STRUMENTI CULTURALI

del Magazzeno Storico Verbanese

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Nominativo:
Canonica, Luigi
Descrizione Personaggio:
Architetto, urbanista
Luogo e Data di Nascita:
Tesserete,  1762 mar 09
Luogo e Data di Morte:
Milano,  1844 feb 07
Testo completo:

Carlo Alessandro Pisoni – Valerio Cirio

Luigi Canonica architetto dei Borromeo sulla riva del Verbano

 

Quando Luigi Canonica, nei primi lustri dell’Ottocento, ebbe a entrare in contatto professionale con la nobile famiglia dei Borromeo Arese, l’uomo era all’apice della sua carriera professionale; già con l’avvento dei francesi in Italia egli si era guadagnato onori e riconoscimenti: architetto ufficiale della Repubblica Cisalpina, era divenuto poi architetto di stato; maturò poi un incarico quale docente dell’Accademia di Brera,[1] e venne a far parte della Commissione d’Ornato di Milano fin dalla istituzione del consesso nel 1807.

Con il ritorno degli Austriaci, il Canonica mantenne inalterata la sua posizione di primo piano nell’ambito della cultura architettonica nel capoluogo lombardo; restò dunque sempre nel corpo accademico di Brera[2] e rivestì la carica di «Architetto de’ palazzi di corte». Nel corso della propria brillante carriera professionale Canonica aveva anche dedicato ampio spazio alla progettazione architettonica disegnando e collaborato alla realizzazione d’importanti monumenti fra cui il teatro Carcano e l’Arena di Milano; e sempre nella città ambrosiana, eseguì l’ampliamento del palcoscenico della Scala e altre opere ancora. La sua vivace attività professionale lo vide anche attivo nei teatri di Brescia, di Mantova, di Sondrio e di Genova, ecc.

L’intervento di Luigi Canonica a Palazzo Borromeo all’Isola Bella e immediate dipendenze è legato a due interventi: il completamento dell’edificio delle Scuderie, site a Carciano, dirimpetto all’Isola Bella, dell’altra parte della strada del Sempione e – in Isola – all’esecuzione del porto antistante alla piazza (il cosiddetto “Piazzone”) da cui prende le mosse il portico e l’ingresso principale della nobiliare dimora della famiglia.

 

La sistemazione della scuderia di pertinenza del Palazzo Borromeo all’Isola Bella è un intervento ben poco conosciuto del Canonica. L’opera fu iniziata su progetto di altro rinomato architetto, Giuseppe Zanoja,[3] assai caro al conte Giberto V Borromeo Arese, che lo teneva in stima e – diremmo – amicizia tanto da dedicargli le attenzioni che si riservano agli intimi di famiglia. Le mosse organizzative presero avvio nel 1806 con l’acquisizione e la sistemazione del suolo.[4] I lavori veri e propri per erigere il nuovo edificio, però, iniziarono solo nel 1808.[5] Essi proseguirono in buona sostanza fino al 1817, anno in cui lo Zanoja morì, lasciando però l’opera quasi terminata (ma non nella forma elegantemente neoclassica – che avrebbe voluto perfino la presenza di tre statue in sommità di frontone) e che ancor oggi resta incompleta e imbruttita.

Nel 1818 Canonica subentrò, seguendo i lavori per il completamento delle Scuderie; «si darà mano a quella piccola opera della scuderia come ha indicato il Architetto [sic] Canonica» così si esprimeva, l’agente della nobile famiglia Borromeo per le isole, l’agente isolano Giovanni Polli il 25 novembre 1818, scrivendo all’«ecc.mo padrone» conte Giberto Borromeo Arese.[6] I lavori delle Scuderie giunsero quasi a completamento nell’agosto del 1818, ma ancora a fine dicembre dell’anno il Polli comunicava l’esecuzione di due archi, sempre realizzati con il consenso dell’architetto Canonica;[7] quindi l’11 agosto 1819 fu adattata una finestra; benché quest’ultimo intervento fosse minimale e quasi di routine, si suppone che giungesse solerte e puntuale l’approvazione dell’architetto ticinese,[8] che sempre teneva a confermare qualsiasi variante in corso d’opera.

Una nuova fase evolutiva si ebbe nel 1820; da alcuni documenti ritrovati nei fondi d’Archivio Borromeo, il Canonica suggerì alcune aggiunte al fabbricato della scuderia di Carciano.[9] le nuove aggiunte andavano a costituire una piccola “scuderia”, probabilmente per il ricovero dei cavalli, e parte di una “rimessa”, per le carrozze; il tutto avrebbe dovuto costituire due ali di prolungamento del corpo maggiore zanoiano, facendo assumere ancor maggiore eleganza al complesso.[10]

Il capomastro di fiducia dei Borromeo, coinvolto nelle operazioni, quantificò le spese occorrenti: «murata farsi di nuovo compreso l’allargamento dell’attuale unità lire 2643»;[11] «trasporto di terra dal sito dove si vuole fabbricare a fianco il fabbricato lire 200», e ancora tre porte grandi, finestre, ecc.

