Una tornata archivistica tesa a far il punto della situazione ortofloricola lesiana ha permesso di appurare come le domande di costituzione di società, o di apertura di esercizi commerciali tesi al commercio di frutta e verdure fossero moltissime, tra seconda metà dell`Ottocento e primo Novecento.
Tale bonaria indagine statistica conferma appieno quello che Emanuele Uberto Visconti andava scrivendo nel 1822 nel proprio saggio Della coltivazione del Persico e della sua produzione
, Stamperia ved. Ghiringhello, Torino 1822.
Se ne ripropongono qui le pagine salienti:
Capo I – Generalità su Lesa
Giace Lesa capo mandamento sulla riva destra del Verbano, ai piedi di eminente collina renduta [sic] ferace dalla laboriosa mano dell`agricoltore; coperta di ben floridi vigneti esposti ai primi raggi della crocea aurora ed all`estremo calor del meriggio saluta il sol cadente: i vini di quel territorio se in isquisitezza non avanzano li migliori del Piemonte, neppure cedono al confronto e li vincono certamente nel prezzo: riparato da monti superiori, il clima di quel paese nella invernale stagione non può essere più mite, siccome durante la state vi si gode di una fresca temperatura. Discostandosi dal paese la campagna si allarga e si addentra in figura semicircolare per lo spazio di un miglio nelle cristalline acque del lago, e più ferace de l`aprico colle è la sottoposta pianura: in questa felice situazione giace il territorio di Lesa, renduto più ameno da alcuni casini di campagna di vaghi giardini adorni de` Milanesi, che vi si portano a villeggiare, e dal frequente passaggio de` forestieri che nella Italia recansi dalla Svizzera o dalla Francia, discendendo per la maestosa strada del Sempione che siede di fronte a quel paese. Per quanto io sappia il solo territorio dí Lesa è quello che tocca la perfezione nella coltivazione de` persici.
[...] non è cosa rara in quel paese di vederne alcune delle dodici alle quindici once; io stesso ne ebbi una in mano che per maraviglia si teneva esposta in sala fra olezzanti fiori, di once dieciotto [...] bianca, e di rosso dove cospersa dove vinta, liscia e morbida da tecche non bruttata, basta vederla per ammirarla e per sentirsi stuzzicato dall`appetito di mangiarla: la sua fragranza delicatissima non cede ai pregi del colore e questo frutto, che si procaccia l`ammirazione di ben lontane provincie, ha l`onore di abbellire le laute mense della ricca Milano.
[...] non tutti i proprietari e massari di quel paese conoscono in tutte le minute parti il modo di coltivare le piante di questo genere; anzi gli signori [...] non si prendono la briga di portarsi sul luogo della piantagione ed invigilare sovra la esecuzione de` prescritti lavori, prestano fede agl`infedeli rapporti dei famigli í quali per risparmio di fatica sagrificano l`interesse del proprietario a cui sono comandati.
Capo VIII - Del commercio delle pesche nel borgo di Lesa
[…] posto Lesa nella distanza di tre giorni di viaggio [da Torino], non offrendo la località che delle lente vetture, nocevole riesce ai frutti il calor della stagione e le continue ben forti scosse di cui si risentono nel trasporto. A questi inconvenienti non soggiaciono nel viaggio a Milano, dove per acqua giungendo nel brevissimo periodo di nove o dieci ore, arrivano fresche quali spiccano dalla pianta e con tenue dispendio.
[...]
Avanti la metà di luglio si cominciano a cogliere le prime pesche che sono né le più belle, né le più saporite: tuttavia ricercate e desiderate da più mesi, hanno maggior valore delle migliori che maturano in appresso. Orgoglioso il contadino di aver raccolto il primo [= per primo] le pesche primaticce, cui ripone diligentemente dentro un paniere di ben contesti [= ben intrecciati] vimini che copre con fresche frondi e, stando a crocchio per le strade cogli conoscenti, gode mostrar loro le primizie delle sue
piante. A queste succedono in maggior copia le pesche denominate di San Giacomo, e sono delle prime alquanto più grosse, che sono esitate nelle piazze de` vicini mercati di Arona. Pallanza, Intra ecc. ecc.
In agosto diviene generale la maturanza di questo frutto: allora uomini e donne, vecchi e giovani, in una parola tutta la popolazione, può dirsi impiegata intorno alle pesche.
