Vice commissario ducale di Piacenza al tempo di Giovanni Antonio Cotta negli anni 1480-1483. Egli - che personalmente si qualificava come commissario, ma veniva invece quasi sempre correttamente indicato come vice commissario - sostituì il fratello Giovanni Antonio, assente a causa di altri incarichi attribuitigli dal duca, e fu oggetto di pesanti critiche in merito al suo operato a Piacenza: «questo commissario è uno homo da niente et, me perdona il nostro illustrissimo signore, non è homo da fare consigliero, nec minus vicecommissario de una talle citade como questa; non ha ad fare niente con il magnifico domino Guidantonio Arcimboldo, che ognora qui fu rechiesto, solum è per robare et li provisionati non fano cossa che prima non dicano, et in sua presentia, dove è il pagamento, et il canzelero et tuti quelli de casa sua: poditi pensare che governo è il suo».



Fonti Archivistiche:
Archivio di Stato di Milano (ASMi), Archivio Ducale visconteo-sforzesco, Carteggio Interno 874, lettera del vicario generale Giovanni Agostino Porzio a Bartolomeo Calco, Piacenza, 1481 lug 23.