STRUMENTI CULTURALI

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Nominativo:
De Bonis, Teodoro
Descrizione Personaggio:
Medico
Luogo e Data di Nascita:
Sarigo,  1782 giu 28
Luogo e Data di Morte:
Intra,  1866 apr 16
Testo completo:
Teodoro De Bonis (battezzato con i nomi di Teodoro Massimiliano), figlio di Michele e di Marianna Gattoni, nato a Sarigo il 28 giugno 1782, nel 1802 si laureò all’Università di Pavia in Chirurgia maggiore, due anni dopo in Medicina.
Nel 1805 rientrava sul lago Maggiore, esercitando prima a Cannobio come medico condotto, poi a Intra, dove nel frattempo si era stabilito, come medico della leva militare. Il 17 aprile 1810 ottenne la nomina di medico dell’ospedale San Rocco di Intra, incarico che mantenne fino al 1851.
Numerose le cariche che ricoprì: commissario provinciale per il vaccino (1824 - 1864), vice-presidente del Consiglio provinciale di sanità (1848), consigliere comunale e provinciale. Medico personale del Rosmini, lo assistette fino alla morte. Nel 1864 nominato da Vittorio Emanuele II cavaliere dell’ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro.

Sposò il 14 agosto 1818 Felicita Boldrini (dagli atti di battesimo Lucia Felice, nata il 12 luglio 1803), figlia di altro medico, Carlo Bernardino Boldrini. Il matrimonio fu celebrato su delega del parroco di Domo Giovan Battista Isabella dal parroco di Pogliano Francesco Bonis [sic], alla presenza dei testimoni Francesco Notaris negoziante di Turbago Stato Sardo [sic, per Trobaso] e Luigi Isabella parroco di Galliate (Varese).



Così tratteggia la figura di Teodoro De Bonis Vincenzo De Vit nella propria opera:

Era il cavaliere dott. Teodoro De Bonis nipote di quel P. Giuseppe Omobono De Bonis, di cui abbiamo parlato nella prima parte di questo Volume alla pag. 315 e seg. e come lui nativo di Sariego, terra della Valtravaglia, figlio di Michele, fratello del suddetto.
Vide ivi la luce il 28 giugno del 1782. Giovinetto mostrò inclinazione allo studio delle scienze naturali, e compiuti i suoi primi studii parte in Pallanza, parte in Milano, si decise di dedicarsi all`arte salutare.
Frequentò l`Università di Pavia, dove ottenne da prima la laurea in chirurgia l`anno 1802 e quella di medicina nel 1804 coll`autorizzazione alcuni mesi dopo dell`esercizio della medesima (1805).
Amantissimo del nativo suo Lago, rinunziò di trattenersi in Milano, dove era da suoi amici sollecitato a stabilirsi, ed esordì la sua carriera in qualità di medico condotto in Cannobio.
Qualche anno appresso avendo il Consiglio Comunale di Intra deliberata l`apertura di un Ospitale, venne dal medesimo eletto medico-chirurgo del nuovo stabilimento, e il De Bonis vi si recò l`anno 1808 accoltovi da tutti con dimostrazioni di stima.
L`amore, di cui era circondato da ognuno in questa città, sede allora del tribunale, nonché la riputazione, in che era salito per la sua professione, anche appo quelle famiglie, che si recavano in que` dintorni a villeggiare, destò l`invidia di alcuni, i quali in quegli anni di guerre e di turbolenze civili facilmente poterono riuscire nell`intento di rimuoverlo di là col pretesto, ch`egli era lombardo e non autorizzato all`esercizio della sua professione negli Stati Sardi. Ma resa in breve palese la cosa, ed informatone appieno re Vittorio Emanuele I, questi con sue patenti del 15 maggio 1815, gli rendeva piena giustizia; conciossiacché, risultando, ivi è detto, come
egli si fosse segnalato nell`esercizio della sua professione a vantaggio degli abitanti di Pallanza, Intra e paesi circonvicini coll`aver dimostrato un particolare caritatevole interessamento a sollievo dei poveri, la Maestà Sua derogava al §. 19 del capo IV dei Regolamento annesso alle Costituzioni dell`Università di Torino, e senz`altro lo ammetteva all`esercizio della Medicina negli Stati Sardi.
Riordinata frattanto colle Regie Patenti del 1° luglio 1819 l`istituzione della vaccinazione il dott. De Bonis, con regio decreto del 7 agosto 1821, fu anche nominato R. Commissario della provincia di Pallanza, e tanto fu lo zelo da lui spiegato in quelle funzioni, nell`esercizio delle quali si doveva allora non poco lottare contro i popolari pregiudizii, che la Provincia di Pallanza, tra le molte relazioni statistiche che furono allora a tale scopo presentate, ottenne per opera sua il primato, onde egli ebbe per questo frequenti elogi ed onorevoli ricompense.
Da questo tempo la sua fama si diffuse d`ogni intorno, ed egli era sempre tra primi chiamato a far parte dei pubblici consigli e delle commissioni sanitarie, o spesso altresì invitato nei casi più gravi a mediche cunsultazioni al letto degli ammalati, pure di lontani paesi.
Accoppiava il dott. De Bonis all`esercizio dell`arte una grande carità verso i poveri, ai quali spesso insegnava, espertissimo com`era della botanica, l`uso delle piante salutifere a risparmio di costosi rimedii, ed oltre a ciò lo studio incessante delle opere più notevoli in fatto di medicina.
Scrisse anche molto e svariate monografie dei casi più rari a lui toccati nel lungo corso della sua professione, ch`egli però mai non volle, benché lo fosse stimolato, rendere di pubblica ragione, se si eccettuino alcuni suoi articoli, richiesligli con istanza dal suo amico il dott. Bertini pel suo
Giornale medico, che si stampava in Torino. I suoi manoscritti sono gelosamente ora custoditi dall`avvocato Aristide, suo figlio.
Uomo il De Bonis di schietta e soda virtù si mantenne costantemente in pace e piena concordia cogli altri medici d`Intra e de` paesi vicini. Ebbe tra suoi più caldi ammiratori il dottor Fumagalli di Laveno e il De Filippi, medico delle armate del primo Impero; tra suoi clienti poi si annoverarono il dottor Botelli di Arona, il senator Marioni di Trobaso, e Antonio Rosmini, da lui assistito nell`ultima sua malattia.
Ebbe in moglie Felicita Boldrini, figlia del dott. Carlo Bernardino, donna di specchiati costumi e virtuosa, che lo rese padre di due figli Francesco e Aristide, l`uno dedicato allo studio della Letteratura, e di ottime speranze, e l`altro all`avvocatura, come ho detto testè, e due figlie. Ma ebbe il dolore di perdere la moglie l`anno 1856, e poco dopo il figlio Francesco, che gli lasciava una bambina.
Comportò il De Bonis tali sventure con cristiana rassegnazione, e venne a morte nella grave età di circa 81 anni il 16 aprile del 1866. Il suo corpo venne trasportato a Sarigo sua patria, e tumulato nella tomba de` suoi maggiori.



Fonti Bibliografiche:
V. De Vit, Il Lago Maggiore. Stresa e le Isole Borromee, vol. IV, Prato 1878, pp. 243-245.



Fonti Archivistiche:
Archivio Storico Diocesano di Milano (ASDMi), Duplicati dei registri dei matrimoni, Parrocchia di Domo Valtr., 1818).

Autore:
[Leonardo Parachini]
e con modifiche e integrazioni di:
   [Fabrizio Pagani]
   [Gioacchino Civelli]

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