È questa una delle più antiche e nobili
1 di Pallanza. Sembra che abbia tratto la sua origine dal borgo
Appiano in quel di Como, dal quale ebbe il proprio cognome. Sono noti per le storie del Corio un
Guglielmo d`Appiano, fiorito nel secolo XIII, ed un
Minolo parimente
d`Appiano, fiorito nel seguente. Questo seconda insieme con altri due benemeriti cittadini diede principio nel 1361 alla Chiesa di S. Maria e di S. Giovanni Battista fuori di Porta Nuova in Milano.
2 Questa famiglia secondo il Morigia si sarebbe resa illustre eziandio per lo splendore della santità, che rifulse in alcuni membri della medesima.
3
In qual tempo un ramo di essa siasi trasferito da Appiano o da Milano in Pallanza, non ho potuto accertare. Il più antico che io quivi conosca è un
Cristoforo di Appiano ricordato in un istrumento di retrovendita, che facevasi dalla Comunità di Pallanza ad un certo Rossi pure di Pallanza il 17 agosto 1483
in apotheca, così si legge, domus habitationis Domini Gabrielis f.q. (legge
filii quondam) Domini Christophori de Appiano aromatarii ex Pallantia.
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Questa famiglia poi venne col processo del tempo a suddividersi anche in Pallanza in più rami, che ora non possiamo più accuratamente distinguere. Essi vennero da ultimo ad estinguersi tutti al principio di questo secolo. Tra i benemeriti della patria, che di essa fiorirono secondo l’ordine cronologico merita di essere ricordato in primo luogo un
Girolamo Appiani.
Sembra che questi sia vissuto lungo tempo in Milano, dove ebbe anche a sostenere I`officio di ostiario del Senato: officio, che allora era tenuto in qualche considerazione. Uomo dedito agli esercizii di pietà bramò ed ottenne di essere ascritto al terz`ordine di S. Francesco. Per attendere poi in modo di maggiore soddisfazione per lui alle opere di sua divozione si ritirò, a quanto pare, negli ultimi anni della sua vita in patria, verso la quale manifestò sempre un`affetto particolare.
Era di que` giorni parrocchiale del borgo di Pallanza la Chiesa di S. Leonardo, sostituita, come altrove ho narrato, a quella antichissima di S. Remigio. In conseguenza di tale sostituzione questa seconda era rimasta da molto tempo in abbandono. Dolente oltre modo l`Appiani, che un luogo di tante e venerato memorie fosse così negletto pensò di edificare presso di essa una piccola casa per abitazione di un eremita, che ne dovesse aver cura, e cominciò egli stesso il primo a darne l’esempio trasferendosi guardiano e custode della medesima. Questo locale esiste tuttora ed una lapide infissa nel muro e sormontata da un busto marmoreo ci allega il fatto colla seguente epigrafe:
D • O • M
MONUMENTUM • HOC • AD • PIETATEM
EXCITANDAM • HIERONIMUS • APPLANUS
B • ORDINIS • SENATUS • MEDIOLANENSIS • HOSTIARIUS
SIBI • AC • UNIVERSIS • BENEMERENTIBUS
VIVENS • POSUIT • KAL • MAII • MDXCI
FALLUNTUR • QUI • SECUS
La conclusione di questa epigrafe; ci rivela tutto intero l’animo suo. Visse ancora parecchi anni, e morendo desiderò di avere il suo sepolcro in quella medesima Chiesa, alla quale, non meno che a quella di S. Leonardo, legava nel suo testamento del 18 ottobre 1605 una buona parte dalle sue sostanze. Nel mezzo della detta Chiesa di S. Remigio esiste ancora il suo tumulo, sopra il quale è una lapide marmorea mirabilmente lavorata, e dentro il quale probabilmente ancora riposano le suo ceneri.
Al principio del secolo XVII finalmente si erigeva collo debite forme, e previa, questa volta,
5 l`approvazione di Roma, con bolla di papa Paolo V del 10 dicembre 1614, la Chiesa di S. Leonardo in insigne Collegiata colla nomina di un prevosto, unica dignità di esso Capitolo, e quattro canonici aventi insieme col prevosto la cura d’anime.
