STRUMENTI CULTURALI

del Magazzeno Storico Verbanese

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Denominazione:
Isole Borromee
Breve Abstract:
Cenni storico geografici
Abstract:
Chi viene da Arona a visitare le Isole Borromee, e non preferisce la via del lago a mezzo di battelli a vapore, che di ogni stagione più volte al dì vi fanno sosta, giunto che sia a Stresa vi troverà in pronto a tutte l’ore comode barche e novalestri pel dilettoso e breve tragitto. Il prezzo di tariffa è di 4 fr. Per barca a due rematori e pel tempo di due ore, con aumento di 50 cent. Per ogni ora di più e per cadun remigante.

Isola Bella.
E primariamente si farà condurre a visitare, a mezzodì del golfo di Fariolo [=Feriolo], l’Isola che sopra tutte per eccellenza ha nome Bella, e che da questo lato trovasi essere la più vicina, distando appena un trecento metri dal lido.
Fin verso la metà del XVII secolo non era dessa che un informe e arido scoglio; e fu nel 1670 che il conte Vitaliano Borromeo (onde l’Isola è detta anche Vitaliana) disegnò di trasformarlo in siffatto albergo di delizie da poter essere comparato alla favolosa dimora di Calipso, agli orti delle Esperidi, all’incantato giardino d’Armida. Si diè mano all’opera e fu compiuta in 60 anni di lavoro, secondochè dice il Vagliano. In vero, chi può contare le difficoltà superate e le ingenti ricchezze che vi si profusero per tagliare e conformare al concetto disegno l’informe rocca, per coprirla di terra vegetale, per fondare quella serie di solidissime vòlte, su cui poggia la piramidale scalea dei pensili giardini; per trasmutare, in somma, pochi palmi di scabroso macigno in una principesca e magnificentissima dimora, la quale, dice Cambry, piucchè opera d’uomo, rassembra un incantesimo di benefica maga?
Tutta l’Isola, cui misurano in giro poco più di 800 metri, può dividersi in tre scompartimenti: il comune abitato cioè, il palazzo ed il giardino. Nel primo, che guarda ponente in prospetto di chi dal lido di Stresa muove a visitarla, havvi un tratto di spiaggia fiancheggiato da un gruppo di case, le une a ridosso dell’altre specchiantisi nel lago, e superiormente incoronate dalle verdi chiome de’ più elevati giardini e boschi piramidali. Fra quelle case, che ricovrano una popolazione di quasi 200 ab., distinguesi l’albergo del Delfino per comodo dei frequenti visitatori, una darsena a rifugio delle barche e la Chiesuola parrocchiale. L’accesso all’Isola è reso da questo lato più agevole e maestoso per mezzo di bella gradinata in pietra di Baveno, che adduce nella gran corte del palazzo Borromeo.
Occupa questo secondo scopartimento un edifizio che da tre parti mette piede nell’onda, di grandiosa mole, d’imponente maestà e ricco di marmi, di piante tele, di ben sculte medaglie e cornici in legno dorato, e di preziose antiche suppellettili, sparse in eleganti sale, e e grotteschi sotterranei. Ad eccezione della gran sala detta delle colonne, più modernamente architettata a disegno del Zanoja, tutto il resto dello splendido castello è foggiato sullo stile del seicento [= Seicento]. La cappella fu recentemente adorna di antichi e pregievoli intagli e bassorilievi in marmo.
Il più gran numero delle tele raccogliesi in due gallerie, e non poche di esse son dovute ai pennelli di buoni e spesso di ottimi autori, fra cui figurano Luca Giordano, Paolo Veronese, il Buonarroti, il Bordone, il Procaccini, lo Schedone, il Bassano, il Campi, il Vandik [= Van Dyck], il Lebrun, il Tempesta. Di quest’ultimo, che alcuni anni vi soggiornò, trovansi bei dipinti nei tre piccoli appartamenti che ne portano il nome.