Il Polli, ricevuto il progetto della nuova aggiunta alle preesistenti Scuderie, aveva così agio di comunicare il proprio parere positivo al conte Giberto nell’aprile del 1820: «Benchè io la ravvisi semplice […] dovrebbe presentare una bella figura […] Piace pure a mastro Domenico».[12] Non sappiamo se il conte si fidasse di più dell’apprezzamento (riportato) di un capomastro, o di un architetto di Brera, ma per certo, la borromaica decisione fu pragmatica: il conte Giberto preferì aspettare tempi migliori per l’esecuzione dell’ampliamento…[13] e le Scuderie finirono per restare incomplete sia nel progetto iniziale dello Zanoia, sia orfane dell’ampliamento Canonica, guadagnando purtroppo a inizio Novecento uno sgraziato capannone “a shed” che infrange l’armonia della pur incompleta facciata di Zanoia.

Anche la definizione del porto isolano dei Borromeo fu impresa abbastanza articolata.

Collocato vicino all’ingresso del palazzo, il porto era di concezione seicentesca, e doveva esaltare convenientemente sin dall’accostarsi dei visitatori con peotte, gondole da lago e altre barche il decoro e la magnificenza del luogo.

Nel 1819 erano in corso i lavori per l’assetto del “Piazzone” vicino al portico del palazzo verso Stresa, che il destino aveva voluto far divenire l’ingresso nobile,[14] visto che il vero ingresso d’onore dal Salone Grande – come pensato dal Fontana nel Seicento – non venne mai realizzato.

Nel dicembre 1819 l’agente isolano Giovanni Polli informava il conte Giberto V informandolo di aver ricevuto il disegno del porto;[15] sempre il Polli, in una lettera del 16 febbraio 1820, ragguagliava il conte dell’imminente arrivo in Isola dei muratori che avrebbero lavorato al porto e, al contempo, di aspettare la visita del contino Vitaliano con l’architetto Canonica per altre delucidazioni.[16] Tutto quindi era pronto per l’esecuzione dell’opera, ma si attendeva solamente la venuta all’isola del capo famiglia (oggi conosciuto come conte Gibertone per la cospicuità della figura culturale e politica), per porre la prima pietra e dar inizio ai lavori.[17]

Il 23 febbraio 1820 si mise mano alla fondazione della nuova gradinata, che ascende al Piazzone; l’8 marzo la fabbrica del porto progrediva alacremente, tanto che un compiaciuto Polli poteva così scrivere al conte Giberto: «Adesso che la gradinata al porto comincia a comparire ad una certa altezza, mi fo il dovere di ragguagliare v.ra Ecc.za che l’opera presenta un bell’aspetto e terminata che sarà non dubito che piacerà a v.ra Ecc.za».[18]

Preziosi, questi carteggi “canonichiani” del Polli: informano sui più minuti particolari e sull’intelligenza di un architetto che non disdegnava di far tesoro dei consigli e dell’esperienza dei picasàss e ascoltarne le ragioni. In un caso, ci si mise a discutere circa la forma della scalinata del porto; il Polli annotava rivolgendosi per lettera al conte Vitaliano IX, un altro personaggio dall’intelligenza complessa e dalle pretese altissime: «mi fa un po’ sorpresa che il d. architetto creda d’avermi preso d’arbitrio a far taliegiare lo spigolo dei scalini; forse si sarà dimenticato dell’intelligenza presa da lui con me col capo mastro e collo scalpellino allorquando gli abbiamo fatto presente che lo spigolo acuto di una gradinata contro della quale acostano le barche e molto più in tempo di agitazione di lago, sarebbe stato più durato, come anche esso convenne».[19] La piccola bega si appianò subito; i lavori continuarono di buona lena e il 9 maggio del 1820 il conte Vitaliano concordò col Canonica per «scaglioni, colonne e colonnette e pel rastrello [= cancello]».[20]

Il giorno seguente (si era dunque al 10 maggio) il Polli scriveva ancora al conte Vitaliano per manifestare la propria solerzia: «M’immagino che vostra Eccellenza sia stata informata personalmente dal d. architetto Canonica delle operazioni da lui fatte per il porto, ed io starò in attenzione dei definitivi di lui comandi, intanto vado facendo lavorare la bevola per il pavimento del ripiano [del porto]».[21]

I lavori continuarono per tutto il 1820; nel dicembre di quell’anno lo scalpellino tagliando le lastre per il porto; nel successivo marzo 1821 s’iniziava a «mettere in opera i sassi alle due facciate laterali» della scalinata del porto. Quando fu annunciata la visita del cardinale (probabilmente da individuarsi nel vescovo di Novara cardinal Morozzo Della Rocca), all’Isola Bella a mezzo del mese di maggio del 1821,[22] il porto doveva essere terminato, poiché fu possibile far passare l’alto prelato sotto un un arco trionfale collocato sulla scalinata del porto isolano.