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Avvenne questo l`anno 1616 per opera del cren. G.B. Savino vic. gen. della diocesi di Novara delegato apostolico. A questa erezione concorse un
Luigi Appiani, rinunciando, anche quale erede del sacerdote Romerio Crivelli, al patronato della cappellania della Concezione stabilita nella Chiesa di S. Caterina, ora S. Giuseppe.
Primo prevosto
7 di questa Collegiata fu il rettore della stessa Chiesa
Nicolò Appiani, dottore in ambe le leggi e protonotario apostolico del numero de` partecipanti, uomo già tenuto in gran conto e dal ven. Bescapè e dal suo successore il cardinale di S. Eusebio, e assai stimato pera sua dottrina e pietà.
8
Altro di questa famiglia, benemerito della patria, fu il causidico
Francesco Appiani. Aveva la comunità di Pallanza deliberato in occasione della grave pestilenza, dalla quale fu travagliata nel 1610, tra lo altre opere pie di erigere un oratorio in onore di S. Sebastiano martire, e ne aveva anche ottenuta la concessione dalla Curia di Novara con decreto del 25 febbraio 1631. Ma cessato il flagello quella deliberazione non si mandava tosto ad effetto, sicché l` oratorio non ebbe il suo incominciamento, che molti anni appresso, e non fu appieno compiuto che circa un secolo dopo, cioè nel 1734, come appare dalla iscrizione, che fu collocata sopra la porta principale di esso, e che tuttora si legge:
D • O • M
TEMPLUM • HOC
IN • HONOREM • S • SEBASTIANI • MARTYRIS
COMMUNI • MUNICIPUM • VOTO • SUMPTU • AMORE
CONSTRUCTUM • EXPLETUM • ORNATUM
REGIA • COMUNITAS • PALLANTIAE
DICAVIT
VII • ID • NOVEMB • MDCCXXXIV
Pertanto il suddetto Appiani per animare il municipio di Pallanza a dare l`ultimo suo compimento a questo magnifico oratorio determinò di fondare in esso un benefizio sotto l`invocazione de` SS. Sebastiano, Gabrio e Valeria riservandone il patronato alla propria famiglia. Ma prevenuto dalla morte questa sua volontà fu eseguita da donna Valeria Testi, contessa di Valenza, sua moglie, come appare dall`istrumento del 12 settembre 1699, colla condizione ch’esso benefizio fosse frattanto e sino al totale compimento di esso oratorio, stabilito in S. Stefano: condizione che venne anche tosto adempita.
9 Questo benefizio però, colpa le calamitose vicende de`secoli scorsi, è ora totalmente scomparso.
Ultimo di questa famiglia in Pallanza fu il benemerito
Bartolomeo Appiani, il quale lasciava morendo la sua ampia casa, posta nella contrada detta la
Ruga, con altri beni stabilì per la fondazione di un canonicato (l’undecimo ed ultimo della Collegiata) col titolo di patronato attivo alla civica amministrazione, coll`onere di due sole messe alla settimana, rimanendo però usufruttuaria della sua sostanza la propria cognata Barbara Gasparoli, vedova Appiani, dopo la cui morte la eletta prebenda ebbe la sua canonica istituzione l`anno 1825.
1 Della sua nobiltà si hanno pel caso nostro più argomenti: basterà ora ricordarne uno. Il vicario generale della Diocesi di Novara, Rostagni, nel decreto emesso l`anno 1722 a favore del Capitolo di Pallanza nella questione allora vertente tra il detto Capitolo e la Confraternita del SS. Nome di Gesù, narra ch`esso fu dato
ex aedibus fratrum NOBILIUM de Applanis. Altri ne vedremo qui appresso.
2 Si veggano le sue storie al vol. 1, pag. 631, dell`edizione di Milano, 1855, e Vol. Il, pag. 212.
3 Il Morigia (
Historia di Milano, pag. 170 e 172) ricorda tra gli altri di questa famiglia un beato
Bartolomeo degli Apiani ed un Beato
Costanzo Appiano, il quale secondo fu Canonico Lateranense, ed autore di varie Opere registrate dall`Argelati.