Fra le sculture primeggiano una statua di Ebe ed una Venere del Monti; una Flora e le due marine, Teti e Galatea, d’antico scalpello. Trovansi queste nelle camere del sotterraneo appartamento; meraviglioso recesso, freschissimo nella state, e sempre vago a vedrsi, siccome fatto a mosaico di molti svariati disegni, con pietruzze colorite commiste a frantumi di tufo, di marine conche, di schiume di ferro, e inoltre abbellito da sempre verdi ghirlande, da specchi a marmo nero, di sculte Naiadi dell’urne rovesciate, donde zampillano fonti e giochi d’acque, che vi mantengono una perenne e soave frescura.
Viene in seguito a comporre il terzo scompartimento, in cui tutta l’isoletta abbiamo diviso, dal lato di levante un’antica e sempre verde foresta di lauri, di pini e cipressi con rara maestria condotti a formare fitte macchie e prolungate gallerie con lontane viste sui punti più scenici del lago; e da mezzodì a sera ricchissime spalliere di agrumi, di cedri, e melaranci, viali e meandri, e monticelli sfarzosamente ornati d’ogni più bel vezzo di Flora.
Dieci sono da questa parte i pensili giardini, l’uno all’altro sovrapposti, e per mezzo di marmoree gradinate uniti e distinti da statue, da guglie, da obelischi, e nella più elevata cima sormontati da colossal liocorno, parte questo dallo stemma Borromeo.
Ond’è che tanta meraviglia vaghezza vi trae del continuo nella bella stagione viaggiatori d’ogni contrada e d’ogni rango a visitarla. Tra gli esteri e nostrali principi e regnanti che qui deliziaronsi, ricordiamo il grande Napoleone, venutovi colla consorte Giuseppina Beauharnais nel 1797; e re Carlo Felice di Savoia colla regina sua consorte, in settembre del 1828: e nei due ultimi autunni il duca di Brabante; il re di Portogallo, l’ex regina di Francia, Anna Maria d’Orleans coi figli, duchi di Nemours e di Aumale; i principi e le principesse della real casa di Savoia; l’imperatrice di Russia Alessandra Fedorowna.
Pur non mancò tra la folla ammiratrice chi ne effettuasse disprezzo: Brokedon dissela degna della stravaganza d’uomo ricco, e del gusto di un confettiere: G. G. Rousseau nelle sue confessioni ebbe a sentenziare, che qui l’arte avea fatto di troppo, in pregiudizio del bello naturale.
E veramente, scrisse verso la metà del secolo scorso il Saussure, siffatte artificiali bellezze non sono più del buon gusto alla moda, ed io pure amerei meglio di passare i miei giorni in una vallata romita, fra scogli e dirupi e selve e cascate d’acqua, piuttosto che passeggiare del continuo su questi rettilineati terrazzi; ma nondimeno, soggiungeva, bisogna confessare che fu un magnifico pensiero, un’opera di creazione, quello di metamorfosare in superbi giardini un ignudo scoglio infecondato, e di farne uscire i più bei fiori e le più squisite frutta d’Europa, là dove la porracina ed il lichene stentavano a metter radice. Laonde tanto i viaggiatori che ammirano questi prodigi d’arte, quanto quei pochi che ne fanno la critica, debbono di conserva dar lode e saper grado alla nobile fantasia del dovizioso conte, che non seguì l’antico e non disusato costume di parecchi suoi pari, di celare cioè le ricchezze, o sprecarle in troppo più fuggevoli pompe e voluttà…
Al postutto poi gli è da osservare, che il secolo in cui visse il Conte Vitaliano, era secolo di ferro e di piombo per le belle arti; qual meraviglia perciò, che anche una siffatta opera stupenda rechi l’impronta dello stile ammanierato e falso, che di que’ dì era in voga ?
“d onta però di questi difetti, osserva il Bertolotti, appartamenti in gran parte agli ornati, convien confessare che il tutto assieme rende attoniti l’occhio ed il pensiero. Tutti poi i rimproveri fatti all’Isola Bella veduta dalla parte del lido, si dileguano affatto per chi dal lato opposto la guarda, specialmente se lo spettatore è situato a qualche distanza sul lago. Essa allora ha non so che di maestoso e di venerando, di grazioso e di adorno, che vivamente commuove la fantasia e la induce a soavi illusioni. ”


