente attribuiti da taluno i due sermoni, l`uno de poenitentia e l`altro de elemosyna, pubblicati la prima volta dal Bescapè nella sua Novaria, e riprodotti nella Bibliotheca Patrum, T. 6, donde li trasse ultimamente il Migne, che gli inserì nella sua Patrologia Latina, T. 66, 89-124, egualmente coll`erroneo titolo di S. Laurentii Novariensis episcopi. Di un Trattato poi dello stesso S. Lorenzo sui Santi Vangeli, che si conserva nell`archivio capitolare della Cattedrale di Novara, e che si credeva smarrito, fa parola l’ab.Gustavo dei conti Avogadro di Valdengo nella Storia dei SS. fratelli Giulio e Giuliano e del principato di S. Giulio d`Orta, Novara, 1840, in 8.° p. 23.

Che poi S. Lorenzo non sia stato vescovo è chiaro dal dittico preziosissimo che si conserva nel detto Archivio, contenente la serie dei Vescovi da S. Gaudenzio sino a Guglielmo Falletti dopo la metà del secolo XII. Ivi in seguito ai nomi di S. Gaudenzio e di S. Agabio suo successore, contrassegnati con la nota Eps, cioè Episcopus, si legge il tratto:

Scs. Laurentius istori Magister et doctor egregius

        Sed non Eps.

«Da ciò, scrive l’ab. Giovanni Andres all’ab. Giacomo Moretti nella sua epistola sopra alcuni codici delle biblioteche capitolari di Novara e di Vercelli, Parma, 1802, è manifesto l`errore di scrittori non pochi anche di grido, nell`aver creato vescovo questo Lorenzo.» Chi desiderasse maggiori informazioni sopra di lui potrà ricorrere alla vita scritta di esso da Filippo Baglietti, e pubblicata il Milano nel 1684, il 16.°

 

[5] Successori a S. Felice Vescovo di Como furono S. Provino, S. Amanzio e S. Abbondio di Tessalonica, che tenne la cattedra sino all`anno 452. Sembra che la conversione della Diocesi di Como al Cristianesimo, e quindi anche di quella parte, che le apparteneva sul nostro Lago, siasi compiuta quasi per intero da quest`ultimo dopo ch’egli risuscitò da morte la figliuola di un ricco signore. V. Cantù, Storia di Como nel Vol. I delle sue Storie Minori già citate.

 

Autore:
   [Vincenzo De Vit]

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