Li fruttajoli paesani divisi in parecchie società ne fanno grandissimo commercio: comperati da essi li frutti in pianta delle poderi di vari proprietari, portano quelli a vendere nelle più popolose borgate del Verbano e nelle altre del circondario. Altri più intraprendenti recansi una o due volte per settimana a Milano, con essi loro conducendo per acqua in ciascun viaggio dalle 12 alle 14 mila libbre di pesche (peso di Piemonte); non annovero il piccolo giornaliero traffico che sogliono fare tante donnicciuole portando, alle fiere ed a` mercati che frequentano, varii gerli di questi frutti
.Ma il maggior traffico si fa dagli esteri e primariamente dagli attivi fruttajoli della industriosa Oleggio: divisi in più società, li capi di esse restano di piede fisso in Lesa, non ritornano in patria che finita la raccolta: questi capi comprano giornalmente le pesche da caricare dieci o dodici o più carra, che i loro socii conducono in ben diverse bande del Milanese e nelle piazze di Oleggio, di Novara e delle varie grosse borgate che circondano quella piccola e doviziosa città.
Appresso quelli di Oleggio vengono li fruttajoli d`Intra di non minore attività dei primi; il loro arrivo in Lesa è periodico: vi approdano con due o tre barche ne` lunedì e venerdì d`ogni settimana, le quali caricano di tanta frutta di quanta ne è capace ciascuna barca. Negli anni spezialmente ne` quali i colli Brianzoli mancano di frutti, anche li fruttajoli Milanesi recansi, come essi dicono, nel mese di agosto a villeggiare in Lesa, donde fanno partire da quelle sponde in ciascuna settimana una o due grandi barche di frutti.
Finalmente per finirla dico che nel tempo della generale maturazione si fa ogni giorno pubblico mercato sotto il lungo porticato di quel paese, in cui sí vendono e si trasportano ne` vicini e lontani paesi ben molte e molte migliaia di libbre di pesche, massimamente negli anni fecondi e dagli infortunii celesti preservati.
In quell`amena stagione così l`artigiano privo di poderi, siccome il povero di mezzi mancante, tanto paesano che estraneo, trovano nella generosità e nella cordialità de` loro concittadini, a beneficenza propensi, con che togliersi la satolla di que` frutti. In settembre diminuisce notabilmente il commercio di questo frutto che sul declinar del mese affatto cessa: tuttavia anche in ottobre e talvolta in novembre si continua mangiare delle fresche pesche, le quali esposte al freddo della stagione riescono dell`ultima insipidezza. Non ho voluto annoverare la quantità di belle pesche che da quegli abitanti si manda ogni anno a regalare in diverse parti, e quelle che in grandissima copia si fanno seccare e secche si vendono nell`inverno: avvegnaché dalle cose da me riferite credo potersi abbastanza congetturare il grande commercio che delle pesche si fa in quel paese.
Avanti la costruzione della strada del Sempione, resa praticabile da pochi lustri e conservata dal nostro governo nel miglior stato, era cosa rimarchevole e di lode degna l`urbanità e la generosità di que` terrieri verso li forestieri: se taluno per diporto si fosse trovato a passeggiare quelle vie campestri ed alla vista di que` frutti, preso da subita voglia di assaggiarli, si fosse introdotto in un podere a cogliere alcuni senza danneggiare la pianta, non correva pericolo di essere rampognato dal padrone che nell`istante fosse sopravvenuto, anzi questi al forestiero accostando con rispettoso contegno avrebbegli offerto le migliori pesche del suo podere: ma renduto ora assai frequente e giornaliero il passaggio de` forestieri che viaggiano a piedi, accresciuti fuor di misura gli abusi e le licenze che dalle basse persone si commettono, questi tratti di somma cortesia più non si usano presentemente che con le persone conosciute; anzi li proprietarii delle terre poste lungo la grande strada sono obbligati di survegliare per impedire che furtivamente vi si introduca il passeggiero, il quale nel timore di essere osservato e sorpreso, cogliendo frettolosamente i frutti, cagiona molti guasti al grano che calpesta, alla vigna che schianta, alle frondi che stacca ed alle piante che squarcia.
- A Cura di:
- [Nicola Menepento]
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Carlo Alessandro Pisoni (Luino, 1962 - Varese, 2021). Seguendo le orme del padre Pier Giacomo,
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Borromeo dell'Isola Bella. Appassionato studioso e ricercatore, ha sempre voluto mettere a
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Maggiore e dintorni; insieme a studiosi e amici, ha riportato alla luce tradizioni, eventi e personaggi
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