Isola Madre o di S. Vittore.
Tiene essa il mezzo del golfo; per tre lati è cinta da scogli, ed è più estesa della Vitaliana, avendo una circonferenza di ben 1000 metri. Vi si eleva un solo quadrato edifizio dall’alto di verde ripiano, donde scendono pei due lati di mezzodì e d’oriente cinque digradanti giardini, essi pure adorni di limoniere, di pergolati, di cedri, di fiori a più specie e colori; mentre da ponente e settentrione si ravvolgono viali e selve alberate di piante d’ogni stagione e clima, con limpidi stagni nel mezzo, e praticelli erbosi, per allevamento e diletto di anitre, di cigni e pavoni dorati, e cerbiatelli e famiglie diverse di selvaggine.
Quest’isola, cara specialmente a’ pittori e poeti, nelle vecchie carte prese il nome di Madre, forse perché maggiore dell’altre in estensione, o perché in pria dell’altre ridotta a luogo di delizie. Dicesi anche Renata, dal conte Borromeo di tal nome che fecevi erigere l’accennato edifizio.
Agli amatori della semplice natura quest’isola farà certamente più dilettevol comparsa; e dessa infatto è principalmente celebre per la varietà e ricchezza delle esotiche piantagioni, che assai prosperamente vi allignano all’aperto cielo, come in suolo natio, e per la felice postura e pel clima temperatissimo, in grazia dei monti, che la proteggono dai venti di nord: epperò qui sopratutto (sic!)

…… il giardinier cortese,
Teco traendo per la dolce plaga,
Dirà: “Questa è l’egizia ilice; è questo
Il pin di Cuba, il messicano abete,
Il cedro di Soria: nasce in quest’aie
La magnolia perpetua: apre il suo fiore
Qui il romito leandro e la reina
Brasiliana rosa. Ecco inalbarsi
La camelia dei balli imperatrice
E il Giappone ligustro. Or vedi il bianco
Misterioso cacto. Ei somigliando
Turcasso eburno con sue frecce in seno
Spiega i calici insigni, e tutta quanta
L’aura impregnata arcanamente odora
Dalle dive fragranze…..
Ecco il bosco de’ mirti; ecco la selva
Tutto sorride a’zeffiri del lago
E al sol dell’alpe.


Isola dei pescatori o superiore.-
Superiormente all’Isola Bella, e proprio di prospetto a chi viene giù dall’Alpi per la via del Sempione presso Feriolo o Baveno, appare in assai più modeste, ma pur gaie sembianze, una terza isoletta, detta de’ Pescatori dalla condizione di vita cui sono addetti i suoi abitanti. Là ogni famiglia possiede una casuccia, una barca, una rete; è questo tutto il loro patrimonio sull’acqua. Sonvi circa 300 abitanti sopra un breve giro di non appena un chilometro.
Tale popolazione, dice il Valery, è veramente straordinaria per rispetto all’angustia del suolo: essa conferma l’osservazione di Montesquieu sulla propagazione del popolo ichtiofago. Per altro, come dissi, l’insieme di quest’isola, quantunque di semplice e povero aspetto, non va privo di una sua vaghezza speciale: quella cinquantina di casucce in mutuo abbracciamento costrette, e formanti un villaggio in mezzo all’onde; la bruna torre della sua chiesuola; le poche piante che verdeggiano sull’arenoso lido; le cento barchette che le si agitano attorno, e le pescherecce reti che si veggono come festosi sospesi fra i rami o sul davanti delle case, fermano con diletto l’occhio di chi pur dianzi ammira le profuse ricchezze e il lusso monumentale dell’Isola Bella, non fosse altro, pel singolare contrasto che fanno lì accanto all’aristocratica pompa e quasi regale della privilegiata sorella.



Fonti bibliografiche:
L. Boniforti, Il Lago Maggiore e Dintorni, Corografia e Guida, Torino e Milano s.d. (ma 1858), pp.100-107.
A Cura di:
   [Valerio Cirio]

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Magazzeno Storico Verbanese

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Biografia Carlo Alessandro Pisoni

Carlo Alessandro Pisoni (Luino, 1962 - Varese, 2021). Seguendo le orme del padre Pier Giacomo, dal 1991 al 2017 è stato conservatore, per gentile concessione dei principi Borromeo, dell'Archivio Borromeo dell'Isola Bella. Appassionato studioso e ricercatore, ha sempre voluto mettere a disposizione degli altri conoscenze e scoperte, togliendo la polvere dai fatti che riguardano Lago Maggiore e dintorni; insieme a studiosi e amici, ha riportato alla luce tradizioni, eventi e personaggi passati dal lago, condividendoli con la sua gente.

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