Per il 35mo della I.M.F. Srl
Creva, sette di sera in un dolce settembre del nuovo secolo. Arrivo da Cremenaga, il ponte di ferro che non è più tale, la vecchia sede del tram Luino-Ponte Tresa oramai sconosciuta ai più, le sobrie eppur gradevoli architetture della diga, giù nella valle… un contesto che forse forse non sarebbe dispiaciuto a Filippo Tommaso Marinetti, a Luigi Russolo, a Carrà, Boccioni, Sant’Elia, a chissà quanti altri futuristi… Gente sveglia, quella, magari un pochino guascona in qualche caso, un tantino interventista talora e perfino guerrafondaia, che accidenti però se sapeva vivere e maneggiare pennello, matita e penna!
Ma ecco, una ciminiera fa da
mark-up di quanto resta della zona industriale dell’alta Luino. Alta: alta davvero, per signorilità rossocrociata, per prospettive industriali che furono e esplosero nella grande stagione dei setifici, dei cotonifici, delle macchine da telaio.
Qui però stassera non si sentono pacifici
zang-tumb-zang-tuuum-tuuumb dell’ansimar di presse,
striduli fischi di ruote, gemiti di acciai forgiati da
iraconde scintille, ritmi battenti d’antichi telai, lamenti di colate di ghisa. Gli Steiner, gli Hussy sono scomparsi, ora al posto loro ci sono nuove menti industri.
Già. Lo scenario è cambiato. Ora è un nome nuovo, IMF Srl, che attira gli ospiti, accompagnandoli negli antichi e rinnovati ambienti della produzione: industria museo azienda archivio ufficio sala-convegni. Tutto in uno, dove gli oggetti (
diavolerie che sarebbero piaciute a un Ceretti dell’antica schiatta dei fonditori di Intra e Ossola: distaffatori, tavole vibranti, piani a rulli, forni per la rigenerazione termica, spara-anime) pur nei colori sgargianti (giallo, verdone, blu elettrico), blasoni di uno stemma industriale, quarti di nobiltà di una ditta che già dagli anni ’20 del Novecento aveva un antenato nel ramo (si pensi alle belle fusioni di ghisa della Edoardo Galante di Luino), gli oggetti, dicevo, fan quasi da
chaperon a ospiti della serata quasi spaesati.
Parte la
kermesse: una festa per i 35 anni della IMF. Non si poteva non lasciare a Gabriele Galante di far cenno, pur cosmopolita come è, dell’amore per le proprie radici. Il
tycoon dell’IMF dona un tocco di internazionalità alla cultura locale, grazie alle presenze sia nel pubblico sia tra coloro che introducono il libro di Gianfranco Venturato
“Ho adottato uno spirito: Amleto Del Grosso”, cadeau anniversaire in 300 copie, distribuito a tutti gli intervenuti.
Il taglio cosmopolita della serata si amalgama perfettamente, nel breve
cocktail di benvenuto, nelle parole di Galante: stima e memoria tributata verso un patrimonio comune del territorio (nel caso: l’opera dell’artista Del Grosso) costituiscono un importante fattore di aggregazione e di comune sentire. Angelo Aschei, dopo un ricordo personale nel quale introduce i contenuti dell’opera, modera gli interventi dell’autore, Gianfranco Venturato, del designer Marcello Morandini, artefice della grafica di copertina, e del critico Chiara Gatti. La Gatti illustra stile e contenuti dell’opera di Del Grosso, sottolineandone l’aspetto di libertà rispetto alle principali correnti artistiche del secondo Novecento. In un piacevole dialogo, quasi una tavola rotonda, è naturale prendere la parola per chi, tra il pubblico, conobbe il pittore dal lato umano e personale: che quasi pare ne aleggi là
lo spirito.
Una serata importante, questa del 20 settembre 2007, all’IMF: un
management avveduto di percorsi individuali, collaborazioni, integrazioni produttive, solidarietà associative, politiche locali di sostegno alla cultura, che hanno portato Luino a livello internazionale (tra i tanti stabilimenti, in Repubblica Ceca e di recente apertura in Brasile e in Cina). Trentacinque anni ben portati, non solo dal punto di vista industriale, per l’IMF: un lavoro affiatato con aziende ed enti pubblici (coinvolgendo tra gli altri Comune di Luino e Comunità Montana Valli del Luinese) ha dato ad esempio una stagione musicale 2007 di qualità alla città di Luino.
Non poteva essere diversamente, visto che anche nel simbolo della sede stessa, il sedime degli antichi opifici, sta la marca di continuità e il
boosting factor per i prodotti d’innovazione tecnologica. Industria e Cultura, Storia e Tecnologia: sono le basi su cui i veri
manager, nel vecchio continente, giocano il
worldwide game di vivere nel presente e vincere nel futuro.
[Gioacchino Civelli]