4 Questo
Cristoforo d`Appiano non deve essere confuso con un altro di simil nome, che visse molto più tardi e ch`è ricordato da una lapide posta sulla sua tomba nella Chiesa di S. Leonardo, sopra la quale si legge questa iscrizione:
D • O • M
CHRISTOPHORUS • APPLANUS
OCTAVIANI • VIANI • PRONEPOS
SIBI • POSTERISQUE
RESTAURAVIT
Non mi venne fatto di trovar notizie positive di questo Cristoforo. Credo tuttavia di non andar lontano dal vero supponendolo quel Cristoforo che esercitava verso la fine del secolo XVII l`arte notarile. Tra gli strumenti da lui rogati ne ho visto uno che porta la data del 3 aprile 1699. Certa cosa è che nominandosi egli stesso pronipote del celebre Ottaviano Viani fiorito nel secolo precedente, come vedremo, l`età vi corrisponde pienamente.
5 Dico
questa volta, perché la prima erezione era stata fatta dal ven. Bescapè l`anno 1597, trasferendo il Capitolo dell`Isola di S. Angelo in S. Leonardo. Era allora prevosto Giovanni Giuliani, dottore in ambe le leggi, e coadiutori i canonici Francesco Bianchini, Giacomo Cadolini, Cesare Pizzoli e Antonio Arlini, precedentemente vicecurato di questa chiesa. Ma essendosi trascurato dai procuratori a ciò deputati di ottenere la sanzione della santa Sede, questa erezione della chiesa di S. Leonardo in collegiata non fu riconosciuta dalla curia di Novara, la quale anzi con suo decreto dell`11 agosto 1611 I`annullò. Interessando però molto a quei di Pallanza di avere un tanto onore per la loro Chiesa, si ricorse a Roma. e così si potè in piena regola ristabilire il detto Capitolo, come di sopra ho narrato.
6 Agli antichi canonicati aventi cura d`anime altri posteriormente furono aggiunti dalla pietà di alcuni benefattori sino al numero di undici, come sarà detto più avanti, ma esenti dalla detta cura. Al presente però i canonici con cura d`anime, col titolo di coadiutori, sono ridotti a due soli.
7 Offro qui intera la serie di questi prevosti secondo l`ordine della loro succesione, sebbene di alcuni non abbia potuto trovare l`anno della loro elezione o della loro morte:
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1. Niccolò Appiani al principio del secolo XVII.
2. Giovanni Raimondi.
3. Giovanni Francesco Viani.
4. Giovanni Battista Innocenti.
5. Carlo Cesare Pizzoli.
6. Matteo Cadolini.
7. Giovanni Battista Ridoni dal 1747.
8. Bernardino Fontana.
9. Giorgio Mazzola.
10. Bernardino Morandi.
11. Luigi Della Torre.
12. Croppi Giovanni dal 1815.
13. Giacomo Minazzoli dall`agosto del 1847.
11. Ferdinando Bertoloni dal maggio 1858.
13. Paolo Bardelli, attuale prevosto dal 1868.
|
8 Nei
Cenni sopra citati si legge che uno zio paterno di questo prevosto fu medico celeberrimo , ma non vi è indicato il nome, e nulla quindi ho potuto sapere di lui. Ivi similmente si fa menzione di un Antonio Appiani, dottore in legge fiorito nel secolo XVI, e registrato dal Cotta nel
Museo Novarese sotto il n. 851 tra quelli, che si segnalarono nelle lettere, ed encomiato dal Baldino nel suo
Lusus pubblicato nel 1586 a pag. 111. Né anco di questo altra memoria mi venne fatto di avere. – Delle controversie poi che il prevosto Appiani ebbe col parroco Stefano Caccianini parleremo più sotto, dove sarà discorso di questo secondo.
9 Primo ad essere investito di questo benefizio dopo il compimento del detto oratorio fu il chierico
Carlo Appiani della stessa famiglia del fondatore. N`ebbe la canonica istituzione il giorno 8 agosto dell`anno 1735. – Si ammira poi in questo oratorio un quadro rappresentante S. Andrea Avellino, pregiato lavoro del pittore Giussani, che lasciò dietro il medesimo il proprio nome colle parole: Glussianus pinxit a. 1740.
- Autore:
- [Vincenzo De Vit]
- A Cura di:
- [Francesco Malingamba]
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