Per quanto ridotti – sia nei tempi, sia nelle opere e nell’importanza – gli interventi progettuali del Canonica per la famiglia Borromeo furono improntati ad una linearità di forme e di volumi congiunte ad una armonia compositiva di marca neoclassica, che marcano tutt’oggi (nel caso del porto, benché parzialmente) la fisionomia dell’ambiente. L’architetto ticinese seppe infatti operare tenendo in considerazione l’aspetto urbanistico, auspicando l’integrazione del manufatto nel contesto in cui sorgeva ed incideva, in modo da creare un tutt’uno di suggestione ed equilibrio.

Purtroppo i progetti del Canonica (di cui si trovano qualche disegno e tracce d’appunti nei fondi dell’Archivio Borromeo) per l’Isola Bella e le Scuderie borromee di Carciano non andarono a buon fine. L’ampliamento delle Scuderie non fu eseguito; quanto auspicato dall’architetto nel 1820 e nei primi del Novecento fu addirittura messo in opera, al suo posto, uno sgraziato avancorpo con tetti “a shed” che nulla hanno a che spartire col progetto del Canonica, e rendono difficile la leggibilità del progetto Zanoia. Destino poi volle che pure il porto, che l’architetto ticinese intese ornato con colonne e colonnette lungo i fianchi della scalinata, al fine di sottolinearne la monumentalità, rimanesse così per poco tempo. Solo dopo quattro decenni circa dalla conclusione dei lavori, infatti, venivano tolte le colonne, per lasciare spazio ad altre scalinate e rendere maggiormente efficiente lo sbarco.[23]

L’opera del Canonica all’Isola Bella e a Carciano, seppur episodica, minore, e circoscritta per importanza, fu tuttavia di un certo rilievo nella storia architettonica del palazzo Borromeo; piace poi pensare che anche attraverso questi piccoli contributi vennero suggerimenti ed esempi di arte neoclassica a cui gli architetti e le maestranze locali poterono ispirarsi per le proprie costruzioni e realizzazioni ottocentesche sulle sponde del Verbano piemontese; Luigi Canonica è infine l’ennesimo tra gli architetti che hanno visitato e lasciato la propria traccia nelle dimore dei Borromeo, quasi che fosse motivo di prestigio per l’uno, lavorare per gli altri, e per gli altri, avvalersi dei servigi dell’uno.

 



[1] Discorsi letti nella Reale accademia delle Belle Arti di Milano in occasione della pubblica distribuzione de’ premi 1807, Milano 1807, p. 48; si vedano anche i Discorsi pubblicati negli anni 1808, 1809, 1810, 1811, ecc.

[2] Atti della Cesarea Regia Accademia delle Belle Arti in Milano: discorsi letti nella grande aula del Regio Cesareo Palazzo delle Scienze e delle Arti in Milano 1818, Milano 1818, p. 46; si vedano anche gli Atti pubblicati negli anni 1819-1822, e oltre.

[3] V. Cirio, Giuseppe Zanoja architetto in L.Cerutti-V. Cirio-L. Naj, Carmi e Compasso. Giuseppe Zanoja abate, letterato e architetto (1752-1817), Novara 2006, pp. 43-57.

[4] Archivio Borromeo Isola Bella (in avanti: ABIB), fondi: Stabili, Carciano e Stabili, Stresa, Scuderia.

[5] Ibidem.

[6] ABIB, Stabili nei Luoghi, Isola Bella, Agenzia di Isola Bella, Copialettere, Anni 1818-1819-1820-1821.

[7] Ibidem.

[8] Ibidem.

[9]ABIB, Stabili, Carciano e Stabili, Stresa, Scuderia.

[10] Ibidem.

[11] Ibidem.

[12] ABIB, Stabili, Carciano e Stabili, Stresa, Scuderia.

[13] Ibidem.

[14]ABIB, Stabili nei Luoghi, Isola Bella, Agenzia di Isola Bella, Copialettere, Anni 1818-1819-1820-1821.

[15] Ibidem.

[16] Ibidem.

[17] Ibidem.

[18] Ibidem.

[19] Ibidem.

[20] ABIB, Stabili nei Luoghi, Isola Bella, Fabbriche e Riparazioni, 1771-1867. L. Pagani, La villa Borromeo all’Isola Bella: Storia e Architettura, tesi di laurea. Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 1970-1971.

[21] ABIB, Stabili nei Luoghi, Isola Bella, Agenzia di Isola Bella, Copialettere, Anni 1818-1819-1820-1821.

[22] Ibidem.

[23] L. Pagani, La villa Borromeo…, cit., p. 192.


A Cura di:
   [Valerio Cirio]
   [Carlo Alessandro Pisoni]

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